Recensione su Boyhood

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Il tempo scandito / 16 Dicembre 2014 in Boyhood

A conti fatti, Boyhood è un classico percorso di formazione/maturità come tanti se ne vedono nel panorama cinematografico. Ciò che rende particolare e interessante questo film di Linklater è senza dubbio l’originalità del progetto. Ben 12 anni coprono l’arco narrativo di questo ambizioso racconto. I segni del tempo che passa sono percepiti in maniera quasi naturale dallo spettatore, grazie alla graduale crescita degli attori. Crescita che non si manifesta solo dal punto di vista fisico, come ben si vede, ma anche da quello psicologico.
Una cosa che ho apprezzato in questa pellicola è stata la scelta del regista di non rappresentare i passaggi temporali in maniera esplicita, ma semplicemente attraverso l’uso di dialoghi sul periodo corrente oppure tramite degli oggetti di uso comune. Salvo poche occasioni infatti, sono solo i piccoli dettagli a suggerire allo spettatore la giusta collocazione temporale. Un esempio è quando i ragazzi si dilettano con i videogiochi. Le console che vengono mostrate di volta in volta rispettano il loro effettivo ordine di apparizione nel tempo, oltre al periodo di uscita. Inizialmente Mason gioca con un Game Boy Color, poi fa la sua comparsa la prima Xbox o più avanti vediamo una Nintendo Wii.

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