Mad Max Saga: una Furiosa serie di film post-apocalittici

La saga di Mad Max di George Miller ha cambiato la storia del cinema, non solo australiano, e ha influenzato la cultura pop mondiale. Ecco tutti i film del ciclo.

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Mad Max Saga: una Furiosa serie di film post-apocalittici

La saga di Mad Max e la reinvenzione del cinema di fantascienza

Negli anni Settanta, il cinema di fantascienza è cambiato in modo radicale.
In questo periodo, gli effetti visivi realizzati con l’ausilio dei computer iniziano a diffondersi nel mondo dell’industria cinematografica (per esempio, la Industrial Light & Magic di George Lucas viene fondata nel 1975).
Un uso innovativo del sonoro e l’attenta composizione delle colonne sonore scalzano l’ampio uso di effetti elettronici intesi come incontrovertibili elementi avveniristici tipico del cinema di genere degli anni precedenti.
A Hollywood, le modalità di produzione, distribuzione e promozione dei nuovi film stanno cambiando.
Il merchandising inizia ad affermarsi come una voce importante degli investimenti delle produzioni cinematografiche.

In Australia, tra la fine del decennio e i primi anni Ottanta, un film a basso costo ambientato in un futuro apocalittico, girato nel deserto australiano e diretto da un regista (e medico di pronto soccorso) esordiente nel lungometraggio diventa la prima produzione indipendente a sfruttare la nuova moda statunitense delle saghe cinematografiche [1].
È il 1979. Il regista è George Miller e il film che ha contribuito a cambiare la storia del cinema di fantascienza e d’azione, non solo australiano, è INTERCEPTOR (Mad Max), con l’allora sconosciuto Mel Gibson nel ruolo di Max Rockatansky.
Il film di Miller è il primo titolo di una saga cinematografica epica che, come vi raccontiamo su NientePopcorn.it, in poco tempo, ha influenzato l’immaginario mondiale e ha appassionato milioni di spettatori di tutte le età. Valhalla!

Mad Max e il cinema australiano: la rilettura dei temi tradizionali

Verso la metà degli anni Settanta del Novecento, il cinema australiano comincia a farsi notare anche all’estero.
PICNIC AD HANGING ROCK di Peter Weir (Picnic at Hanging Rock, 1975) è il film che porta l’attenzione mondiale a concentrarsi su una realtà artistica che si è consolidata a partire dal 1896, ma che è rimasta pressoché circoscritta ai confini nazionali.
In quel momento storico, l’industria cinematografica australiana rispecchia il Paese.

L’Australia è una ex colonia britannica, un Paese multiculturale incline ad assorbire tendenze vicine e lontane. Così, è anche il cinema australiano, perlomeno fino alla metà degli anni Ottanta [2].
In questo periodo, il cinema di Hollywood è il principale modello produttivo a cui guardare. Negli Stati Uniti, le saghe cinematografiche si stanno affermando con successo.
George Lucas ha lanciato Star Wars (1977). Francis Ford Coppola è salito sul tetto del mondo con i primi due film della saga di IL PADRINO (1972, 1974). Steven Spielberg ha inventato il blockbuster estivo con LO SQUALO (Jaws, 1975), primo e inarrivabile film di una quadrilogia, e si prepara a partorire il ciclo di Indiana Jones. Nel 1979, Ridley Scott porta l’horror nello spazio con il primo capitolo della saga di Alien.

Forse, negli intenti dell’allora trentacinquenne regista australiano George Miller, non c’è ancora quello di dare vita a un ciclo cinematografico. Però, in lui, c’è il desiderio di trasformare gli elementi tipici dei vecchi film australiani in fattori fondamentali del suo primo lungometraggio.
L’Australia è un territorio molto vasto che solo in apparenza è simile al West americano. I coloni liberi che vi si stabilirono a partire dalla fine del XVIII secolo fecero i conti non solo con l’asprezza del paesaggio e condizioni di vita incredibilmente dure, ma anche con l’isolamento ai confini del mondo e un profondo senso di solitudine.
Il paesaggio, molto presente nei film australiani classici,  è “quasi un personaggio a sé, sullo sfondo del quale l’individuo vede compiersi il proprio destino” [3].
Al volgere del decennio, George Miller prova ad aggiornare la figura dell’eroe duro e solitario e il tema dell’incontro-scontro (con la nuova terra e la cultura aborigena) tipici del cinema australiano classico, e introduce alcuni elementi narrativi tipici del cinema metropolitano americano del periodo.
Dal punto di vista fisico, l’ampio territorio desertico australiano, l’outback, è il perfetto contraltare delle metropoli statunitensi. Eppure (e, forse, proprio per questo), è il luogo ideale dove mettere in scena un’avventura distopica, caratterizzata da una serie di scorribande su incredibili mezzi a motore, lotte fra spaventose bande armate e un protagonista che deve dimenticare per sempre la civiltà, per scendere a patti con una nuova legge della violenza.
Nasce Max Rockatansky. Nasce la saga di Mad Max.

L’uscita di Mad Max e la paura del futuro nei film di fantascienza

Intorno agli anni Settanta, la rappresentazione del futuro non riesce a più a dare credito all’immaginario elegiaco alimentato dall’epica letteraria e cinematografica della frontiera del West americano. In generale, il genere western tradizionale viene considerato una celebrazione dell’avvento del capitalismo americano e, quindi, dell’alienazione dell’individuo.
Con un leggero anticipo sui tempi, film pur diversi fra loro come IL MOSTRO DEL PIANETA PERDUTO di Roger Corman (Day the World Ended, 1955) e IL PIANETA DELLE SCIMMIE di Franklin J. Schaffner (Planet of the Apes, 1968), sviluppano il tema della paura del futuro.
Altre produzioni cinematografiche proiettano in un futuro remoto la possibile origine di una riscrittura della società e del mondo.
In questo contesto, il pericolo atomico, lo sviluppo industriale e tecnologico e le derive liberticide alimentano alcuni sottofiloni del cinema di fantascienza e azione, come l’exploitation e quello dei “neobarbari”, in cui viene messa in scena una sorta di nostalgia tribale per un mondo primitivo, tutto da scrivere.
È in questo contesto che “Mad Max azzera i segni denotativi del territorio per riscoprire la vertigine vuota di un mondo che deve essere ripopolato di segni” [4].
Nell’immaginario di Miller, il mondo così come lo conosciamo è arrivato alla fine. Quindi, non si può fare altro se non ricominciare dalla distruzione totale.

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  • Interceptor
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    La trama di “Interceptor” (Mad Max, 1979): la fine della civiltà

    In un futuro molto prossimo, la civiltà contemporanea è vicina al collasso.
    Le riserve energetiche scarseggiano. Le strade che attraversano il deserto sono territorio di caccia di feroci criminali senza scrupoli.
    Una squadra speciale della polizia federale, la Main Force Patrol (MFP), fatica a mantenere l’ordine.
    L’agente scelto Max Rockatansky (Mel Gibson) sta inseguendo Nightrider (Vincent Gil), un teppista che ha rubato un potente mezzo della polizia, una V8 Interceptor.
    Nightirder muore in un incidente e, ora, la sua banda di motociclisti, guidata da Toecutter (Hugh Keays-Byrne), grida vendetta. Dilagano saccheggi, stupri, distruzione. La polizia è inerme.
    Max decide di portare al sicuro il figlioletto Sprog e la moglie Jessie (Joanne Samuel). La banda di Toecutter li trova e li uccide, cane compreso. Max si salva, ma impazzisce di dolore.
    Alla guida di una Interceptor rubata e potenziata, Mad Max si mette sulle tracce dei motociclisti, pronto a uccidere, mentre l’apocalisse nucleare sembra alle porte.

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“Mad Max – Interceptor”, il più grande b-movie australiano

Per creare il mondo infernale e senza legge di INTERCEPTOR, il primo film della saga di Mad Max, George Miller non ha fatto altro che pensare ai luoghi in cui è cresciuto.
Secondo una descrizione fornita dal regista, il Queensland rurale della sua infanzia era così: “Strade assolutamente pianeggianti. Terreno argilloso. Foschia generata dal caldo. Terra bruciata. E una radicata passione per le automobili. (…) Non c’erano limiti di velocità.” [5].
Da adulto, come medico impiegato in un pronto soccorso, Miller ha assistito a ogni genere di incidente in cui erano state coinvolte automobili e motociclette.
Insieme alle speculazioni sul cinema iperviolento contenute nel cortometraggio documentario VIOLENCE IN THE CINEMA, PART 1 (1971) che Miller aveva girato con l’amico Byron Kennedy (co-sceneggiatore di INTERCEPTOR, con Miller e James McCausland), tutti questi elementi sono entrati a far parte dei film di Mad Max. “In particolare, del primo” [6].
All’origine dell’abuse movie [7] di Miller, c’era il desiderio di girare un film senza dialoghi, con un montaggio d’azione, cinetico, simile a quello di un film muto di Buster Keaton o Harold Lloyd. “Quel tipo di film per cui Hitchcock avrebbe detto: ‘In Giappone, non avranno bisogno di leggere i sottotitoli'” [8].

Il primo Mad Max fu un film a basso budget. La critica cinematografica lo ha definito il più grande b-movie australiano [9].
Per contenere le spese, per il ruolo del protagonista, Miller si affidò a un attore australiano (e non americano, come desiderava all’inizio, per garantire visibilità al film anche all’estero). Dopo molti e infruttuosi provini, la sua scelta cadde su un giovane e sconosciuto Mel Gibson, diplomato al NIDA (National Institute of Dramatic Art).
Tutte le risorse economiche vennero spremute fino all’osso. “Dovevamo ripulire le strade, dopo aver girato la scena di un incidente. Lo facevamo Byron [Kennedy] e io, di notte. (…) Il film è stato montato in un appartamento preso in prestito da un amico. [Byron] avrebbe montato il suono in salotto e io mi sarei occupato delle immagini in cucina” [10].
La produzione richiese meno di 400000 dollari, ma i fondi furono trovati con molta difficoltà e solo grazie all’aiuto di amici e parenti (“Ci volle più tempo a raccogliere i soldi che a realizzare il film” [11]). Quando il primo Mad Max fu distribuito nei cinema australiani, guadagnò più di otto milioni e mezzo di dollari (ma, a causa della violenza che metteva in scena, non venne distribuito in Svezia e, fino al 1983, in Nuova Zelanda).
In Giappone, piacque, anche perché ricordava le storie sui samurai e certi film di Kurosawa Akira. I francesi lo definirono un western su ruote. Nei Paesi scandinavi, si parlava di Mad Max come di un vichingo. Miller cominciò a capire che il suo film stava entrando a far parte di una mitologia universale [12].

INTERCEPTOR può essere considerato un film sperimentale, innovativo, un genere di produzione che, fino a quel momento, in Australia, non era stata mai realizzata.
Miller ha dichiarato: “Chiudevamo le strade, senza permesso. A quei tempi, non c’era nessuna legge che autorizzasse a guidare un’automobile e a distruggerla in mezzo alla strada. Nessuno aveva mai fatto film del genere. Quindi, non c’era nessuno da cui andare, per ottenere un permesso” [13].
Le cose cambiarono, durante la realizzazione di Mad Max 2.

  • Interceptor, il guerriero della strada
    7.2/10 134 voti
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    La trama di “Interceptor – Il guerriero della strada” (Mad Max 2, 1981): un mondo senza legge

    Nel secondo film della saga di Mad Max, il destino dell’umanità si è compiuto.
    Non esistono più legge, né ordine. Il carburante per auto e moto è un bene molto prezioso e ambìto, è l’unica merce di scambio, per cui si è disposti a uccidere senza pietà.
    Sempre interpretato da Mel Gibson, Max Rockatansky viaggia attraverso il deserto e sfugge a bande di barbari motociclisti, a bordo della sua Interceptor truccata, in compagnia di un cane e un fucile a canne mozze.
    Durante una delle sue fughe rocambolesche, Mad Max si imbatte nella Tribù del Nord comandata da Pappagallo (Michael Preston) e nel clan di predoni di Lord Humungus (Kjell Nilsson) e trova due improbabili alleati in Capitan Gyro (Bruce Spence), alla guida di un autogiro, e nel giovane e selvaggio Kid (Emil Minty), abile nel lanciare un boomerang metallico.

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Mad Max 2 e il mito dell’eroe

Mad Max 2 è stato diverso. Il problema non era più il budget. Il cambiamento più grande era avvenuto nella mia testa. Il primo Mad Max mi aveva abbattuto. Secondo me, il film non avrebbe dovuto essere distribuito. Per me, è un mistero il fatto che il film funzioni ancora. Ne vedo solo i difetti”. Parola di George Miller [14].
Una maggiore disponibilità economica (il film venne pubblicizzato negli Stati Uniti come il più costoso mai realizzato in Australia [15] ) e l’autocritica cambiarono in modo radicale il modo in cui Miller continuò a sviluppare il progetto Mad Max. A quel punto, il Dottor George sentiva che avrebbe potuto provare a fare qualsiasi cosa. “Penso che ogni film che fai sia una specie di prova generale per il successivo” [16].

IL GUERRIERO DELLA STRADA è un “film sportivo in versione fantascientifica” [17], che si inscrive in quel sottogenere di fumetti e cinema a cui, per esempio, appartengono le strisce di Flash Gordon create da Alex Raymond e 1997: FUGA DA NEW YORK diretto da John Carpenter (Escape From New York, 1981).
Come il personaggio di Jena Plissken, Mad Max è un eroe provvisto di prontezza, forza fisica e doti atletiche ed è protagonista di combattimenti, esplosioni, incredibili scene d’azione e coreografie spettacolari.
La velocità folle – che era già stata protagonista di INTERCEPTOR – scrive nuove regole per il genere, e un’angoscia del vuoto ancora più marcata e determinata da uno spazio d’azione potenzialmente immenso eppure circoscritto e limitante come quello del deserto, precorre gli ambienti conclusi tipici dei videogiochi che, all’epoca, iniziavano a diffondersi in fretta nel mondo reale.

Per Miller, IL GUERRIERO DELLA STRADA è stato un film che lo ha provato molto, dal punto di vista fisico, ma che apprezza molto di più, rispetto al primo capitolo della Mad Max Saga. Alla fine della produzione, si sentì come se avesse realizzato “qualcosa di molto più vicino al film che avevo nella mia testa, rispetto a INTERCEPTOR” [18].
Nel frattempo, anche Mad Max era cambiato ed era diventato una specie di piccola figura mitologica australiana, un eroe alla maniera di Joseph Campbell [19].
E le sue avventure non erano ancora finite.

  • Mad Max oltre la sfera del tuono
    6.3/10 123 voti
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    La trama di “Mad Max – Oltre la sfera del tuono” (Mad Max Beyond Thunderdome, 1985): una nuova civiltà

    La guerra nucleare si è compiuta. In modo rocambolesco, l’errante Mad Max, ancora interpretato da Mel Gibson, arriva a Bartertown, una violenta città in mezzo al deserto dominata dalla regina Aunt Entity (Tina Turner).
    Qui, le liti vengono risolte grazie a combattimenti senza esclusione di colpi nel Thunderdome (in italiano, “sfera del tuono”), un’arena costruita per cruente lotte armate, uno contro uno. “Due combattono, uno vive”.
    Quando Max viene accusato di aver infranto un accordo stretto con la regina (“Rotto il patto, decide la ruota”), viene mandato in esilio nel Gulag, fra le sabbie mobili del deserto.
    La sua fine sembra ormai certa, ma Mad Max viene salvato da una tribù di ragazzini selvaggi alla ricerca della “Città del domani”.

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Mad Max 3 e la genesi di un mondo nuovo

Quando arrivò al terzo capitolo (il primo a cui non poté collaborare Byron Kennedy, morto nel 1983), la saga di Mad Max era diventata un fenomeno mondiale.
“Arrivati alla terza storia, volevamo spingerla in una direzione diversa”, ricorda Miller. Ma la morte di Kennedy, a cui era molto legato (“Eravamo come fratelli-registi”) frenò Miller: “Avevo la storia. (…) Ero riluttante a proseguire” [20].
Mentre era impegnato a superare le difficoltà personali legate alla scomparsa dell’amico ed era la lavoro su vari set, Miller cominciò a collaborare con George Ogilvie. I due si ritrovarono a dirigere insieme Mad Max 3.
In questo film, si intravede una fiammella di speranza: forse, un’altra generazione di umani sarà capace di dare vita a un nuovo mondo. E, se ciò accadrà, il mito di Mad Max – salvatore accompagnerà la genesi di una nuova civiltà.

In riferimento ai primi tre film della saga, OLTRE LA SFERA DEL TUONO è il titolo a cui Miller si è dichiarato più affezionato [21], anche se, una parte di critica e pubblico, lo considera il lungometraggio più debole del gruppo, quello meno crudo, solido e coeso nelle intenzioni. “Abbiamo parlato di due o tre mondi diversi, cercando di destreggiarci fra tutte queste cose”, ha affermato Miller [22].
A lungo, il finale aperto di Mad Max 3 non sembrava essere sufficiente a giustificare un ritorno sugli schermi di Rockatansky.
Ma, nel periodo in cui si è dedicato alla regia di film ben diversi da quelli della Mad Max Saga, come BABE VA IN CITTÀ (Babe, Pig in the City, 1998) e il musical animato HAPPY FEET (2006) con i pinguini ballerini, il Dottor George Miller non ha mai smesso di pensare a mettere in scena una nuova avventura di Mad Max.
Per anni, più o meno a partire dal 1998, Miller ha progettato Mad Max 4, FURY ROAD.

  • Mad Max: Fury Road
    7.6/10 562 voti
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    La trama di “Mad Max: Fury Road” (2015): Max e Furiosa

    Alla guida della fidata Interceptor, Mad Max (Tom Hardy) vaga per il deserto e viene catturato dai Figli di Guerra, una violenta banda motorizzata capeggiata dal mostruoso Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne, che aveva già interpretato Toecutter, in IL GUERRIERO DELLA STRADA), un dittatore che ha il suo quartier generale nella Cittadella, una città in mezzo alle desertiche Terre Desolate (Wasteland) da cui controlla le poche e preziose riserve di acqua.
    Fatto prigioniero, Max viene usato come donatore di sangue universale. L’uomo viene sottoposto a continui salassi, per sostentare i fisici degli uomini di Immortan Joe deperiti dalle tare genetiche.
    Mentre è nel deserto, legato a un mezzo lanciato in una folle corsa guidato dal Figlio di Guerra Nux (Nicholas Hoult), Max si imbatte nell’Imperatrice Furiosa (Charlize Theron), una impavida donna con un braccio meccanico che, alla guida di una blindocisterna, con uno stratagemma, è riuscita a far evadere dalla Cittadella le Cinque Mogli di Immortan Joe, donne giovani e fertili in grado di dare vita a una discendenza sana.

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Lo spettacolare e realistico Fury Road

La realizzazione di FURY ROAD, il quarto film della Mad Max Saga, è stata posticipata per molto tempo.
Per vari anni, beghe sui diritti, problemi finanziari, una situazione politica e di sicurezza internazionale instabile e alcune incertezze di Miller (a un certo punto, il regista pensò di farne un film di animazione in computer graphic) hanno reso impossibile proseguire la saga cinematografica di Mad Max.
Finché, a un certo punto, all’alba degli anni Dieci, Miller ha reso noto che le riprese del nuovo film sarebbero cominciate all’inizio del 2011 e che avrebbe realizzato ben due nuovi capitoli di Mad Max: FURY ROAD e FURIOSA.

A quel punto erano trascorsi più di trent’anni dal primo Mad Max (e, nel frattempo, Mel Gibson era invecchiato e non poteva più essere credibile come versione giovane di Max, contemporanea a quella della prima trilogia).
In che modo la saga distopica post-apocalittica che era diventata un cult in tutto il mondo avrebbe potuto rinnovarsi, senza risolversi in un semplice revival?

Miller ha deciso di incentrare la sceneggiatura su una banda di violenti predoni che non combatte più per il petrolio o altri beni materiali, ma per il controllo di esseri umani.
E, nelle spettacolari scene d’azione di Mad Max 4, Miller ha voluto usare il meno possibile gli strumenti digitali e il green screen, per affidarsi ancora a effetti speciali, mezzi meccanici e a motore, acrobazie e stuntmen, nella miglior tradizione spettacolare e realistica di Mad Max.
Per Miller, lavorare sul set di FURY ROAD (spostato nel deserto della Namibia, dopo che, a seguito di alcuni eventi climatici, l’outback australiano di Broken Hill usato in precedenza era diventato una rigogliosa area verde) è stato come “tornare nella tua vecchia città natale e rivederla, dopo che tu sei cambiato e che il mondo è cambiato” [23].

La trama di Mad Max 4 è lineare e complessa, allo stesso tempo.
È un film d’azione che parla ancora di disumanità e vuoto e di crisi energetica e climatica, ma sfrutta con consapevolezza e senza retorica i semi di speranza lanciati con OLTRE LA SFERA DEL TUONO, esalta potenti figure femminili e fa fare agli action movie con pazzeschi inseguimenti automobilistici un balzo in avanti, per narrativa e tecnica di realizzazione.
Dopo un’anteprima al Chinese Theatre di Los Angeles, FURY ROAD è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2015.
Nel 2016, il film di Miller è stato candidato a dieci premi Oscar (tra cui, film e regia) e ne ha vinto sei: montaggio (curato da Margaret Sixel, moglie di Miller), costumi, trucco e acconciature, missaggio sonoro, montaggio sonoro e scenografia.
Il quinto film della saga, FURIOSA, non intende essere da meno.

  • Furiosa: A Mad Max Saga
    7.4/10 23 voti
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    La trama di “Furiosa: A Mad Max Saga” (2024): nei cinema, dal 23 maggio 2024

    Il film si svolge qualche anno prima, rispetto a quanto viene raccontato in FURY ROAD.
    Furiosa è una bambina che cresce nel Luogo Verde delle Molte Madri, in un mondo post-apocalittico.
    Dopo essere stata rapita, la ragazzina entra nella banda di motociclisti guidata da Dementus (Chris Hemsworth), un signore della guerra in lotta nelle Terre Desolate con Immortan Joe (Lachy Hulme).
    La vita di Furiosa (Anya Taylor-Joy) è dura e segnata dalla violenza. Ma, sulla sua strada, la giovane guerriera incontra un mentore capace di affinare le sue abilità nel combattimento e nella guida di potenti veicoli a motore.

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Le storia di Furiosa


Il film FURIOSA è nato dalla necessità di spiegare (alla troupe, agli attori, alla produzione) il mondo di FURY ROAD. Perché il quarto film risultasse credibile prima di tutto a chi lo stava realizzando, la storia di Furiosa doveva esistere già [24]. In qualche modo, quindi, la sceneggiatura di FURIOSA, firmata da Miller e Nico Lathouris, è nata prima di quella di FURY ROAD.

La storia di FURIOSA: A MAD MAX SAGA si svolge prima, rispetto a quel che accade in FURY ROAD, per cui è un prequel del quarto film (forse, è da considerarsi un prequel dell’intero ciclo cinematografico, oltre che uno spin-off della prima quadrilogia).
Mad Max 5 sposta il baricentro della saga, per ampliarne la portata e l’afflato mitico. Fin dal titolo, gli intenti di Miller sono chiari: raccontare la storia dell’Imperatrice Furiosa, per scrivere un’epica eroica in senso classico.

Nei primi tre film del ciclo, il protagonista è sempre Mad Max e, alla fine della trilogia, il pubblico ne conosce bene genesi, dolori, capacità e principali avventure.
Con FURY ROAD, la narrazione si amplia, introduce un altro personaggio con un peso specifico notevole e Max diventa co-protagonista.
Nel quinto film, il nome Mad Max accompagna il film e sottolinea che questa storia è parte di un franchising. Furiosa rientra nell’universo narrativo di Mad Max, ma potrebbe generarne uno tutto suo.
Poiché il film spiega le origini di un altro eroe, la saga di Mad Max diventa a tutti gli effetti un Mahābhārata o una chanson de geste con ambientazione post-apocalittica.
La Furiosa adulta di Charlize Theron in FURY ROAD è carismatica e incisiva, è carica di forza magnetica e mistero e domina la scena. Qual è la sua storia? Perché ha un braccio meccanico? Come è diventata tanto abile nel combattimento, nell’uso delle armi, nella guida di giganteschi e pesanti mezzi a motore?
FURIOSA racconta tutto questo e anche di più.

Girato in Australia, nella zona occidentale del Nuovo Galles del Sud, e costato quasi centosettanta milioni di dollari, FURIOSA: A MAD MAX SAGA è stato presentato fuori concorso, al Festival di Cannes 2024, dove ha raccolto sette minuti di applausi in standing ovation.
Ma il mondo di Mad Max non si ferma qui.

Cosa sappiamo di “Mad Max: The Wasteland”

Per qualche tempo, si è parlato di un FURY ROAD 2.
Il nuovo film di George Miller, ancora con Tom Hardy nel ruolo di Mad Max, avrebbe avuto già un titolo: MAD MAX: THE WASTELAND.
Però, al momento attuale, di questa produzione non si sa più nulla.

Qualche anno dopo l’uscita di FURY ROAD, si era diffusa la notizia che Miller avesse pronte sia la sceneggiatura di FURIOSA che quella di THE WASTELAND. Entrambe erano state scritte da Miller e Lathouris, all’epoca di FURY ROAD, per sostenere l’impianto narrativo di quel film. Addirittura, quella di THE WASTELAND era stata concepita più come un romanzo che come una sceneggiatura [25].
Questa storia dovrebbe essere ambientata prima degli eventi raccontati in FURY ROAD. Perciò, tra i suoi personaggi, non annovera Furiosa.

Nel frattempo, però, George Miller ha avuto qualche screzio di natura economica con la Warner Bros. (la casa di produzione del quarto e del quinto film della saga), è scoppiata la pandemia da COVID-19 e, al di fuori del ciclo di Mad Max, il regista ha realizzato anche un altro film, TREMILA ANNI DI ATTESA (Three Thousand Years of Longing, 2022), con Tilda Swinton e Idris Elba.

Ora, non ci sono conferme su se e quando THE WASTELAND sarà realizzato e uscirà.
George Miller ha compiuto 79 anni, nel marzo 2024. La sua età potrebbe diventare un fattore determinante legato all’uscita di un sesto film di Mad Max. Ma, in quel caso, il Dottor Miller non si farebbe trovare impreparato.
In una intervista del 2017, ha dichiarato di avere in mente qualche altro regista adatto a sostituirlo. Magari, Guillermo del Toro.
Il famoso regista messicano è un fan di Miller, oltre che un suo amico, e, per esempio, considera FURY ROAD “un capolavoro”.
Non sappiamo in quale misura la filmografia di George Miller abbia influenzato il modo di fare cinema di del Toro.
Sicuramente, la saga di Mad Max ha alimentato l’immaginario mondiale. Fra poco, ne parleremo.
Intanto, facciamo un veloce riepilogo.

In che ordine vedere i film di Mad Max

Ok, allora: fino a questo momento, i film della Mad Max Saga sono cinque. Ma in quale ordine bisogna guardarli?
Ci sono almeno due modi. Il primo è semplicissimo, mentre il secondo… Uhm, beh, presenta qualche grado di difficoltà in più. Niente panico: ora, ci spieghiamo meglio.

Prima soluzione: guardare la saga di Mad Max, seguendo l’ordine di uscita dei film, per apprezzare l’evoluzione di George Miller in senso cinematografico.
In questo caso, la sequenza giusta è:
1. INTERCEPTOR (Mad Max, 1979);
2. INTERCEPTOR – IL GUERRIERO DELLA STRADA (Mad Max 2, 1981);
3. MAD MAX: OLTRE LA SFERA DEL TUONO (Mad Max Beyond the Thunderdome, 1985);
4. MAD MAX FURY ROAD (2015);
5. FURIOSA: A MAD MAX SAGA (2024).

Seconda soluzione: guardare la saga di Mad Max, in modo da seguire il flusso narrativo. In questo caso, la timeline è:
1. INTERCEPTOR (Mad Max, 1979): più o meno, la storia si svolge a metà degli anni Ottanta del Novecento (il film si apre con la frase: “A few years from now”);
2. INTERCEPTOR – IL GUERRIERO DELLA STRADA (Mad Max 2, 1981): il secondo capitolo della saga è ambientato tre anni dopo il primo. Più o meno, quindi, l’azione si svolge verso la fine degli anni Ottanta;
3. MAD MAX: OLTRE LA SFERA DEL TUONO (Mad Max Beyond the Thunderdome, 1985): il terzo film di Mad Max ha luogo agli inizi degli anni Duemila, quindici anni dopo le vicende di IL GUERRIERO DELLA STRADA.
Da questo momento, per quel che riguarda la cronologia della saga, le cose diventano abbastanza complicate.

Nel 2015, nel franchise di Mad Max, è arrivata anche una miniserie a fumetti (su soggetto di George Miller, scritta da Mark Sexton e Lathouris), che costituisce un prequel del film FURY ROAD.
Qui, alcuni passaggi narrativi hanno cambiato radicalmente vari dettagli della saga cinematografica e hanno contribuito a scombinare la timeline.
Per esempio, in base al fumetto, dal punto di vista temporale, la guerra nucleare ha luogo intorno al 2015. Invece, in base alla trilogia cinematografica originale, all’epoca di OLTRE LA SFERA DEL TUONO, ambientato negli anni a cavallo tra primo e secondo millennio, il conflitto nucleare è già avvenuto.

Seguendo gli indizi forniti dal fumetto ufficiale, sulla timeline, potremmo collocare gli altri due film della saga cinematografica in questo modo:
4. FURIOSA: A MAD MAX SAGA (2024): gran parte della storia si svolge intorno al 2030. I momenti in cui il film mostra Furiosa ancora bambina si svolgono ancora prima.
5. MAD MAX: FURY ROAD (2015): la vicenda è ambientata verso il 2050 (Miller ha detto che ha luogo circa quindici anni dopo, rispetto a FURIOSA).
Però, è chiaro che, secondo questa scansione, l’aspetto di Mad Max/Tom Hardy è incongruente. Nel 2050, ormai, Max dovrebbe avere almeno sessant’anni. Invece, ne dimostra circa una trentina.

Miller non ha mai chiarito i dubbi relativi alla cronologia della saga (e, così, in modo assai corretto dal punto di vista filologico, ha alimentato l’evoluzione in chiave mitologica del ciclo cinematografico).
Così, facendo di necessità virtù, il fandom di Mad Max ha iniziato a proporre alcune teorie interessanti per giustificare le contraddizioni della saga.
Una di queste tesi suggerisce che il Max di Mel Gibson e quello di Tom Hardy siano due persone diverse (per esempio, nel film INTERCEPTOR, Rockatansky ha sicuramente un figlio maschio, mentre, nei flashback di FURY ROAD, sembra essere il padre di una bambina).
A sostegno di questa supposizione, un’altra teoria ipotizza che il Max di Tom Hardy sia il ragazzo selvaggio di IL GUERRIERO DELLA STRADA.

A questo punto, se vedrà la luce, THE WASTELAND, che, talvolta, viene indicato come Mad Max 5, per sottolineare che FURIOSA rappresenta una deviazione dalla saga regolare, potrebbe essere il sesto film del ciclo. Nella cronologia della saga, si posizionerebbe così:

6. MAD MAX: THE WASTELAND (data di uscita da definire): la storia dovrebbe essere ambientata poco dopo i fatti raccontati in FURY ROAD.

Se mai ce ne fosse ancora bisogno, la fioritura di teorie sui piani temporali e narrativi dei film di Miller evidenzia capacità della saga di Mad Max di alimentare l’immaginario collettivo. Proprio come un antico mito.

Esistono altri film come Mad Max?

La forza dirompente di Mad Max ha travolto il mondo del cinema e della cultura pop dei primi anni Ottanta e, ancora oggi, ne sentiamo gli echi fortissimi.
Per esempio, i manga giapponesi hanno respirato a pieni polmoni l’aria contaminata della serie di George Miller.
Ispirato da IL GUERRIERO DELLA STRADA, nel 1982, Toriyama Akira (Dragon Ball, Arale) ha partorito Mad Matic.
Ken il guerriero (Hokuto no Ken) del mangaka Okamura Yoshiyuki, in arte Buronson, pubblicato per la prima volta nel 1983, è il più plateale (e dichiarato) derivato a fumetti di INTERCEPTOR.
I fumettisti britannici Jamie Hewlett e Alan Martin hanno definito la loro Tank Girl nata nel 1988 come un “Mad Max disegnato da Vivienne Westwood” [26].

Sulla scia delle avventure di Mad Max, sono stati sviluppati e arricchiti vari filoni e sottogeneri cinematografici.
Negli anni Ottanta, in Italia, in parallelo a una fase di revival del peplum (LE AVVENTURE DELL’INCREDIBILE ERCOLE diretto da Luigi Cozzi, 1985) e a esperimenti fantasy e avventurosi (LA GUERRA DEL FERRO – IRONMASTER diretto da Umberto Lenzi, 1983; THE BARBARIANS diretto da Ruggero Deodato, 1987; GUNAN IL GUERRIERO e SANGRAAL, LA SPADA DI FUOCO diretti nel 1982 da Michael E. Lemick alias Michele M. Tarantino), sono stati prodotti vari film ispirati a IL GUERRIERO DELLA STRADA di Miller, FUGA DA NEW YORK di Carpenter, I GUERRIERI DELLA NOTTE di Walter Hill (The Warriors, 1979) e ROLLERBALL diretto da Norman Jewison (1975).

Tra questi, ricordiamo 1990 – I GUERRIERI DEL BRONX diretto da Enzo G. Castellari (1982), I GUERRIERI DELL’ANNO 2072 diretto da Lucio Fulci (1983), IL GIUSTIZIERE DELLA STRADA diretto da Giuliano Carnimeo (1983), I PREDATORI DI ATLANTIDE diretto da Ruggero Deodato (1983), ENDGAME – BRONX LOTTA FINALE diretto da Aristide Massaccesi con lo pseudonimo di Steven Benson (che Steve Della Casa ha definito un “Film veramente curioso. (…) Un esempio di magia della serie Z: un continuo rimando a emozioni, a complicità, a ritualità che solo chi ama questo cinema può conoscere” [27] ).
In tempi più recenti, per affinità di temi e ambientazioni, possiamo citare la commedia 2061 – UN ANNO ECCEZIONALE diretta da Carlo Vanzina (2007), il film LA TERRA DEI FIGLI diretto da Gipi (2021), tratto dall’omonimo graphic novel, MONDOCANE diretto da Alessandro Celli (2021) e, con una forzata estensione, LA GUERRA DEI CAFONI diretto da Lorenzo Conte e Davide Barletti (2017), ambientato in una Puglia che somiglia alle Terre Desolate, un po’ Thunderdome, un po’ Il signore delle mosche.
Ma vale la pena di ricordare anche la miniserie tv Sky ANNA creata e diretta da Niccolò Ammaniti (2021), tratta dal suo romanzo omonimo.

Nel resto del mondo, il genere distopico post-apocalittico ha confermato la propria popolarità, grazie anche alle contaminazioni con il western, l’horror e il filone survival zombie.
L’Australia è rimasta un set e un contesto battuto dal genere, con film come THE ROAD diretto da John Hillcoat (2009), tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, THE ROVER diretto da David Michôd (2014) e THESE FINAL HOURS diretto da Zak Hilditch (2014).
Anche il cinema asiatico non è rimasto indifferente all’argomento.
In particolare, ricordiamo il film SNOWPIERCER diretto da Bong Joon-ho (2013), in cui il regista sudcoreano ha saputo miscelare il tema della suddivisione in classi sociali tradizionalmente diffusa nel suo Paese con la visione post-apocalittica offerta dall’omonimo fumetto francese di Jacques Lob e Jean-Marc Rochette.

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Dove vedere i film di Mad Max

Se i film di Mad Max sono previsti nella programmazione al cinema, catapultatevi in sala, per ammirare sul grande schermo e in Dolby Surround alcune delle migliori scene d’azione della storia del cinema.
Invece, se avete una voglia pazza (è il caso di dirlo) di vedere le avventure di Max Rockatansly, ma i film di Miller non sono al cinema e non sono stati inseriti nella programmazione tv di qualche canale del digitale terrestre, oppure se non ne avete una copia dvd o Blu-Ray a portata di mano, potete provare a recuperarli in streaming legale.
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Note bibliografiche

[1] Ai confini della realtà e oltre… Enciclopedia della fantascienza di SyFy, dalla tv al cinema, Rizzoli, 2013, pag. 141.
[2] Sandra Bordigoni, L’Australia sul grande schermo, Le Mani, 2001, pag. 12.
[3] Sandra Bordigoni, in op. cit., pag. 11.
[4] Giona A. Nazzaro, Action! Forme di un transgenere cinematografico, Le Mani, 2000, pag. 75.
[5] George Miller, intervista pubblicata sul sito Australian Screen, consultata il 21 maggio 2024.
[6] George Miller, in op. cit.
[7] L’abuse movie è quel genere di film in cui “l’eroe si vendica sanguinosamente delle sofferenze e degli abusi subiti”, Roberto Nepoti, Nel laboratorio del Dottor Frankenstein, in (a cura di) Massimiliano Spanu, Science Plus Fiction. La fantascienza tra antiche visioni e nuove tecnologie, Lindau, 2000, pag. 148.
[8] George Miller, in op. cit.
[9] Adrian Martin, citato in The Routledge Encyclopedia of Films, a cura di Sabine Haenni, Sarah Barrow, John White, pag. 325.
[10] George Miller, in op. cit.
[11] George Miller, in op. cit.
[12] George Miller, in op. cit.
[13] George Miller, in op. cit.
[14] George Miller, in op. cit.
[15] Ai confini della realtà e oltre… Enciclopedia della fantascienza di SyFy, dalla tv al cinema, Rizzoli, 2013, pag. 143.
[16] George Miller, in op. cit.
[17] Roberto Nepoti, in op. cit., pag. 148.
[18] George Miller, in op. cit.
[19] Il testo L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell, pubblicato per la prima volta nel 1949 negli Stati Uniti, è un saggio di mitologia comparata in cui l’autore introduce la teoria della struttura archetipica del viaggio dell’eroe, nata dal confronto fra miti nati in seno a culture diverse.
[20] George Miller, in op. cit.
[21] George Miller, in op. cit.
[22] George Miller, in op. cit.
[23] George Miller citato da Reed Tucker, nell’articolo ‘Mad Max’ Creator: Why I cut Mel Gibson from ‘Fury Road’ pubblicato su New York Post il 9 maggio 2015 e consultato il 21 maggio 2024.
[24] George Miller intervistato da Todd Gilchrist, Three Thousand Years Of Longing director George Miller on metaphors, mythmaking, and his Mad Max prequel Furiosa, pubblicato su AV Club il 24 agosto 2022 e consultato il 21 maggio 2024.
[25] George Miller intervistato da Todd Gilchrist, in op. cit.
[26] a cura di Shira Tarrant, Marjorie Jolles, Fashion Talks: Undressing the Power of Style, 2012, pag.47.
[27] Steve Della Casa viene citato da Teo Mora in I sopravvissuti della città morta, ovvero l’agonia del cinema fantastico italiano, in (a cura di) Massimiliano Spanu, Science Plus Fiction. La fantascienza tra antiche visioni e nuove tecnologie, Lindau, 2000, pag. 105.

Altre fonti consultate

The Mad Max Wiki.

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