Recensione su Boyhood

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23 Gennaio 2015

Boyhood non è un bel film, esteticamente parlando, né estremamente coinvolgente, d’impatto visivo, con un gran racconto alla base. A dire il vero Boyhood non è nemmeno un film, è semplicemente la vita. Banale, ripetitiva, delle volte crudele, delle altre dolce, delle altre ancora sorprendente. Insomma, è la nostra vita vista da fuori, la vita di una persona qualunque, con alti e bassi.
Non c’erano dubbi però, fin dal principio, che questo film riuscisse bene. C’è sicuramente qualcosa che lo rende magnetico e nella sua ‘banalità’ è estremamente originale, perché è favolosamente reale, ogni piccola cosa. Sapevo già cosa ci fosse dietro, ma una cosa è saperlo ed un’altra è vedere con i propri occhi la mostruosità del progetto.
L’idea del regista di portare avanti qualcosa di così ambizioso, radunando ogni anno, per dodici anni, gli stessi attori. Penso sia assolutamente spaventoso – non trovo migliore aggettivo. Perché la pellicola prende letteralmente vita, ed io sono stata in ansia per tutta la durata del film.
Immaginate gli attori che si guardano invecchiare su uno schermo, o crescere. E’ spaventoso, ripeto, perché reale, terribilmente reale. La vita ti passa davanti e capisci tante cose, fin troppe, e dodici anni volano via così, in poco meno di tre ore.
Tutto questo rende Boyhood un film speciale, difficile da dimenticare e forse anche da digerire.

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