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I Magnifici 7 – Colpi di scena entrati nella storia degli Oscar

La storia degli Oscar è segnata da episodi curiosi, talvolta toccanti, spesso imbarazzanti. Ecco 7 colpi di scena entrati nella storia del premio Oscar.

[Articolo aggiornato il 22 marzo 2022]

Storia del premio Oscar, tra colpi di scena e… momenti ops!

Fin dalla nascita degli Academy Awards, nel 1929, la storia del premio Oscar è stata contrassegnata da colpi di scena e… momenti ops. In alcuni casi, parentesi curiose, emozionanti e, talvolta, imbarazzanti hanno fatto più notizia della consegna dell’ambita statuetta.
Per tacita tradizione, poi, ciò che di strambo succede sul palco che ospita la premiazione, sul red carpet e tra le poltrone della platea è destinato a dominare le cronache per molto tempo.
Anche la Notte degli Oscar 2022 (tra il 27 e il 28 marzo, in Italia) entrerà negli annali per via di qualche originale curiosità?
Quella del 2021, per esempio, è stata (ufficialmente) la prima Notte degli Oscar in era COVID-19. Benché il virus fosse già in circolazione, la cerimonia di premiazione degli Oscar 2020, infatti, si svolse il 9 febbraio, prima dell’annuncio di un’emergenza sanitaria globale.

7 momenti indimenticabili della storia degli Oscar

Aspettando la prossima cerimonia di premiazione degli Oscar, oltre a mettere in cassaforte le nostre previsioni sui possibili vincitori, abbiamo spulciato tra i fatti più curiosi avvenuti nel corso di tutte le edizioni precedenti degli Oscar.
Così, per la rubrica I Magnifici 7 di NientePopcorn.it, abbiamo deciso di proporvi 7 momenti indimenticabili della storia degli Oscar, ordinati dal punto di vista cronologico.
Sfogliate le pagine di questo articolo e rivivete con noi alcuni degli episodi più eclatanti della storia degli Oscar e segnalateci il vostro preferito.


1958: Paperino presenta gli Oscar

Uno degli elementi di maggior chiacchiericcio legato alla Notte degli Oscar è l’argomento vestiti. Eccentrici, elegantissimi, minimal o barocchi: sicuramente, gli abiti da Oscar rispecchiano la personalità dei protagonisti dell’evento. Presentatori compresi.
Nel 1958, parte della cerimonia di premiazione degli Academy Awards è stata presentata da un host davvero speciale che, con il suo outfit marinaresco e un becco che non passa certo inosservato, ha dato un tocco eccentrico e vagamente cringe all’evento.
In quell’occasione, infatti, una versione animata di Paperino presentò la Notte degli Oscar insieme ad alcuni famosi attori in carne e ossa: Bob Hope, Rosalind Russell, David Niven, James Stewart e Jack Lemmon.
Quella di Paperino non è passata alla storia come una delle migliori presentazioni sul palco degli Oscar. Forse, è per questo che, nonostante il fornitissimo archivio video e fotografico dell’Academy, è impossibile trovare immagini del papero in azione quella notte? Sberequack!

1972: 12 minuti di applausi a Charlie Chaplin

Nel 1972, l’attore britannico Charlie Chaplin, all’epoca 74enne, venne insignito dell’Oscar alla carriera con la seguente motivazione: “Per il suo incalcolabile apporto nel rendere il cinema la forma d’arte del secolo.
In quell’occasione, gli Oscar registrarono uno dei tanti record della manifestazione. Al mitico Chaplin, infatti, vennero tributati in diretta 12 minuti di applausi. A oggi, si tratta de la più lunga standing ovation della storia degli Oscar.
Fino ad allora, nella filmografia di Chaplin comparivano 3 nomination (2 per IL GRANDE DITTATORE e una per MONSIEUR VERDOUX), ma l’artista aveva vinto un solo Oscar, un premio onorario ottenuto nel 1929, grazie al cortometraggio IL CIRCO (The Circus, 1928).
In seguito, condiviso con Ray Rusch e Larry Russell, il famoso attore e regista ricevette un altro Oscar nel 1973, per la colonna sonora del film LUCI DELLA RIBALTA (Limelight). Benché si tratti di un film del 1952, LUCI DELLA RIBALTA non venne distribuito nella contea di Los Angeles fino al 1972. In base alle regole degli Oscar, quindi, divenne candidabile solo 20 anni dopo la sua prima distribuzione nei cinema.



1973: Marlon Brando rifiuta il premio Oscar per il miglior attore

L’indimenticabile performance di Marlon Brando nel film IL PADRINO (The Godfather, 1972) di Francis Ford Coppola valse al famoso attore americano non solo una rinascita artistica, ma anche il secondo Oscar come miglior attore, dopo quello ricevuto nel 1955 per l’interpretazione FRONTE DEL PORTO (On The Waterfront, 1954) di Elia Kazan.
Eppure, il 27 marzo 1973, Brando non si presentò a Los Angeles e si rifiutò di ricevere il premio. L’attore mandò al suo posto una collega, l’attrice nativa americana Sacheen Littlefeather. La Littlefeather riferì che, “con molto rammarico”, Brando, in qualità di attivo sostenitore dell’American Indian Movement (AIM) e colpito dalla repressione militare delle manifestazioni di quei giorni avvenuta a Wonded Knee, aveva deciso di rifiutare il riconoscimento assegnatogli, per protestare contro il ritratto dei nativi americani offerto fino a quel momento da Hollywood e dalla televisione. “La comunità cinematografica è stata responsabile come ogni altra per aver degradato gli Indiani [d’America] e per averli trasformati in personaggi selvaggi, ostili e malvagi”.
Dopo che l’attrice Liv Ullmann aveva annunciato come vincitore proprio Brando, l’attore Roger Moore porse l’Oscar alla Littlefeather che, presentatasi sul palco in abiti tradizionali, rifiutò fermamente la statuetta e lesse un comunicato di Brando.
Prima di Marlon Brando, solo un altro attore aveva rifiutato l’Oscar vinto. Un anno prima, nel 1971, George C. Scott non accettò l’Oscar come miglior attore per PATTON, GENERALE D’ACCIAIO (1970). Dichiarò: “Non voglio averci niente a che fare”. Già nel 1962, Scott aveva rifiutato la nomination come miglior attore non protagonista ottenuta con il film LO SPACCONE (The Hustler, 1961), con Paul Newman.


1993: Federico Fellini chiede a Giulietta Masina di non piangere

Nel febbraio 1993, pochi mesi prima della sua morte, avvenuta alla fine di quell’anno, il regista italiano Federico Fellini volò a Los Angeles con la moglie, l’attrice Giulietta Masina, per ricevere un Oscar alla carriera.
Fino a quel momento, Fellini aveva ricevuto ben 12 nomination agli Oscar (la prima, nel 1947, per la sceneggiatura del film di Rossellini ROMA, CITTÀ APERTA), senza vincere mai un Academy Award.
Tra i registi internazionali più amati negli Stati Uniti, Fellini venne accolto da una standing ovation. Ad aspettarlo sul palco per consegnargli la statuetta, c’erano due suoi amici, Sophia Loren e Marcello Mastroianni che, all’epoca, Fellini chiamava ancora con affetto e complicità “Marcellino”.
In platea, emozionatissima, c’era la Masina. Alla fine del suo discorso di ringraziamento, pronunciato in inglese, Fellini disse: “Lasciatemi fare un solo nome, quello di un’attrice, che è anche mia moglie. Grazie, carissima Giulietta. E, per favore, smettila di piangere!.


1999: la contestazione a Elia Kazan

Considerato tra i registi più influenti nella storia di Broadway e Hollywood, nel 1999, Elia Kazan ha ricevuto un Oscar alla carriera. All’epoca quasi novantenne, Kazan aveva già vinto due Academy Award per la miglior regia. Nel 1948, con il film BARRIERA INVISIBILE (Gentleman’s Agreement, 1947) e, nel 1955, con FRONTE DEL PORTO (On the Waterfront, 1954).
Il premio del ’99 venne consegnato a Kazan da Martin Scorsese e Robert De Niro. “È stato il maestro di un nuovo tipo di recitazione, disse l’attore, introducendolo sul palco.
Ma la cerimonia ebbe un risvolto amaro. Kazan venne duramente contestato prima dell’evento e durante la premiazione.
Quasi 50 anni addietro, nel 1952, Elia Kazan aveva testimoniato contro alcuni colleghi ed ex compagni di partito, davanti alla commissione maccartista per le attività anti-americane, intenzionata a sradicare il Comunismo da Hollywood. Kazan, che pure era stato iscritto al Partito Comunista Americano dal 1934 al 1936, aveva contribuito ad alimentare il cosiddetto Libro Nero di Hollywood che, in quel periodo, condannò alla prigione e all’inattività molti professionisti del mondo del cinema americano.
Perché Kazan accettò di diventare un delatore? Forse, per paura di non poter più lavorare. Pare che, in seguito, abbia dichiarato più volte di essersi pentito della sua scelta. Ma, da quel momento, nonostante che la filmografia di Elia Kazan sia caratterizzata da grandi film come LA VALLE DELL’EDEN (East of Eden, 1955) con James Dean, la carriera del regista è stata segnata dalla diffidenza.
Nelle settimane precedenti alla Notte degli Oscar 1999, una Commissione contro il silenzio (Committee Against Silence) formata da alcune delle persone che, negli anni Cinquanta del Novecento, erano state vittime della caccia alle streghe, diffuse a mezzo stampa un comunicato: ”Kazan ha collaborato con la House Un-American Activities Committee, ha dato una mano a instaurare il regno di terrore con la messa al bando di migliaia di uomini e donne sospettati di essere simpatizzanti comunisti”. Prima della cerimonia, all’esterno del Dorothy Chandler Pavilion, oltre 250 persone dimostrarono contro Kazan. Tra di loro, c’era anche lo sceneggiatore Bernard Gordon, tra i tanti nomi della Blacklist di Hollywood. “Pensiamo che l’Academy non dovrebbe premiare un uomo che ha arrecato tanto danno alla comunità.
Segnalato all’Academy dal collega Karl Malden perché consegnasse il premio a Kazan, Marlon Brando si rifiutò di introdurre il regista. Pare che Brando, che pure aveva lavorato con successo a diversi film di Kazan (oltre che in FRONTE DEL PORTO, aveva recitato per lui anche in UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO , 1951, e VIVA ZAPATA!, 1951) abbia detto: “Non posso farlo, non posso dare [un premio] a un uomo che ha fatto dei nomi”.
Al momento della consegna dell’Oscar onorario nel ’99, molte star presenti in sala si rifiutarono di applaudire Kazan, ammonendolo con il proprio silenzio e le braccia conserte. Tra di loro, c’erano Ed Harris, Tim Robbins e Nick Nolte. A sostenere Kazan, in piedi, Kathy Bates, Kurt Russell, Meryl Streep e Warren Beatty, che, grazie a SPLENDORE NELL’ERBA (Splendor in the Grass, 1961) di Kazan, era diventato una star. L’attore dichiarò che era difficile giudicare l’entità delle pressioni a cui Kazan era stato sottoposto dalla Commissione di McCarthy: “Benché siamo portati a pensare che [Kazan] abbia commesso un errore, non eravamo lì in quel momento”.


1999: Roberto Benigni riceve l’Oscar come miglior attore

Con LA VITA È BELLA (1997), nel 1999, Roberto Benigni riportò trionfalmente in Italia gli Oscar. L’ultimo “Oscar italiano” risaliva al 1994, quando Gabriella Pescucci vinse una statuetta per i costumi del film L’ETÀ DELL’INNOCENZA (The Age of Innocence, 1993) di Martin Scorsese.
Il film italiano vinse 3 premi. L’Oscar per la miglior colonna sonora, composta da Nicola Piovani, quello come miglior film in lingua straniera e l’Academy Award per il miglior attore protagonista.
Con la sua interpretazione dell’ebreo Guido, Benigni sorpassò attori favoriti come il Tom Hanks di SALVATE IL SOLDATO RYAN (Saving Private Ryan) e l’Edward Norton di AMERICAN HISTORY X, diventando il primo attore italiano a ottenere questo premio. Prima di questa occasione, l’Oscar per il miglior interprete era andato solo a due donne. Anna Magnani, nel 1956, per LA ROSA TATUATA (The Rose Tattoo, 1955), e Sophia Loren, nel 1962, per LA CIOCIARA (1960).
Salendo sul palco, Benigni ricevette i complimenti e le manifestazioni di gioia di molti attori. Guardando il video, ci emoziona sempre vedere l’entusiasmo sincero di Robin Williams che fa il possibile per poter stringere la mano di Benigni.

Nel ’99, fu proprio Sophia Loren ad annunciare che LA VITA È BELLA aveva vinto l’Oscar come miglior film straniero. Roberto!”, gridò la Loren, agitando entusiasta il foglio con il titolo vincitore. E Benigni raggiunse il palco a suo modo, saltando sulle poltrone del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles e usando le mani di Steven Spielberg per tenersi in equilibrio.


2017: “La La Land” Oscar per il miglior film. Anzi, no

Tra i film da Oscar degli ultimi 10 anni, una delle gaffe più eclatanti riguarda il film LA LA LAND (2016) di Damien Chazelle.
Subito dopo essere stato premiato con l’Oscar 2017 per il miglior film, LA LA LAND si è visto scivolare tra le mani l’ambita statuetta, a favore del film MOONLIGHT (2016) di Barry Jenkins.
Noi stavamo seguento la cerimonia in diretta streaming e stentavamo a credere a quello che stavamo vedendo sullo schermo. Ma, esattamente, cos’è successo quella notte?
L’Academy aveva deciso di affidare l’annuncio dell’Oscar più atteso agli attori Warren Beatty e Faye Dunaway. L’occasione era stata ritenuta perfetta per festeggiare i 50 anni del film GANGSTER STORY (Bonnye and Clyde, 1967) di Arthur Penn, un episodio-chiave della storia di Hollywood, di cui Beatty e la Dunaway erano stati superbi protagonisti.
A quel punto della cerimonia, la Notte degli Oscar 2017 era agli sgoccioli. Beatty aprì la busta con il titolo vincitore dell’Oscar per il miglior film. Le telecamere ripresero chiaramente la sua espressione imbarazzata, al momento della lettura. Senza dire una parola, l’attore passò il biglietto alla Dunaway, che scandì chiaramente: “La La Land”.
Il cast tecnico e artistico di LA LA LAND era già sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles per festeggiare, quando uno dei produttori del film di Chazelle, Jordan Horowitz, fermò ogni entusiasmo e, parlando al microfono, attirò l’attenzione generale: “Non è uno scherzo! MOONLIGHT è il miglior film!.
Smarrimento, costernazione, altra gioia.
Fino a quel momento, il film di Chazelle aveva già vinto 5 Oscar, tra cui quello per la miglior regia e la miglior attrice, Emma Stone. E proprio qui, a quanto pare, inciampò la produzione. Infatti, pare che a Beatty e alla Dunaway sia stato consegnato erroneamente un biglietto riciclato, quello letto poco prima da Leonardo DiCaprio, in cui veniva indicato il nome della miglior attrice e il titolo del film che le era valso il premio.
Tra il serio e il faceto, dopo la rivelazione di Horowitz, il presentatore Jimmy Kimmel si avvicinò a Beatty: “Warren, cos’hai combinato?”. Sul palco, Beatty prese la parola: “Quando mi avete visto interdetto, non stavo facendo il simpatico. C’era davvero qualcosa che non andava. Sul biglietto che ci hanno dato, c’era scritto: ‘Emma Stone, LA LA LAND’”. Nelle ore successive, la Dunaway rivelò di essersi sentita molto in colpa per quello che era successo: Mi sono sentita colpevole. (…) Perché non ho visto il nome in cima al biglietto?”.

Fonti

Sito ufficiale Oscar.
History.com.
Washington Post.
New York Times.

[Nella foto principale: Notte degli Oscar 2017. Photo Credit: ABC].

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