ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Faccio subito una premessa: questa recensione su Lo Hobbit – La desolazione di Smaug parla del film in modo estremamente positivo, elevandolo a capolavoro.
L’ho visto ieri in HFR 3d e mi è piaciuto tantissimo, ma ero convinto che Peter Jackson non mi avrebbe deluso ! Il primo film è stato un ottimo inizio, un po’ offuscato dalle difficoltà nell’introdurre i personaggi e nell’ingranare la storia, ma adesso il regista neozelandese può permettersi di analizzare più a fondo i personaggi principali al contempo aprirsi alla Terra di Mezzo ed alle avventure di questa compagnia che si addentra in tanti luoghi e affronta tante vicende emozionanti.
Ma andiamo con ordine: ho deciso di schematizzare in parti la mia recensione per poter parlare di tutto ciò che voglio senza risultare confusionario e arruffone.
Rispetto al precedente, c’è stato più clamore ed attesa per questa pellicola e ha suscitato più interesse e, appena si è tenuta la première, sono stati pubblicati commenti positivi, articoli giornalistici sull’argomento e così via.
COSA DIRANNO I FAN DI TOLKIEN.
Una cosa su cui io sempre insisto è che i libri di Tolkien, così come sono scritti, non sono filmabili e che, dunque, per renderli tali abbisogna apportare dei cambiamenti nella storia e nei personaggi.
Si può forse insinuare che, nel farlo, PJ si sia fatto prendere un po’ la mano ed oltre a cambiare leggermente la storia, si sia arrogato il diritto di inserire personaggi nuovi ed approfondire ed ampliare alcuni secondari quando non gli era lecito ?
La risposta è no.
Io penso che per motivare la risposta sia necessario non considerare lui come “il filmatore della Terra di Mezzo”.
Il suo intento è stato quello di prendere grandi libri e farne grandi film, ma senza evitare di renderli in forma diversa al pubblico.
Il parere dei fan di Tolkien non è affatto unanime, come invece qualcuno sosteneva.
Io, da fan di Tolkien, ho apprezzato il film, invero molti altri concordano con me, quindi, solo i puristi ed i criticoni rancorosi storceranno il naso e si difenderanno con le stesse tesi che sostenevano già prima di vederlo.
Credo che PJ abbia fatto del suo meglio per essere fedele a Tolkien, ma questo è il SUO progetto della Terra di Mezzo al cinema e qualcun altro potrà decidere anche di rifarlo in modo diverso e magari perdersi per la strada.
La verità è che c’è solo da apprezzare il lavoro di un regista che non si è fatto per niente corrompere dal successo ed ha altresì mantenuto una moderata fedeltà alle opere di Tolkien.
Perché tutto ciò che ha inserito lo ha preso da altri suoi scritti (tipo le appendici di ISDA) e solamente alcune cose sono frutto della sua abile mente.
Regista abile ma anche diligente apprendista, visto che un personaggio come Tauriel, creato da lui, non stona e mantiene una certa natura caratteristica di alcuni dei più importanti personaggi tolkieniani, ciò è riuscito grazie ad una lettura meticolosa dei vari scritti.
PERSONAGGI.
Partiamo proprio da Tauriel, questa combattente elfa, interpretata da Evangeline Lilly, che tanto aveva fatto discutere ed aveva arso l’ira e mosso la perplessità di tanti presunti sapienti. Ebbene sì, Evangeline Lilly è finora riuscita a rendere bene il personaggio, creato strategicamente in funzione della storia.
È un elfa molto forte ed energica (combatte benissimo) ed ha ideali un po’ ribelli, il suo ruolo è simile a quello di Arwen nel LOTR, tuttavia, è un po’ diverso.
Inoltre, non serve solo per inserire la solita morbosa storia d’amore, ma è anche interessante e sicuramente utile ai fini della trama.
Si crea un legame forte tra lei e Legolas (un po’ prevedibilmente, però) ma pure Kili si innamora di lei e così assistiamo ad un ingegnoso triangolo amoroso, tutt’altro che scontato.
Ciò permette anche di far emergere di più i personaggi di Legolas e Kili.
Legolas lo conosciamo già, a dire la verità qui appare più altero e decisamente antipatico.
Kili è uno dei pochi guerrieri veri della compagnia, sicuramente è ottima l’interpretazione di Aidan Turner.
Tutti i personaggi sono resi in modo un po’ diverso dal libro, appaiono più seriosi, a parte il governatore di Pontelagolungo che di serio ha pochissimo, è un tipo assai divertente e sui generis, interpretato da Stephen Fry.
Il portagonista ed il fulcro di tutto resta sempre Bilbo che è un altro hobbit oramai…adesso lo vediamo molto più consapevole dei propri mezzi e decisamente più avventato. Ha l’anello, sente che lo fortifica ma allo stesso tempo comincia a sentirne la pesantezza non riuscendo a disfarsene né a dirlo a qualcuno…è intepretato in modo magistrale da Martin Freeman.
Dietro di lui gira tutto un complesso di personaggi e di attori tra cui cito Thorin, interessante in quanto anche in questo secondo capitolo si evolve psicologicamente e inizia a farsi prendere dall’avidità rinunciando agli amici per l’arkengemma, imitando inconsciamente i suoi avi. Nel prossimo film la sua psicologia subirà un ulteriore cambiamento.
Gandalf il grigio è sempre lo stesso, lo si vede di meno in questo film ma la presenza scenica è forte, Ian McKellen meriterebbe un oscar per la sua interpretazione, in verità già da tempo.
Beorn il mutapelle è ahimè il meno riuscito, in quanto occupa un ruolo marginale mentre mi aspettavo più parti in cui c’era lui (nel libro, in effetti, ricopre un ruolo piuttosto importante e la sua presenza non passa inosservata)…magari nella versione estesa troveremo qualche scena in più con lui, ricordo un immagine di Gandalf che cercava di calmarlo mentre era nelle sembianze di orso, credo che si troverà nella extended edition quando sarà in commercio.
Degni di nota sono anche Thranduil e Bard (Lee Pace e Luke Evans), uno è appunto il sovrano di bosco atro ed il padre di Legolas, il secondo è un arciere di Pontelagolungo dalla storia controversa, ricorda un po’, in effetti, il personaggio di Aragorn.
RIGUARDO SMAUG.
Ora veniamo al personaggio per eccellenza del film: Smaug il drago.
Anche su di lui certe perplessità non mancavano e, in questo caso, a parer mio, giustificate.
C’è un drago nel film? Ok, nulla di complicatissimo. Occupa un ruolo fondamentale? Accidenti, questa potrebbe essere una pecca del film, il drago deve venire bene.
Parla, deve muovere le labbra a ritmo, deve avere credibilità e deve dialogare con gli altri come se fosse esso stesso un personaggio dotato di intelligenza? Ahi, la faccenda è dura, allora.
Tutte queste domande ci si potevano porre e le risposte erano chiarissime e logiche, c’era perplessità: alla fine si poteva pensare che il drago sarebbe stato una debolezza dell’opera.
Invece, così non è stato. Se nel LOTR ci fosse la difficoltà nel creare Gollum, beh…qui il problema sarebbe stato ancor più grosso (nel vero senso della parola).
Come Gollum, anche Smaug, alla fine, è stato un successo enorme. Fatto in motion capture, i movimenti sono quelli di Benedict Cumberbatch che doppia anche il drago nell’audio originale.
Bisognerebbe ascoltare l’audio originale per giudicare appieno la recitazione di Cumberbatch, però possiamo apprezzare i sontuosi movimenti del drago, che ricordano quasi quelli di un serpente.
È incredibile come Smaug sia così maestoso ed imponente ed al tempo stesso elegante e raffinato. È realizzato alla perfezione, con la sua pancia infuocata dove è contenuto tutto il fuoco che sprigiona dalle narici.
L’apice lo raggiunge immerso nell’oro liquido di cui si libererà magicamente spiccando il volo. Un cattivo molto intelligente e persuasivo, un vero e proprio personaggio e, probabilmente, la miglior creatura mai fatta nel cinema, ancor più di Gollum…è veramente bello ed affascinante.
ANALISI DELLE SEQUENZE.
Tra tutte le parti dell’opera, amo alla follia quella del bosco atro e quella a Dol Guldur.
Sia Dol Guldur che la foresta, sono ambienti tetri e lugubri, in preda al male.
Nella foresta cominciano a smarrire il sentiero, c’è un incantesimo che la attanaglia ed è bellissima la scena in cui Bilbo sale e trova la luce. L’importanza della natura nelle opere di Tolkien è elevatissima e, secondo me, PJ l’ha resa alla grande.
Gli alberi inquietanti sembrano quasi minacciare i nani che finiscono per perdere il sentiero e gli si annebbia la mente.
In particolare, la scena dell’attacco dei ragni, per questioni di spazio e di movimenti dei ragni in questo, era difficilissima da rendere, pertanto è ancora più grandiosa e l’effetto ottico, alla fine, è stupefacente.
La grandezza dello Hobbit sta proprio nella meraviglia delle scene che si susseguono sotto uno sfondo incantevole e, pertanto, le ambientazioni sono fondamentali.
Rispetto al primo film, non c’è più bisogno di presentazioni e, dunque, c’è tanta azione e i tempi morti (tipo la lunga riunione a casa Baggins durante il primo film) sono ridotti al minimo.
Come negli altri film, è presente un prologo, stavolta fa vedere Gandalf che si reca da Thorin alla locanda del puledro impennato, a Brea.
Ivi, lo convince a fare l’impresa dicendogli che hanno però bisogno di uno scassinatore (alludendo allo hobbit).
Forse, rispetto agli altri, questo prologo sembra un po’ forzato, così come il criticato finale che, mi ha rimasto un po’ sorpreso.
Fino ad ora, in questi 5 film di PJ sulla Terra di Mezzo, avevamo sempre assistito a mezzi finali, ma mai le vicende erano rimaste così in sospeso. Molti hanno criticato questo finale ma, col senno di poi, non è tanto male…sì, ti lascia un po’ sconvolto, però ti fa capire la vastità del cataclisma che si è abbattuto sul mondo, una volta che hanno risvegliato il drago.
Ed è inquietante. Inoltre, vien subito voglia di vedere il terzo capitolo che però uscirà tra un anno.
HIGH FRAME RATE.
Vedere Lo Hobbit in HFR 3d ha i suoi vantaggi ma presenta anche delle pecche.
l’HFR è, sostanzialmente, una tecnica che consiste nell’aumentare il numero di fotogrmmi al secondo, conferendo un senso di maggior realtà al film.
È difficile da descrivere ed anche da giudicare, perché dipende da persona a persona…c’è chi lo ama e chi invece non lo può sopportare.
All’inizio, si fa fatica a vederlo in questo modo, ma poi si comincia ad entrare quasi nella scena e man mano il coinvolgimento è sempre più estasiante, uno spettacolo per gli occhi.
Però, ci sono, a mio modo di vederla, due grandi svantaggi:
il primo è che non permette di concentrarsi sul soggetto dell’inquadratura. Ad esempio, se non c’è un primo piano si finisce per perdere di vista il personaggio per concentrarsi su altri oggetti nella scena.
Il secondo svantaggio è soprattutto nei film fantasy ed in particolar modo nei primi piani.
Talvolta, ci sono degli errori che non sfuggono alla vista e è svelato il trucco facciale degli attori.
Ricordo che un anno fa, in una scena nel capitolo precedente (che poi è stato il primo lungometraggio ad essere ripreso con questa tecnica) si vedevano tutte le protesi facciali ed il make-up che era stato applicato.
Dicono che il futuro del cinema e dei film, ma se così fosse, sarebbe da perfezionare.
In conclusione, quest’opera mi è piaciuta moltissimo ed è evidente che ci tenevo molto e, probabilmente, lo andrò a rivedere in 2d.
Peter Jackson, a mio modo di vedere, è un grandissimo regista, poiché per fare tutto ciò ci vuole una regia sapiente ed un regista paziente ed intraprendente.
Anche il drago, nella sua enormità, pur essendo essendo eccezionale, rende alla grande soprattutto grazie alle inquadrature che vengono fatte, in special modo sotto la montagna.
Perché, talvolta, entra nella scena come figura secondaria da cui i nani devono nascondersi e, conquista subito l’occhio dello spettatore: è inquietante.
C’è stato un grande lavoro da parte di tutti, tutto perfetto: regia, montaggio, colonna sonora, scenografia, fotografia, costumi etc…
Gli unici piccoli difetti possono essere la poca presenza di Beorn e di Gandalf e il fatto che dopo due film c’è chi non ha ancora imparato i nomi dei nani. La colpa non è né dello spettatore né del regista. Nella sceneggiatura, tutti i nani sono, chi più chi meno, ben caratterizzati…il problema è che lo spettatore è disattento. Lo spettacolo è l’unico elemento per farlo concentrare ed è lecito, come dargli torto.
Lo spettacolo prima di tutto e, proprio in virtù di questo, non è poi tanto rilevante la questione dei nomi. PJ è un grande regista sotto tutti i punti di vista e, le critiche che talvolta gli vengono rivolte sono penose e, mi viene da ridere se penso quanto siano insignificanti se confrontate alla grandezza di questo regista e a quella dei suoi film, come questo che è un vero capolavoro.
P.S. rivedere il cameo di PJ a Brea con la carota (come in ISDA), non ha prezzo ! 😀
Leggi tutto