19 Recensioni su

Il Grinta

/ 20107.1451 voti

Hailee Steinfeld è il vero Grinta / 6 Marzo 2018 in Il Grinta

Adattamento dei fratelli Coen del romanzo di Charles Portis a cui rimane più fedele rispetto al film con John Wayne.
Il film è narrato dal punto di vista della giovane Mattie Ross (un’ottima Hailee Steinfeld, che era al debutto sullo schermo) che ha appena perso suo padre uccisa da Tom Chaney (Josh Brolin).
Mattie è intenzionata a dare la caccia (personalmente o incaricando qualcuno di fidato) a Chaney e consegnarlo alla giustizia. Tosta e determinata riesce a convincere Rooster Cogburn (Jeff Bridges), soprannominato “Il grinta”, a darle una mano; insieme al ranger texano La Boeuf (Matt Damon) vanno sulle tracce dell’assassino.
Il film è interessante e coinvolgente soprattutto per il personaggio della 14enne Mattie, determinata a trovare l’assassino di suo padre e più adulta della sua età (anche se poi qualche volta lascia trapelare la sua giovinezza). Il grinta invece non desta inizialmente molte simpatie; attaccato alla bottiglia, scorbutico ma che ha comunque dei
valori (come si nota quando difende la ragazzina da La Boeuf). Anche il personaggio del ranger suscita sentimenti contrastanti; tanto antipatico all’inizio (anche se i battibecchi con Mattie sono tra le scene più simpatiche del film), quanto ben disposto nella seconda parte.
Si intravede poco la mano dei Coen, essendo il film basato su un libro (e non su una loro sceneggiatura originale) cercano di interferire il meno possibile con la storia di partenza.
Nel resto del cast da citare Barry Pepper nel ruolo del bandito Lucky Ned e Domnhall Gleeson in quelli di Moon.

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Buono ma… / 14 Settembre 2016 in Il Grinta

Un pò scialbo… non crea emozioni, nonostante sia girato in modo magistrale! deluso ..

Per qualche dollaro / 16 Giugno 2014 in Il Grinta

Bella pellicola confezionata dai fratelli Coen, che rivisitano a modo loro il genere western e lo arricchiscono con tratti tipici del loro stile (il caratteristico umorismo, ad esempio). Ne esce fuori una storia basata sulla vendetta, che intrattiene umilmente senza sbavature.
Tra gli elementi più positivi del film, spiccano le interpretazioni del cast. Molto convincenti Jeff Bridges e Matt Damon nei rispettivi ruoli dello sceriffo ubriacone e del texas ranger.

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29 Marzo 2014 in Il Grinta

Il Grinta è una storia qualunque del tramonto dell’epoca western, quando l’era dei cowboys e dei pistoleri cominciava inesorabilmente il suo declino a vantaggio dell’avanzamento della civiltà.
Un declino tristemente evidenziato nel finale, in cui quelli che erano i protagonisti del selvaggio west sono ormai diventati fenomeni da circo, comparse erranti del Wild West Show.
Tratto dallo stesso soggetto del film che portò un vecchio John Wayne al suo unico oscar, se ne differenzia per l’impronta moderna donata dai Coen, con il loro stile minimalista e cerebrale.
La trama non è nemmeno un granché, un’ordinaria storia di vendetta con l’originalità del soggetto che la cerca, una ragazzina quattordicenne (e l’idea può piacere o non piacere) catapultata in un mondo di duri e di ubriaconi e in un ambiente oltremodo ostile.
Perché proprio il selvaggio west è il vero protagonista della pellicola con le sue fantastiche ambientazioni e un’alea di rispetto e di misticismo esaltata dal fatto che buona parte della vicenda si svolge nella zona che sta sotto il controllo dei nativi, i quali si vedono pochissimo ma la cui minacciosa entità aleggia pesantemente.
Tutto sommato un buon film, una storia di umanissimi antieroi, per questo stesso motivo sincera e coraggiosa.
Grande interpretazione di Jeff Bridges e anche quella di un irriconoscibile Matt Damon, che di solito fatica a piacermi, ma qui se la cava egregiamente.
Un’incetta di nomination agli oscar 2011, senza vincere neanche un premio.

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15 Gennaio 2014 in Il Grinta

Qualunque sia il genere e la cornice le pellicole dei fratelli Coen sono delle opere letterarie moderne. I dialoghi sono unici, perfetti, spiazzanti i personaggi delineati con precisione. Ai Coen sarà sempre consentito qualsiasi “remake” e questo “True Grit” concede anche alti momenti di poesia, con regia e fotografia superlativi. Molto più di un western, ovviamente.

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12 Dicembre 2013 in Il Grinta

I fratelli Coen non danno il loro massimo in questo lavoro come remake del famoso El Grinta del mitico John. Qualche loro impronta non manca ma siamo abituati a pellicole sicuramente migliori di questa.
Brutto? Certo no ma non mi rimarrà come un film da consigliare.
Dei Coen ricordiamo altro non El Grinta.
“Tutto si deve pagare, in questo mondo, in un modo o nell’altro” non fa una piega!
Ad maiora!

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Al cuore, Coen! La prossima volta mirate al cuore! / 4 Giugno 2013 in Il Grinta

Lo sceriffo Cogburn cerca di colpire a revolverate una bottiglia di vetro, riuscendoci solo al quinto o sesto colpo: è l’immagine che meglio riassume l’andamento complessivo dell’ultima fatica dei fratelli Coen.

Il Grinta, nuovo adattamento del romanzo di Charles Portis, e non un remake del film del 1969, è una storia di vendetta e di crescita che si muove lungo i binari del western americano più classico sforzandosi di mettere in scena archetipi altrettanto classici. Fin qui nulla di male, anzi. Le premesse sono ottime, ma l’impianto narrativo che i Coen cercano di portare avanti si rivelerà farraginoso nella narrazione e troppo semplicistico nel risolvere gli snodi più importanti.

Abbiamo a che fare con un film parlato fino all’eccesso. Al di là del motore iniziale, non troviamo azioni che spronino il racconto. Il continuo narrare da parte degli interpreti vuole essere, forse, un omaggio alla narrazione della frontiera americana, un modo per ricordare che, oltre alla storia sullo schermo, esistono infinite altre storie che si intrecciano nel mito del West.

Ma, cinematograficamente, tutto questo funziona poco.

Emerge, all’inizio, la personalità forte e decisa di Mattie Ross (Hailee Steinfeld). La scena della contrattazione esigerebbe però un botta e risposta più asciutto e, in generale, passa fin troppo tempo prima che la ragazzina, Cogburn (Jeff Bridges) e il ranger texano LaBoeuf (un baffuto Matt Damon) comincino la loro avventura nei territori selvaggi.

A questo punto, ci si aspetterebbe un’inversione nei toni (non solo cromatici) del film, un passaggio netto dal mondo civilizzato al west senza legge. Le attese non sembrano essere disilluse: ad accoglierci lungo il sentiero c’è un impiccato.

Ma è un falso allarme, e non si capisce allora la decisione di inserire un paio di scene violente, sì, ma solo a livello visivo. Stonano con quello che vuole essere un western favolistico, ma che spesso scivola nel bambinesco.

E se il cattivo Tom Chaney (Josh Brolin) convince subito per impatto visivo, così non è nei minuti successivi, dove i cattivi si rivelano essere davvero inconsistenti, compreso lo sputacchiante Lucky Pepper (Barry Pepper).

Non tutto però è da buttare. Le interpretazioni sono buone (sarebbero state ottime, se sostenute da una sceneggiatura con più speroni), la fotografia a tratti magnifica, spesso intima e caravaggesca allo stesso tempo, capace di delineare i tratti fisici più rudi e marcati degli attori. Non mancano momenti ironici che strappano il sorriso.

Resta però la sensazione che i Coen non sappiano bene dove andare a parare. Incertezze nel registro stilistico, troppe parole e troppe mezze idee che, proprio come i proiettili di Cogburn ubriaco, vanno a segno solo sporadicamente.

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13 Gennaio 2013 in Il Grinta

Immensi protagonisti dalle splendide interpretazioni compensano dei Coen un po’ sottotono, soprattutto nel finale. Comunque un buon film.

22 Dicembre 2012 in Il Grinta

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

I Coen son di quelli che si possono tranquillamente andare a vedere per principio. Il remake del film che fu con John Wayne non ci somiglia neanche affatto, anche se non son proprio sicuro di ricordarlo. Quel che è più notevole è il fatto che, dopo averne tanto parlato male, qua ci si trova Matt Damon e sembra sappia recitare. Ma wow! Capito? Non sembra né bolso né altro! Anzi, io nemmeno me ne ero accorto che fosse Matt Damon baffuto da Texas Ranger, l’ho letto sui titoli di coda.
Una ragazzina finisce nel West a dover vendicare il padre ucciso a tradimento. Assolda il Grinta/Jeff Bridges, e con lui si mette alla ricerca dei cattivi, insieme al Texas Ranger, che già seguiva la stessa pista. È fin banale dire che durante il viaggio tutti avranno modo di conoscersi, aiutarsi, migliorarsi e blabla. È una vita fredda e dura, dove la legge beve whisky e gli impiccati si trovano appesi agli alberi; il viaggio è costellato da incontri, un mago/medico vestito da orso cerca pazienti morti a cui cavare i denti, mentre nevica soffice sul Grinta che racconta ininterrottamente della sua vita durante il viaggio. Freddo e duro come la terra in cui i morti non si possono seppellire.
Che la pischella sia così sveglia e astuta e simpatica, cresciuta in fretta per affrontare tutto quel che le capita, è forse un filo inverosimile; ma chissene.
I Coen affrontano un genere da cui è difficile pretendere sia detto qualcosa di nuovo, e lo fanno armandosi del loro stile e visione del mondo. Del resto non è mai solo la storia, ma come la si racconta, a contare qualcosa. E forse io francamente avrei pagato un pezzo di biglietto anche solo per l’ultima scena della ragazzina, ormai vecchia, sulla tomba del Grinta, stagliata sul cielo grigio di una collina, con alle spalle i rami voluttuosi di un albero ormai secco e morto. Ecco.

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I dettagli sfiziosi dei Coen / 25 Settembre 2012 in Il Grinta

Un grandissimo Jeff Bridges – che per quanto mi riguarda dopo Lebowski era praticamente scomparso (rimedierò con Crazy heart che gli è valso l’Oscar nel 2010…) – in una rivisitazione che ha segnato un’altra importante tacca nella storia del western.
Amo i Coen, perché sanno trasportare lo spettatore con una storia coerente e quadrata, infarcendola ogni tanto di dettagli tanto sfiziosi quanto meravigliosamente inutili (il dentista con la maschera da orso!); un cinema che forse non riuscirà a rompere la fredda cortina dei critici, ma conquista una grande fetta di pubblico senza scadere nel popolar-commerciale.
Irriconoscibile Matt Damon; generalmente non mi piace come attore (anzi in pratica mi piacque solo nel talento di Mr. Ripley), ma qui ha un ruolo stupendamente coeniano, da laccato e logorroico Texas Ranger. La ragazzina Hailee Stainfeld è una perfetta rompiballe con le trecce.

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Ma quanto sono bravi i fratelli Coen ! / 13 Gennaio 2012 in Il Grinta

Riesco a farti vedere ed apprezzare anche film che non pensavi di vedere ! Davvero Bello !!

adovo / 8 Marzo 2011 in Il Grinta

non ò mai fatto pazziate per i fratelli Coen, però seguire li seguo che trovai delizioso Non è un paese per vecchi, per citare il penultimo: motivo per cui, spronato anche da recensioni positive mi accucciai al cinema per vedere questo film qui che mi piacque, che io amo il senso di realismo che cresce nella storia della umanità, per cui adesso la sporcizia dei cowboys si vede di più e questo è un passo avanti per l’uomo tutto. siccome a volte sono scemo forte ci sono andato che non sapevo che ci recitava Damon, e non l’ò riconosciuto, mi sono accorto di lui solo nei titoli di coda e allora mi sono detto rimango e me lo riguardo, invece mi sono alzato e sono andato via frustraterrimo.

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8 Marzo 2011 in Il Grinta

Io l’ho trovato buono, certo non un classico Coen, ma la loro impronta c’è. E c’è non solo nel tocco di surrealismo che, come già detto, esce fuori ogni tanto, ma anche nell’inizio scoppiettante in cui Mattie infila tutti gli adulti attraverso le sue trattative commerciali e il suo carattere indomito.
E’ un racconto nelle corde dei Coen per quell’etica veterotestamentaria che aleggia sin dall’incipit: è la ricerca di vendetta e la definizione della giustizia all’interno della vendetta. Mattie vuole vendetta, si accontenta della giustizia, impiccare l’assassino, ma vuole una giustizia in qualche modo privata, che l’assassino sia impiccato per il suo di reato. Lo iato vendetta giustizia c’è per tutto il film: per l’entrata di Cogburn interrogato in un’aula di tribunale lì dove si comincia a distinguere cosa è legale e lecito o meno; per il ruolo del texas ranger che stabilisce, a parole, cosa sia o meno una violazione della legge, la rottura del contratto sociale. E’ l’america ai suoi inizi, il senso del western è lì nella definizione, difficile, fra violenza e reato, giustizia e vendetta.
Mattie sicuramente cresce durante il film, ma mi sembra che cresca nella capacità di provare pietà, solo alla fine, quasi a scapito della propria vita, prova pietà per il suo cavallo morente, mentre non riesce a fermare Cogburn per esaudire il desiderio del ragazzo morto, non riesce a fermare se stessa e la sua vendetta privata.
E alla fine ricalca le orme dei suoi due adulti tutelari, anche lei perde qualcosa nel suo percorso di crescita, un handicap fisico che è il prezzo da pagare, il prezzo che lei ricorda all’inizio del film in linea con la sua visione puritana della vita.

Tutti i duelli sono pensati come giostre medievali, fatti sui cavalli, con un rapporto molto fisico fra i due duellanti

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Un western ? / 7 Marzo 2011 in Il Grinta

Il grinta
Sarà che alcune scene mi sono sembrate troppo sopra le righe , sarà che il doppiaggio non proprio felice consiglierebbe prepotentemente solo la visione in lingua originale , o sarà invece che dai fratelli Coen mi aspetto sempre moltissimo , ma debbo ammettere a malincuore che pur restando un film gradevole e sicuramente vedibile , non fosse altro che per la grande prova di un Jeff Bridges bravo e convincente , sono uscito dalla sala parzialmente deluso .
Matt Damon ed ancor più Josh Brolin non mi sono sembrati particolarmente in forma mentre , a dispetto della sua nomination , ho scarsamente apprezzato la petulante recitazione della giovanissima e monoespressiva Hailee Steinfeld che impersona Mattie Ross che neppure l’attraversata a cavallo di un fiume in pieno inverno o la scarpa di un malvivente schiacciata contro il viso riescono a spettinare né a sporcare.

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Un bel western / 7 Marzo 2011 in Il Grinta

Ritmo incalzante ed una giovane protagonista stupefacente.
Peccato sia un po’ troppo patinato per il resto quasi perfetto.

21 Febbraio 2011 in Il Grinta

Di El Grinta con il granitico John non ricordo quasi nulla, se non che la ragazzina – mecenate sembrava una venticinquenne, aveva corti capelli color “trecce di Pippi Calzelunghe” ed indossava un camicione.
Penso che il confronto tra quel film e questo Il Grinta, però, sia fine a sé stesso.
Come hanno dichiarato i Coen, il loro Grinta è un adattamento del romanzo di Charles Portis e non un remake della pellicola di Hathaway.
In definitiva, non ho letto ‘sto libro, non ricordo il film del ’69, per cui mi affido solo alle impressioni nate in sala, l’altra sera.
Ho trovato questo lavoro dei Coen godibilissimo, piacevole, gradito agli amanti del genere western, perché -checché se ne dica- ci sono le pistole, ci sono i cavalli, i cappellacci e gli speroni. Perciò, esteticamente, siamo in un vero film di cowboy e non ci piove.
Se, poi, esista un metaracconto, una parabola sottesa, una porta segreta che conduce a mondi narrativi alternativi, vi confesso che non me ne sono accorta e, forse, non mi interessa neppure scoprirlo.
Il Grinta mi è piaciuto per la sua “nitidezza”, per la sua capacità di intrattenere lo spettatore e di mantenerne viva l’attenzione con un registro lineare, fatto di lunghi dialoghi, personaggi ben delineati, addirittura buone scene d’azione, senza l’ossessione di correre a perdifiato dietro alla scena sensazionale, ai leziosismi.

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due ore passano veloci / 21 Febbraio 2011 in Il Grinta

Il grinta è un film dei fratelli Coen. e si vede.
ottima confezione, ottime ricostruzioni / scenari, fotografia, tutto perfetto. d’altronde è il “marchio di fabbrica”.
non so dire se da un punto di vista narrativo il film presenti tutte le caratteristiche del western, in ogni caso a me quello è sembrato, un buon film di genere.
Dunque niente sorprese, “solo” una storia ben raccontata.
Ottimo Jeff Bridges (bellissimo Grinta), degna spalla Matt Damon che interpreta un Texas Ranger (dai modi un po’ buffi, a me ha ricordato buzz lighter! ): i due battibeccano continuamente un po’ come Drugo e Walter, a ricordarsele citazioni a fiume :).
In sintesi le due ore passano veloci.

P.S. non ho visto il grinta “dell’oscar” di john wayne, quindi niente paragoni!

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Western moderno / 20 Febbraio 2011 in Il Grinta

A mio avviso, i fratelli Coen stanno rivelando un talento che inizialmente non avevo capito. Il remake del “Grinta” è una bella prova, che si differenzia dal precedente “Non è un paese per vecchi”, conservandone tuttavia lo spirito violento e truce. Anche in questo caso, ad opporsi al male è uno sceriffo dai principi solidi (seppur ben annaffiati di whisky) e dai modi spicci. Jeff Bridges si conferma uno dei migliori attori del momento e re-interpreta alla perfezione il ruolo che valse l’oscar a John Wayne, senza scopiazzature, ma reinventando un personaggio che, al di là dei modi burberi, si trova a compiere un viaggio in un territorio selvaggio in compagnia di una ragazzina fin troppo matura e determinata per la sua età. Il grande protagonista è però lo spietato West, fonte di ispirazione per tanti, che qui diventa motore del processo di crescita della giovane, che desidera giustizia ad ogni costo. Quello descritto dai Coen è un mondo duro, con personaggi come il medico errabondo vestito di pelli d’orso che raccatta cadaveri per estrarne i denti, sperando di vendere il resto, e che ricorda vagamente “La strada” di McCarthy (autore, neanche a farlo apposta de “Non è un paese per Vecchi”). La giovane protagonista lascia a casa mamma e fratellini ed affronta di petto questo mondo crudele, senza lasciarsi scoraggiare, affrontando trattative fraudolente con personaggi disposti solo ad approfittarsi della sua giovane età, prima di partire per un viaggio con due compagni che non dimenticherà tanto facilmente e che inizieranno a stimarla a loro volta.
Il Grinta, secondo me, è una buona metafora per descrivere il mondo di oggi, che non si dimostra meno violento del vecchio West e che richiede ai ragazzi di maturare prima del dovuto.

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Uno sparo nel buio / 19 Febbraio 2011 in Il Grinta

Nascosti fra le righe di un buonismo Capriano, dove anche il cattivo sdentato ha un flavour edulcorato ed un sorriso sulle labbra, i Coen estraggono la Colt, ma l’unico a sparare veramente, alla fine della fiera, è solo Bridges. Mastodontico nel suo gestire una versione di Wayne metà jack Sparrow e metà Drugo, riesce a sopraffare un film che di spunti positivi non ne possiede poi tanti. I due Coen sembrano voler rimanere legati, per riverenza verso un genere che ha fatto la storia del cinema americano, alla tradizione, e quindi non osano più di tanto, volutamente impiastrati di colori tenui che peró non fanno altro che rendere piatta la fotografia sia materiale che psicologica di un west depresso. Niente colpi di genio, quindi, ma una narrazione che si tiene in piedi grazie, lo ripetiamo, ad uno straordinario Bridges ed a un’ottima interpretazione della Stainfeld. Anche Damon, pur piegandosi alle dicotomie del personaggio, non risulta del tutto convincente. Una cosa è certa: questo remake ti fa venire la voglia di gustarti Hathaway e il 1970.

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