22 Recensioni su

Boyhood

/ 20147.4373 voti

Non voglio essere il tuo eroe / 18 Luglio 2015 in Boyhood

Molti hanno trovato questo film noioso. Molto meglio un film d’azione o un film sdolcinato, giusto?
Eppure noi ragazzi che siamo cresciuti in questo periodo dovremmo guardarlo propio perché rimanda alla memoria la crescita. O perlomeno come è crescere in questo periodo. Mason è un piccolo eroe, che guarda ciò che lo circonda senza giudicarlo. E il cinema mostra la realtà nuda e cruda, senza inganni. Senza spese. Senza trucchi. L’unico bene investito sono dodici anni di tempo. E’ un film che va visto fino alla fine. Perché è la vita vera, non è più illusione del cinema. In un certo senso snatura il cinema e l’idea di meraviglia che dovrebbe portare. Offre troppa riflessione. Ed è questo che lo rende imperdibile.
E se a qualcuno è sembrato troppo semplice, si ricordi che la vita è così, estremamente semplice.
Fatta di lunghi momenti. Di pause e di riflessioni.
Non esistono momenti di intensa drammaticità o di enorme gioia.
E non esistono ne grandi eroi ne persone mostruose. Esistono solo bambini che crescono in una vita difficile. Senza mai rinunciare a se stessi.

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6.5 / 9 Luglio 2015 in Boyhood

Il film è fatto molto bene con attori molto bravi ma, per i miei gusti, è davvero troppo lento e lungo. Due ore e mezza in cui succede poco e niente. Potrebbe finire in una qualsiasi parte del film e non farebbe differenza. Non lo rivedrei.

12 anni in 146 minuti / 4 Luglio 2015 in Boyhood

Per molti Boyhood è stato un calvario: un film lento, biografico e lungo. Che accostamento terribile, alcuni si sono uccisi per molto meno. Il problema è che io adoro i film lenti, lunghi e biografici.
Questo immenso romanzo di formazione su celluloide che per alcuni è stato la noia fatta a film non è riuscito ad annoiarmi neanche per mezzo secondo, per molti nulla di eclatante, solo lo sviluppo di una vita normale.
Appunto, è proprio questa la cosa fantastica.

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wow / 19 Aprile 2015 in Boyhood

emozionante per chi come me è coetaneo del protagonista, veramente bello

L’EMOZIONANTE ESPERIMENTO DI RICHARD LINKLATER / 22 Marzo 2015 in Boyhood

Linklater, che vanta già una trilogia filmica in cui ad accompagnare la storia d’amore dei due protagonisti è il tempo, ha deciso con questo film di rendere il tempo l’elemento fondante della storia, il tempo che ci vede cambiare, per questo il protagonista di Boyhood è un bambino, anzi, la protagonista di questa storia è la crescita di un bambino!L’ho visto diverso tempo fa e ci ho messo alcuni giorni per capire se e quanto mi fosse piaciuto e ci sto mettendo ancora di più per scriverne. La verità è che questo film è quasi un capolavoro nella sua originalità, ed ora vi spiegherò il perché.

Era il 2002 quando Linklater scelse un bimbo di 6 anni, Ellar Coltrane, per il ruolo da protagonista di quello che sarebbe diventato il film più lungo della storia del cinema, Boyhood appunto. Perché il più lungo? Perchè per girare i suoi 165 minuti ci sono voluti la bellezza di 12 anni, dal 2002 al 2013!! Che cosa avrà mai dovuto raccontarci Linklater per esserci voluti tutti questi anni? Di primo impatto mi verrebbe da rispondervi NIENTE. Allora perché mi è piaciuto? Perché rispondendo alla domanda con più calma, e dopo aver riflettuto sull’insieme, sui mille racconti contenuti in questa storia la risposta diventa la VITA. Linklater ci racconta la vita, e per questo fondamentale motivo non si può non amare Boyhood.

Come dicevo prima, quello di Boyhood è un esperimento, il racconto più verosimile possibile del passaggio dall’infanzia all’adolescienza fino all’inizio della vita adulta di Mason, ma in realtà potrebbe essere anche il vostro passaggio! Per renderlo così veriterio, tanto da emozionarci nel profondo con una semplicità quasi disarmante, Linklater si è preso i suoi ben 12 anni, assicurandosi che il cast non si sarebbe tirato indietro (forse per questo ha inserito nel cast anche la figlia, Lorelei Linklater nel ruolo della sorella di Mason), perché oltre a Coltrene che interpreta il piccolo Mason, con lui crescono e maturano anche la madre, Patricia Arquette, e l’attore feticcio di Linklater, Ethan Hawke, nel ruolo dell’anticonformista padre, avvicinandoci alla famigla di Mason in un modo assolutamente naturale.

Non so a che punto della sua crescita io abbia iniziato a voler bene a Mason, ma ad un certo punto è successo, io sono entrata in totale empatia con quel ragazzetto spaventato dai mariti della madre e legatissimo ad un padre spesso assente.

Sebbene io non abbia apprezzato molto la figura della madre, penalizzata (a mio avviso) da una Arquette non perfetta (sono l’unica a pensarla così, ma davvero non mi è piaciuta), la figura paterna è uno dei punti forti di questo film. Hawke interpreta un uomo che fatica a crescere al momento giusto, ma si ritrova a crescere insieme al figlio divenendo suo amico; sebbene non sia riuscito a costruire una famiglia con la madre di Mason, scengliendo una vita più libera, dedita alla musica e senza convenzioni di sorta, diventa adulto con Mason, trovando una sua stabilità e mettendo su una famiglia dallo stampo borghese, famiglia che ci regala anche uno spaccato spietato dell’America dell’ultimo decennio. Linklater è stato geniale anche in questo, perché noi non vediamo solo Mason che evolve, noi vediamo, attraverso i suoi occhi, anche l’evolversi dell’America su più livelli. Ci sono Britney Spears e i Coldplay, ci sono Obama e Bush, ci sono Bibbie e fucili. Pensate se un film del genere fosse stato girato in Italia, pensate bene, agli ultimi dodici anni di questa nazione e poi cercate di capire come li avrebbe raccontati lo sguardo di un ragazzino nato nel’95 o giù di lì! Boyhood è un viaggio immenso, e se forse alcune parti di questo viaggio vi annoieranno o vi sembreranno banali, questo viaggio è la vita, è la normalità, la quotidianeità, che è fatta, ahimé, anche di noie e brutture. Voi definireste la vostra adolescenza banale?

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Qualche perplessità molti spunti. / 14 Marzo 2015 in Boyhood

Secondo me il film parte molto bene, almeno tra l’intro di Yellow dei Coldplay e un revival fine anni novanta/ inizio duemila secondo me il film affascina in qualche modo. Le varie riprese di Mason da piccolo secondo me sono molto valide e interessanti, in qualche modo l’idea è geniale, però il film si perde. Una recensione diceva: lascia emozioni differenti come la vita stessa. Non posso che condividere! La pellicola di per se non è niente di incredibile però, riesce almeno, a provocarti emozioni e questo vale qualcosa. Penso che il premio come attrice non protagonista non dovesse andare a Patricia che ha avuto un ruolo si importante ma svolto abbastanza normalmente e penso che tutto il clamore intorno a questo film lo abbia fatto sgonfiare più del necessario.

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Intrattenimento in 12 Anni / 28 Febbraio 2015 in Boyhood

Lo sguardo di Linklater si pone sulla platea, ma il suo esperimento trova forza, nel mancare le svolte, quello che noi vorremmo, invece, vedere, riuscendo così a dilatare il tempo e a renderlo protagonista enfatizzando quella che è poi la sua caratteristica con più risonanza mediatica.

24 Febbraio 2015 in Boyhood

21 Febbraio 2015 in Boyhood

Il progetto lungo 12 anni di Linklater è una lunga operazione nostalgia, per me che condivido col protagonista l’arco di tempo descritto. Ho dunque molto molto apprezzato certi eventi, piccoli ricordi della mia vita e forse più di tutti mi ha emozionato il momento in cui Mason va a prendere eccitato la sua copia di Harry Potter, perchè mi ha ricordato me stessa, l’attesa spasmodica, la prenotazione del libro dal mio librario, la felicità di averlo tra le mani liscio e nuovo; non mi manca neanche il momento Dragon Ball, quello Britney, quello High School Musical, tutta le aspettative pre-università/college ed è in queste piccoli dettagli che ricostruiscono più di un decennio che Boyhood è fortemente commovente, perchè ti prende il cuore e ti racconta la tua stessa vita. Tanto di cappello allora alla caparbietà del regista e a tutta la crew che ha dato vita a questo film realistico che narra cose normali, facendomi sentire un po’ vecchia. Detto questo, detto quello che mi dice il cuore, il film è forse eccessivamente lungo, esaltato eccessivamente; sicuramente riscalda il cuore ma io non eleggerei a capolavoro assoluto perchè tolta l’idea di girarlo davvero per 12 anni e tolto l’effetto specchio con la mia vita, è un film che dimenticherei data la sua confezione molto molto semplice. Lo avrei apprezzato se non avessi io stessa vissuto quei determinati momenti della cultura pop? Il modo di raccontare la vita di questo ragazzino mi avrebbe colpito abbastanza senza le mie esperienze personali? Non lo so. So che non mi ha lasciato con la sensazione di aver visto qualcosa di enorme, ma va bene così.

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Una delusione / 20 Febbraio 2015 in Boyhood

Il film ha l’unico merito dell’esperimento cinematografico che mette in pratica: raccontare personaggi tramite dodici anni di riprese, mettendo in scena il passaggio merceologico dal gameboy all’iphone. Oltre questo , solo il trionfo della banalità con dialoghi da soap opera. In certe puntate Milagros era più avvincente.

23 Gennaio 2015 in Boyhood

Boyhood non è un bel film, esteticamente parlando, né estremamente coinvolgente, d’impatto visivo, con un gran racconto alla base. A dire il vero Boyhood non è nemmeno un film, è semplicemente la vita. Banale, ripetitiva, delle volte crudele, delle altre dolce, delle altre ancora sorprendente. Insomma, è la nostra vita vista da fuori, la vita di una persona qualunque, con alti e bassi.
Non c’erano dubbi però, fin dal principio, che questo film riuscisse bene. C’è sicuramente qualcosa che lo rende magnetico e nella sua ‘banalità’ è estremamente originale, perché è favolosamente reale, ogni piccola cosa. Sapevo già cosa ci fosse dietro, ma una cosa è saperlo ed un’altra è vedere con i propri occhi la mostruosità del progetto.
L’idea del regista di portare avanti qualcosa di così ambizioso, radunando ogni anno, per dodici anni, gli stessi attori. Penso sia assolutamente spaventoso – non trovo migliore aggettivo. Perché la pellicola prende letteralmente vita, ed io sono stata in ansia per tutta la durata del film.
Immaginate gli attori che si guardano invecchiare su uno schermo, o crescere. E’ spaventoso, ripeto, perché reale, terribilmente reale. La vita ti passa davanti e capisci tante cose, fin troppe, e dodici anni volano via così, in poco meno di tre ore.
Tutto questo rende Boyhood un film speciale, difficile da dimenticare e forse anche da digerire.

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17 Gennaio 2015 in Boyhood

Ho sempre seguito con molto interesse Linklater,. Da sempre un filmaker brillante, tanto nei suoi progetti più “indie” (la famosa trilogia) quanto in ambito mainstream (School of Rock per dirne uno), ma non posso non considerare questo Boyhood come il suo peggior film. Di certo vincerà tutti i premi possibili ed immaginabili, ma più per l’originalità del concept che per reali meriti artistici (anche se le interpretazioni sono molto buone, in particolare la Arquette in una parte che mette impietosamente in risalto i segni del tempo). In particolare evidenti problemi di sceneggiatura probabilmente inevitabili per un’opera che abbia avuto un periodo di gestazione tanto lungo. Film godibile ma che spesso gira a vuoto e che lascia poco o nulla.

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Il tempo scandito / 16 Dicembre 2014 in Boyhood

A conti fatti, Boyhood è un classico percorso di formazione/maturità come tanti se ne vedono nel panorama cinematografico. Ciò che rende particolare e interessante questo film di Linklater è senza dubbio l’originalità del progetto. Ben 12 anni coprono l’arco narrativo di questo ambizioso racconto. I segni del tempo che passa sono percepiti in maniera quasi naturale dallo spettatore, grazie alla graduale crescita degli attori. Crescita che non si manifesta solo dal punto di vista fisico, come ben si vede, ma anche da quello psicologico.
Una cosa che ho apprezzato in questa pellicola è stata la scelta del regista di non rappresentare i passaggi temporali in maniera esplicita, ma semplicemente attraverso l’uso di dialoghi sul periodo corrente oppure tramite degli oggetti di uso comune. Salvo poche occasioni infatti, sono solo i piccoli dettagli a suggerire allo spettatore la giusta collocazione temporale. Un esempio è quando i ragazzi si dilettano con i videogiochi. Le console che vengono mostrate di volta in volta rispettano il loro effettivo ordine di apparizione nel tempo, oltre al periodo di uscita. Inizialmente Mason gioca con un Game Boy Color, poi fa la sua comparsa la prima Xbox o più avanti vediamo una Nintendo Wii.

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“La vita mentre si svolge” / 15 Dicembre 2014 in Boyhood

Di questo film mi interessa solo l’idea, cioè girare con gli stessi attori per dodici anni, vedendo in contemporanea la loro crescita reale e quella nel film. Esperimento interessante, che in qualche modo Linklater aveva già provato con i tre film Prima dell’alba, Prima del tramonto e Before Midnight, tre film strutturati con gli stessi personaggi, come se esistesse un’altra dimensione immaginaria dove le vite dei film “continuano”, indipendentemente dal pubblico che le guarda. E’ interessante anche vedere tutto ciò che avviene in una famiglia attraverso gli occhi di un bambino e in questo Linklater riesce perfettamente. In particolare però la trama di Boyhood non mi ha particolarmente emozionato o entusiasmato. Una famiglia media e bianca americana, dove non succede niente di eccezionale, ( e questo di per sé dà senso al film, “mostrare la vita mentre si svolge”), e in definitiva non si differenzia da tutte le famiglie mostrate nelle serie tv americane. Per me il cinema deve dare altri messaggi, essere conflittuale nei confronti della realtà in modo forte per essere veramente incisivo…oppure essere del tutto onirico e trascinarci in modi completamente slegati da quello che viviamo ogni giorno…ma in definitiva sono gusti!

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3 Dicembre 2014 in Boyhood

La vita di una famiglia separata vista tramite la crescita dei due figli. Pesante e molto difficile capire alcune scelte soprattutto quando ci sono figli di mezzo che dovrebbero essere tutelati.
Purtroppo quanti ce ne sono di uomini violenti che picchiano le donne. Tremendo eppure spesso sono persone vicino a noi.

Ho visto il film in due giorni ma cmq l’ho trovato troppo troppo lungo.

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Esperimento cinematografico / 3 Dicembre 2014 in Boyhood

Mi consigliano questo “Boyhood”, molto particolare e coinvolgente ma non mi dicono tutto, pure perché non amo sapere prima le cose (trama, come è stato realizzato o altro) in quanto preferisco gustarmi tutto da solo cercando anche di capire le cose senza già saperle. E quindi inizio a vedere questo film della durata di ben 165 min.
Mason, 8 anni, vive con la sorella e la madre. I genitori sono separati e il padre lo vedono nei weekend. La madre tenta diversi matrimoni fallimentari. Il padre anche se un po capestrato riesce a trovare uno pseudo di equilibrio. Famiglie allargate quindi. Fratelli trovati e poi anche abbandonati. E il tempo passa. Mason cresce, diventa adolescente e poi finisce gli studi.
12 anni della sua vita e della sua famiglia.
Noto due particolarità:
1=> in molti momenti del film non ci sta nessun rumore, un silenzio strano, direi reale (nella nostra vita non abbiamo colonna sonora in fondo…) e questo però un po mi disturba non so neanche bene il perché
2=> Mason come anche la sorella quando crescono gli attori sono incredibilmente somiglianti: Penso subito che in America ci sono tante di quelle comparse che figurati se non si trovano bambini e poi adolescenti simili fino ad arrivare ai 20 anni di Mason. Certo che anche la sorella che somiglianza… Mah…
Finisce il film…
Senzazioni: ho seguito passo passo la storia di questa famiglia americana con problemi di diverso tipo ma nulla di particolare alla fine. Problemi quotidiani tutti risolvibili e senza eventi eclatanti… Praticamente un libro dove il protagonista passa dall’infanzia avanzata alla fine della scuola.
Poi decido di leggere da qualche parte alcune recensioni riguardo a questo film per vedere cosa hanno trovato di più rispetto a quello che ho visto io e scopro che i protagonisti sono cresciuto con il film: quindi Mason è sempre lui, la sorella anche e tutti gli altri lo stesso. Infatti è un esperimento cinematografico decisamente innovativo. 12 anni di riprese (ovviamente non continue) in cui gli attori sono indubbiamente cresciuti insieme al film.
Bello, forte, interessante mah….
Alla fine cosa ho visto? La vita di Mason, la sua normale vita, la sua famiglia, la sorella e quello che forse farà…
Scusate, vado contro corrente ma mi è rimasto molto poco.
Interessante e piacevole. Lo consiglio perché è particolare soprattutto dopo aver saputo tutto ma per il resto…
E’ il quotidiano e nulla più.
Ad maiora!

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27 Novembre 2014 in Boyhood

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Storia di Mason e della di lui famiglia. In principio, Mason vive con mamma e sorella insopportabile, genitori divorziati, padre cazzaro ma presente. La mamma cambia mariti quasi alla velocità con cui tutti quelli che si sceglie scolano bottiglie di whisky. Alché probabilmente è un po’ difettosa lei. Mason crescecrescecresce, il padre c’è sempre pur ricostruendosi una vita a sua volta. Diramazioni. Si va avanti così fino a che Mason lascia il nido e va al college. Storia di costruzioni, ricostruzioni, quando si arriva dall’aver distrutto tutto, vite in assemblaggio, rodaggio, miraggio e maggio. Ho finito, coraggio. Di questo film dell’accoppiata Linklater-Hawke si è favoleggiato per anni (“sai che il regista di Prima del tramonto e successivi ecc, quel film figo coi due che si conoscono e parlanoparlano ecc, sta facendo un film girando ogni anno qualcosa, coi personaggi che invecchiano”, si diceva), poi finalmente è arrivato. Concepito a tavolino (per l’idea, prepotente, seguire 12 anni di vita di un bambino che cresce) e poi scritto man mano e girato non dico a braccio ma quasi insieme agli stessi attori (ché in 12 anni sai quante ne possono accadere), il risultato finisce per riempirsi di tanta America, e paure, e provincia, e vita supermedia di persone normalmente intelligenti, riprese in pochi momenti cardine (perché pochi in ogni esistenza) e una marea di quotidiane pennellate. E poi il regista ha chiamato la figlia, che nel film è la sorella, così almeno quell’attrice sapeva di averla a portata di mano, Lorelei Linklater, che è il nome più liquido del mondo. Mason invece ha spesso degli item di vestiario davvero discutibili, ma è simpatico, tranzollo e lascia fare, ma son caratteri; un po’ vaffan**lo e useless invece la chiusa, con lui che dieci minuti giuro 10 dopo esser arrivato al college si capisce finirà a scopare la sera stessa; e va bene la mitologia dei college americani ma boh.

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14 Novembre 2014 in Boyhood

Il cinema di Linklater è sempre così reale e tangibile… Rassicurante, eloquente, ma costruttivo. Una mano calda sul cuore. Unico difetto: i suoi film finiscono troppo presto.

2 Novembre 2014 in Boyhood

La verità ha mille facce, ma mai altrettante maschere. Così BoyHood si presenta agli occhi, e al cuore dello spettatore. Come racconto di una semplice e nuda verità, che in altre rappresentazioni scade in una banale ostentazione del sogno americano, sempre più impostato verso un tipo di archetipo ormai troppo vicino all’immaginario comune. Oltre i suoi schemi, oltre il suo schermo ( come descrive anche il protagonista ) non vi è che un sentiero già esplorato da numerose vite, e da tappe, che una volta raggiunte, non portano che a un senso di vano smarrimento.
La verità qui non si nasconde, ricalca a pieno l’immagine dei suoi personaggi, delineandoli in base ad un vissuto, e ad esperienze corrose dal lento incedere del tempo, e da una vita sempre più avara di emozioni.
Come radice essenziale dove si ramificano poi radici secondarie, così la storia progredisce, costruendo vari intrecci, varie vicissitudini, che non seguono un mutuo accordo con il destino. E ci si ritrova davanti ad una realtà, che pur chiedendoti di essere vissuta, ti lascia i suoi debiti, e tu non puoi che pagarli.
La narrazione è lenta, ma scorrevole, dandoti il tempo di assimilarla, e anche di contemplarla.
I rimandi ad un tipo di cultura eradicata nell’anima e nello scheletro di una nazione sono forti, ma esposti quasi a mo’ di denuncia, o critica silenziosa, che non ama proclami di altro genere, e che non si serve di logorroici monologhi, che hanno solo lo scopo di incantare per la loro natura anticonformista.
Un film i cui gli attimi son figli del tempo che ci ha donato.

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We can whisper things, secrets from our American dreams. / 31 Ottobre 2014 in Boyhood

Boyhood è un film che non è solo un film, ma una vera e propria esperienza.

Mi siedo sulla poltrona del cinema e incontro un bambino di sei anni di nome Mason, sua sorella ed i suoi genitori. È la classica famiglia americana che fa cose da famiglia americana, come andare alle partite di baseball e piantare cartelli con scritto “Vote Obama” nei giardini del quartiere. Il film procede, il tempo passa. E passa per davvero, lasciando i suoi segni sui protagonisti senza bisogno di trucco o effetti speciali. I personaggi (e gli attori che li interpretano) crescono, maturano, invecchiano, fanno esperienze, sbagliano, ricominciano da zero, soffrono, gioiscono, ed io vedo la loro vita scorrermi davanti agli occhi, ne divento partecipe, soffro e gioisco con loro. Mi immedesimo nelle loro esperienze, e non solo perché bene o male sono esperienze che tutti noi facciamo durante la crescita, ma anche per la sincerità e delicatezza con cui sono narrate, grazie ad una particolare attenzione per i momenti di vita quotidiana che non annoia né scade nel didascalico. Mi alzo dalla poltrona del cinema quasi tre ore dopo e sono stupita dal fatto che sia passato così poco tempo, perché in quelle tre ore sono condensati ben dodici anni di vita e di storia. Il bambino di prima è ormai adulto, io stessa l’ho visto crescere, e quasi mi rattrista non sapere che ne sarà di lui dopo i titoli di coda. Un po’ come quando termini un bel libro e “vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira” (Holden Caulfield docet). In sintesi, Boyhood è un esperimento a mio parere perfettamente riuscito, nonché una delle pellicole di finzione più vicine ad uno spaccato di vita vissuta che io abbia visto finora. Ho apprezzato molto anche la capacità di Linklater di mostrare, attraverso la storia di una singola famiglia, l’evoluzione dell’intera società americana nell’ultima decade.
Menzione speciale per la bravura degli attori protagonisti e per la splendida e ricca colonna sonora che spazia da Bob Dylan agli Arcade Fire. “Hero” dei Family of the Year sul finale, poi, è talmente azzeccata che sfido chiunque a trattenere la lacrimuccia di commozione.

Boyhood è un’esperienza che vi consiglio di fare.

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come un libro / 31 Ottobre 2014 in Boyhood

Vedere questo film in cui i personaggi cresco, invecchiano, mutano mi è sembrata l’esperienza cinematografica che più si avvicina all’esperienza della lettura. Avete presente quando alla fine di un libro vi sembra di conoscere i personaggi di persona così in boyhood la sensazione è la stessa ed è piuttosto difficile abbandonarli alla loro sorte.
L’unico appunto che posso fare è che i 5 minuti finali si potevano evitare e chiuderlo prima tanto che lo si sapeva che andava così come è naturale che sia, non c’era bisogno di mostrarlo.

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Lo sguardo della vita. / 27 Ottobre 2014 in Boyhood

Gli occhi di Mason rispecchiano le aspettative, gli sconforti, i tormenti e i desideri umani. Gli occhi di Mason rispecchiano la vita stessa. Lo sguardo candido e smarrito della prima scena lascia gradualmente posto a una visione intimista ed esistenziale, unica e indiscutibile. Non ho intenzione di versare fiumi di parole, in questo caso risulterebbero solamente ridondanti e infruttuose.

Lasciatevi guidare dalla pellicola, dai suoi protagonisti e dalla sua filosofia. Vi accorgerete che Boyhood non è altro che la storia della vostra vita. La storia della nostra vita.

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