Roma, Città Aperta

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Roma, Città Aperta

Uomini e donne della resistenza antifascista vivono i difficili momenti della vigilia dell'occupazione nazista di Roma. Alcuni pagheranno con la vita la ribellione al regime, altri sopravviveranno e porteranno avanti la loro lotta.
Anonimo ha scritto questa trama

Titolo Originale: Roma città aperta
Attori principali: Aldo Fabrizi, Marcello Pagliero, Harry Feist, Anna Magnani, Maria Michi, Francesco Grandjacquet, Vito Annichiarico, Ákos Tolnay, Joop van Hulzen, Carla Rovere, Giovanna Galletti, Nando Bruno, Eduardo Passarelli, Carlo Sindici, Turi Pandolfini, Amalia Pellegrini, Alberto Tavazzi, Mostra tutti

Regia: Roberto Rossellini
Sceneggiatura/Autore: Sergio Amidei, Roberto Rossellini, Federico Fellini
Colonna sonora: Renzo Rossellini
Fotografia: Ubaldo Arata
Produttore: Giuseppe Amato, Rod E. Geiger, Roberto Rossellini
Produzione: Italia
Genere: Drammatico, Storia
Durata: 103 minuti

Dove vedere in streaming Roma, Città Aperta

23 Aprile 2017 in Roma, Città Aperta

Roma città aperta segna l’avvento del neorealismo che verrá poi definito, più rappresentativamente, da Ladri di Biciclette.
Rosellini immortala una Roma lacerata dall’occupazione fascista; una pellicola filmata nell’estrema necessità di raccontare e mostrare la realtà di un popolo che si oppose alle angherie naziste. E lo fece con una produzione risicata, che rende ancor più crudo il narrato.
Una strepitosa Anna Magnani va in sposa ad un uomo della resistenza. Lei che non recitava ma ERA le parti che impersonava. E quella sua corsa disperata, a distanza di più di 70 anni, fa ancora male.
Aldo Fabrizi è un prete che appoggia la resistenza, usufruendo delle concessioni degli uomini di chiesa, permettendogli una copertura adeguata per poter operare, come possibile, in favore di tutti coloro che combatterono per la libertà.
Molte sono le opere che tentarono di raccontare la Seconda Guerra Mondiale ma nessuno mai ha trasmesso una tale sofferenza in una rappresentazione cinematografica, in maniera così schietta, priva di misticismi e finzione.
Fabrizi che osserva l’uomo della resistenza torturato dalle truppe naziste, come un martire, ricordando il Cristo che molti credevano “si fosse voltato”, genera un senso di inquietudine, di conflittualità, tra credo e realtà, per chiunque contesti la fede nel momento in cui l’uomo vive simili barbarie, vittima dell’uomo stesso.
E il film in sé, nella sua interezza, ci ricorda cosa l’uomo, il nostro paese, la mia Roma, abbia vissuto.

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Capolavoro, ma… / 17 Novembre 2016 in Roma, Città Aperta

Il film manifesto del neorealismo italiano (insieme a Ladri di biciclette di De Sica) è un capolavoro celebrato inizialmente più all’estero che in patria (è uno degli undici film premiati con il Grand Prix alla prima edizione del Festival di Cannes, quando ancora non esisteva la Palma d’oro).
È un film su cui è già stato detto di tutto.
Delle grosse difficoltà nella realizzazione (iniziato a girare in un’Italia in cui ancora si combatteva, utilizzando pellicola scaduta).
Della scena clou della corsa di Anna Magnani in via Montecuccoli, una delle più celebri, belle e drammatiche della storia del cinema, l’equivalente italiano della sequenza della carrozzina de La corazzata Potëmkin.
Delle interpretazioni perfette degli attori, sia quelli professionisti (la Magnani meglio di Fabrizi), sia delle comparse e dei ragazzini, tra cui spicca la meteora Vito Annichiarico nei panni di Marcello (la voce è di un Ferruccio Amendola agli esordi di una eccellente carriera da doppiatore).

Roma città aperta è sicuramente un film straordinario, con una sceneggiatura che inizialmente doveva puntare tutto sulla figura di don Pietro Pellegrini, ispirata a due preti vittime della barbarie nazista, don Giuseppe Morosini e don Pietro Pappagallo. Fu anche grazie all’intervento nello script di un giovane Federico Fellini che la pellicola ha assunto i suoi connotati definitivi di opera corale sulla resistenza italiana, dove quella di don Pietro è soltanto una delle tre figure chiave.
Ma volendo essere un po’ critici, quello di Rossellini è anche un film con cui l’Italia e gli italiani cercavano di riabilitarsi agli occhi degli stranieri, dopo anni di un maggioritario cieco appoggio al fascismo.
Gli stessi Rossellini e Fabrizi negli anni precedenti si erano compromessi con il fascismo, partecipando ad opere di propaganda antisovietica ed antialleata. Necessità di lavorare, potrebbe dire qualcuno, ma è pur vero che in quegli anni in cui i due si piegavano a qualcosa di forse più grande di loro, c’era gente che sacrificava le proprie esistenze nella lotta partigiana.
La Roma di Rossellini sembra quasi interamente schierata contro i tedeschi e gli apparentemente pochi fascisti ancora in circolazione.
Confrontandola con la Roma di Ettore Scola e del suo Una giornata particolare, ambientato sei anni prima degli episodi descritti da Rossellini, sembra trattarsi di due realtà e due città completamente differenti.
Ciò sicuramente non può inficiare il giudizio su quello che è considerato uno dei massimi capolavori del cinema italiano, sicuramente non dal punto di vista artistico, magari un po’ da quello storico.
Roma città aperta è il film con cui Rossellini si faceva voce di quell’Italia che voleva scusarsi davanti agli occhi della comunità internazionale, trincerandosi dietro le gesta dei propri campioni di eroismo: Pina, l’ingegnere, Don Pietro.

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19 Maggio 2014 in Roma, Città Aperta

Appena ho visto che lo hanno ripassato in tv non ho potuto fare a meno di rivedermelo per la quarta/quinta volta.
Il vero cinema italiano è questo: creare grandi capolavori con pochi mezzi a disposizione.Rossellini ha girato un’opera colossale, emozionante e straziante, grazie anche alla complicità di Anna Magnani e Aldo Fabrizi, espressione di una poplanità che cerca di avere la meglio sulla cieca ferocia degli ufficiali e dei loro ideali. Fosse per me lo farei trasmettere a reti unificate, almeno una volta all’anno.

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Quando bastano delle pezze di pellicola, per fare grande l’Italia / 5 Aprile 2014 in Roma, Città Aperta

Non avevo mai visto questo film considerato un capolavoro del cinema. Ora che l’ho visto capisco anche il perchè: è semplicemente splendido. Rossellini, con poche pellicole riulitizzate, crea un capolavoro rivoluzionario, che a pochi sarebbe riuscito. Grandissimi gli attori. Clichè del cinema (come la donna vamp, o il prete in odore di santità) che qui funzionano senza essere stereotipi.
Un esempio di quando l’Italia era grande, anche nel narrare la sua storia.

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Anna dei miracoli / 24 Ottobre 2012 in Roma, Città Aperta

Forse assegnare un “10” a Roma città aperta potrà sembrare un atto dovuto. C’è di oggettivo che questo film restituisce un ritratto lucido dell’occupazione nazista a Roma pur trattandosi praticamente di un instant-movie, dato che le ferite della Grande Guerra erano ancora freschissime. Ci voleva un grande regista per capire e raccontare quel pezzo di storia capitolina e nazionale, capace di conferire la forma dell’Arte ad una naturale e purificante retorica della Liberazione; Rossellini ha filmato i giorni di Roma occupata come nessun altro, in quello che Flaiano definì una sorta di “documentario romanzato”.
Ma l’oggettivo non può essere un dogma, perciò devo aggiungere che questo film mi ha catturato innanzitutto per la qualità delle immagini, un bianco e nero nitido e raffinato. Mi ha stregato per l’essenzialità dell’ambientazione, per le inquadrature di un pianerottolo che vede lacerarsi la tranquilla staticità domestica e mostrare il dinamico e inquieto percorrere le scale, per il simbolismo leggero ed efficace, per la sua umile carica di religiosità. Mi ha conquistato per l’eccelsa interpretazione di Anna Magnani; io refrattario alle inflessioni, io e il mio schema mentale che identifica il romanaccio borgataro al filmetto trasteverino de Sora Lella, mi ricredo, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore, e dichiaro grande amore per questa attrice e la sua incredibile naturalezza di scena, un miracolo cinematografico.

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