Recensione su Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

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6,5 ma a Natale siamo tutti più buoni / 22 Dicembre 2013 in Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

Seguito de “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”, con lo stesso cast tecnico e artistico. La storia ormai è nota: far sì che i nani tornino nella propria terra natia abbandonata a causa di un drago, e per farci una trilogia di film da quasi tre ore ciascuno la si prende allo stesso modo in cui Amleto prende la vendetta, ossia alla lontana.
Molto alla lontana.
Troppo alla lontana.

Il problema nel giudicare questa pellicola è che oggettivamente è realizzata molto bene, confermando l’elevata qualità della serie. Ciò non era scontato, perché visti gli enormi incassi delle quattro pellicole tolkeniane precedenti avrebbero anche potuto girare un film mediocre o peggio, confidando nel fatto che moltissimi sarebbero andati comunque a vederlo.
Quello che hanno fatto con Harry Potter e Twilight, praticamente.

Non si può sorvolare però sul fatto che la divisone in più parti dello scarno romanzo “Lo Hobbit” sia stata frutto di una precisa e remunerativa scelta commerciale, la quale incontra difficoltà proprio nella brevità del romanzo da cui la pellicola è tratta. Per riuscire a farne una serie di film così lunghi si è annacquato il brodo talmente tanto da non sentire quasi più il profumo della carne e degli aromi usati per insaporirlo. Per tutta la pellicola si ha un continuo aprire parentesi, nella quasi totalità non chiuse, e ciò alla lunga infastidisce.

Si pecca inoltre nell’esagerato numero di personaggi secondari, che se ne “Il Signore degli Anelli” ci poteva stare, essendo un romanzo dai toni epici e dall’ampio respiro, qui zavorra eccessivamente il ritmo narrativo, con bruschi tagli da una scena all’altra e la perenne sensazione che questo film sia solo un riempitivo per arrivare alla terza pellicola.

“La desolazione di Smaug” non è affatto un brutto film, quindi. Peccato sia utile come una cintura senza buchi.

Dopo questa doverosa introduzione, che dire?

Se nella trilogia de “Il Signore degli Anelli” lo scopo della truppa era quello di distruggere un monile, la connotazione negativa della ricchezza è anche qui presente: il rettile sputafuoco infatti è sempre stato allegoricamente la rappresentazione dell’avarizia e della bramosia di ricchezze.
La Federorafi non sarà contenta.

Dal precedente capitolo rimangono i personaggi principali. Bilbo è sempre interpretato da Martin Freeman, bene nella parte e con un personaggio estremamente più interessante rispetto al nipote Frodo, irritante nel suo continuo sfiorare la morte. Ottimi anche Ian McKellen come serafico Gandalf e Richard Armitage nei panni di Thorin. Il terzetto si conferma convincente quanto nell’episodio precedente, e la loro personalità acquisisce nuove sfaccettature. Thumb up.

Per quanto riguarda le new entries abbiamo Bard, interpretato dal Luke Evans, ex villain in “Fast & Furious 6”, Lee Pace nei panni del re dell’etereo re elfico Thranduil e la coppia formata dal redivivo Legolas di Orlando Bloom e dalla Tauriel dell’ex “perduta” Evangeline Lilly, il cui personaggio è stato creato ex novo per rimpolpare il cast femminile della pellicola, dato che nei romanzi di Tolkien le donne sono frequenti quanto i barbieri aperti di lunedì.
Per ora è proprio quest’ultimo personaggio a essere totalmente campato per aria, ma per dare un giudizio definitivo è necessario attendere l’ultima parte della storia.
Cioè tra un anno, mannaggia all’avidità.

Il drago Smaug è interpretato attraverso la tecnica del motion capture da Benedict Cumberbatch, che dopo aver sbancato la televisione con il suo Sherlock Holmes sta progressivamente conquistando il grande schermo (era anche l’antagonista in “Into Darkness – Star Trek”). Doppiato dallo stesso Cumberbatch nella versione originale, in italiano la creatura ha la voce di Luca Ward, scelta azzeccata e l’ennesima dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, di essere uno dei migliori doppiatori nella storia di questa professione.

Il drago è forse l’unica ragion d’essere del film, essendo stato realizzato veramente molto bene sia dal punto di vista estetico sia per quanto riguarda l’uso che ne viene fatto. Alcune scene sono da mozzare il fiato per quanto sia maestoso fisicamente questo rettile, e l’attesa di vederlo in azione è stata quindi ripagata.

Dal punto di vista tecnico niente di ulteriore da dire. Le musiche di Howard Shore eccezionali, così come la fotografia di Andrew Lesnie; è un vero peccato che il grande pubblico badi così poco a questi elementi, che uniti ai costumi e alle scenografie (ottimi entrambi) formano il background artistico che porta ad avere prodotti dalla elevata qualità visiva.

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