Recensione su Boyhood

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27 Novembre 2014

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Storia di Mason e della di lui famiglia. In principio, Mason vive con mamma e sorella insopportabile, genitori divorziati, padre cazzaro ma presente. La mamma cambia mariti quasi alla velocità con cui tutti quelli che si sceglie scolano bottiglie di whisky. Alché probabilmente è un po’ difettosa lei. Mason crescecrescecresce, il padre c’è sempre pur ricostruendosi una vita a sua volta. Diramazioni. Si va avanti così fino a che Mason lascia il nido e va al college. Storia di costruzioni, ricostruzioni, quando si arriva dall’aver distrutto tutto, vite in assemblaggio, rodaggio, miraggio e maggio. Ho finito, coraggio. Di questo film dell’accoppiata Linklater-Hawke si è favoleggiato per anni (“sai che il regista di Prima del tramonto e successivi ecc, quel film figo coi due che si conoscono e parlanoparlano ecc, sta facendo un film girando ogni anno qualcosa, coi personaggi che invecchiano”, si diceva), poi finalmente è arrivato. Concepito a tavolino (per l’idea, prepotente, seguire 12 anni di vita di un bambino che cresce) e poi scritto man mano e girato non dico a braccio ma quasi insieme agli stessi attori (ché in 12 anni sai quante ne possono accadere), il risultato finisce per riempirsi di tanta America, e paure, e provincia, e vita supermedia di persone normalmente intelligenti, riprese in pochi momenti cardine (perché pochi in ogni esistenza) e una marea di quotidiane pennellate. E poi il regista ha chiamato la figlia, che nel film è la sorella, così almeno quell’attrice sapeva di averla a portata di mano, Lorelei Linklater, che è il nome più liquido del mondo. Mason invece ha spesso degli item di vestiario davvero discutibili, ma è simpatico, tranzollo e lascia fare, ma son caratteri; un po’ vaffan**lo e useless invece la chiusa, con lui che dieci minuti giuro 10 dopo esser arrivato al college si capisce finirà a scopare la sera stessa; e va bene la mitologia dei college americani ma boh.

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