Recensione su La canzone del mare

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La canzone del mare
Regia:

Song of the sea o di quelle semplicità disarmanti. / 24 Marzo 2015 in La canzone del mare

Per chi è avvezzo all’animazione anche se piuttosto cresciuto il problema di confrontarsi con un valido lavoro comunemente mirato ad un pubblico infantile si ripropone ogni qualvolta un titolo desta interesse e si vuole godere di qualcosa che non abbia nulla a che fare con interessi politici, morali e sociali ma si va, però, comunemente a trovarsi di fronte opere banali e con gli stessi motivetti favolistici di sempre, troppo prevedibili e scontati.
Di certo gli intenti semplici e puri che l’opera d’animazione si porta dietro scartando a priori quelle motivazioni così complicate ed articolate che portano le trame ad essere interessanti e coinvolgenti la rendono un’opera di facili sviluppi molto spesso deludenti. Ma che fare quando l’opera d’animazione è talmente semplice negli intenti e nella forma da risultare incredibilmente sofisticata e ricercata?
“Song of the sea” è di quelle fiabe semplicissime, senza troppi artifici e macchinazioni la cui trama si snoda tra leggende antiche e metodi di narrazione tradizionali, con risvolti non troppo originali ma che funzionano benissimo e non sono certo un problema. La trama non risulta banale o noiosa e si segue con ansia e con sollievo le vicissitudini di questi due bambini Conor e Saoirse, della loro fuga per tornare a casa e cercare di far avverare un’antica leggenda a cui ormai solo le vecchie canzoni credono.
L’ambientazione delle vecchie leggende gaeliche così avvezze a Tomm Moore tornano a vivere e a risvegliarsi, macchiando di incredibile e sofisticato un lavoro così piccolo da risultare di quei gioielli minuscoli ma preziosissimi.
Quel che si mostra prima di qualsiasi altro elemento del film è la sua grafica, il disegno. Uno stile ricco di particolari che ricorda Klimt e i vecchi giochi degli studi d’animazione tradizionali, di quella tradizione così tanto giapponese ma che acquista una vita tutta sua entrando in quel mondo variegato e grottesco del folklore irlandese.
“Song of the sea” si sviluppa in un modo totalmente disinteressato di quello che è il mondo fuori sé stesso, che non fa conto dell’animazione mondiale, di quello che è il mondo reale e di quella che è in fin dei conti la realtà e vive armoniosamente nel suo isolamento ricco di personaggi profondi quanto le magiche tradizioni a cui l’animazione di oggi pare tener troppo poco conto.

2 commenti

  1. Stefania / 24 Marzo 2015

    Spero di vedere presto questo lavoro di Moore.
    Intanto, se ti è piaciuto Song…, immagino possa interessarti The Secret of Kells https://www.nientepopcorn.it/film/the-secret-of-kells/

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