19 Recensioni su

Non lasciarmi

/ 20107.1444 voti

Non mi e’ piacciuto. / 17 Luglio 2017 in Non lasciarmi

Non ho molto da dire riguardo questo film. Claustrofobico, dolce e amaro nello stesso tempo. Ma non è lì il problema. Il problema è che non c’è un perché. Tutti i film che ho visto in vita mia, hanno un perché. Tranne questo!

Never let me go / 26 Agosto 2016 in Non lasciarmi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Kathy, Tommy e Ruth sono alunni del collegio di Hailsham, immerso nella campagna inglese e completamente isolato dal resto de l mondo.
Sin dall’inizio del film viene precisato che loro sono speciali, infatti sono dei cloni umani creati per donare i loro organi alle persone malate. Siamo in un contesto dispotico, alla fine del film viene rivelato che il collegio di Hailsham era un esperimento per provare che anche i cloni avevano un’anima e che erano esattamente uguali al resto degli esseri umani, ma il mondo ha preferito continuare ad avere la soluzione alle loro malattie e la scuola viene fatta chiudere.
Il film però non si concentra su quanto tutto ciò sia sbagliato, sull’etica umana ecc. infatti i protagonisti non provano nemmeno a ribellarsi al loro destino. Il messaggio del film lo cogliamo nel finale, quando Kathy riflette dopo la morte di Tommy. C’è davvero tutta questa differenza tra loro e il resto del mondo? Chi può dire di aver avuto abbastanza tempo? Di aver vissuto appieno la propria vita? Di aver usato il tempo che aveva nel modo giusto?

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Lasciami (perdere) / 22 Gennaio 2016 in Non lasciarmi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film che in partenza sembra avere del potenziale, peccato che si sprechi nella sua frammentarietà e sconclusionatezza. L’incipit si perde troppo nel descrivere l’infanzia “anomala” dei personaggi, così come le scene successive ambientate nei “Cottages” mancano l’obiettivo di sottolineare le differenze fondamentali di vita tra i futuri “donatori” e il resto della popolazione. I personaggi sono piatti e la storia d’amore risulta davvero poco profonda. Le (scarse) rivelazioni finali cercano di dare un verso a un film che doveva porre esplicitamente all’inizio l’interrogativo “Possono avere anche loro un’anima?”. Del resto manca proprio un dibattito interno a riguardo, considerando che solo due personaggi si dimostrano contrari alla scelta di “coltivare” una cerchia di essere umani per il bene della maggioranza (miss Lucy e Madam). Neppure i protagonisti si domandano se tutto ciò sia giusto. Per questi motivi il film finisce per non essere testimone di un messaggio ma diventa un’inerte attesa del “Completamento” (lo spettatore può benissimo leggerlo come “Titoli di Coda”).

Si potrebbe scrivere ancora molto riguardo a ciò che il film manca di approfondire. Un vero peccato.

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Tanto triste, tanto bello / 18 Dicembre 2015 in Non lasciarmi

Credo che questo sia uno dei pochi, rarissimi casi in cui il film è riuscito a catturarmi più del libro…In questi 90 minuti ho rivissuto il tutto in maniera più forte, più viva, più dolorosa.
Consiglierei di vederlo dopo aver letto il libro…credo che invertendo le cose il film mi sarebbe risultato lento, noioso. Invece sapendo già di cosa parlava, cosa accadeva, ho potuto gustare ogni secondo, senza chiedermi cosa stesse accadendo. Apprezzati anche i tagli fatti al libro, che forse avrebbero solo distolto l’attenzione dal filo principale.
Bello, emozionante, tremendamente triste.
Straziante.

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Un ENORME pugno nello stomaco! / 20 Agosto 2015 in Non lasciarmi

Ho letto questa citazione:

”Sono passate due settimane da quando l’ho perduto. Vengo qui e immagino il luogo dove sia raccolto tutto ciò che ho perso fin dagli anni dell’infanzia. Se fosse così, non faccio altro che ripeterlo, forse, in fondo al campo, all’orizzonte, apparirebbe una figura. Dapprima minuscola e poi sempre più grande, fino a che non riconoscerei Tommy. Tommy che mi saluta, che mi chiama. Ma non voglio che la fantasia prenda il sopravvento, non posso permetterlo. Continuo a ripetermi che comunque sono stata fortunata a passare del tempo con lui. Quello di cui non sono sicura è che le nostre vite siano tanto diverse da quelle delle persone che salviamo. Tutti completiamo un ciclo. Forse nessuno ha compreso veramente la propria vita, nè sente di aver vissuto abbastanza.”

e incuriosita ho visto il film senza sapere nulla della trama. All’inizio tutto bene poi come si entra nel vivo della trama e cominci a sentire una morsa che ti prende lo stomaco che non ti lascia nemmeno dopo aver finito il film.
Non so se lo consiglierei….almeno non a tutti.
La cosa che alla fine ho trovo più agghiacciante è l’accettazione e la rassegnazione totale di un destino scritto per noi da qualcun altro.

7 e mezzo.

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Non lasciarmi mai andare via. / 17 Agosto 2015 in Non lasciarmi

Ogni ragazzo non ha un cognome, ma una lettera. Kathy fa di cognome H, la lettera muta. E il suo personaggio è un personaggio silenzioso, discreto, talmente discreto che non riesce a parlare nemmeno quando dovrebbe. E ama una canzone, Never let me go. Forse perché ha una paura folle di perdere qualcuno. Il film è bello quanto il libro, forse anche di più. Riesce a rendergli onore. Ma non solo. Riesce a far provare ai ragazzi questa illusione di una speranza di salvezza che continuano a proteggere. Anche quando è tutto perduto. Il film è meno esplicativo del libro ma più profondo.
Da una parte mostra come il progresso a volte costi più del necessario. Dall’altra come degli esseri umani in tutto e per tutto, incapaci di dare la vita, salvino la vita. loro malgrado. Nonostante chiaramente provino ogni sentimento ed emozione non sono degni di essere definiti umani. Forse questo film ci chiede fin dove la nostra vita vada al di là di quella degli altri. Di come il disprezzo per ogni forma di vita elimini piano piano la pietà. E a questi ragazzi clonati cresciuti come polli d’allevamento non viene neanche concessa l’anima, se non senza prove sufficienti.
Dopotutto chiedevano solo un po’ di tempo. E per valorizzare quello che hanno si aggrappano a cose banali, come audiocassette e disegni. SI fanno del male a vicenda perché è l’unica cosa che possono fare.
Questo film offre solo una profonda riflessione su cosa sia la vita, su cosa diventi quando non sei nemmeno certo di avere un’anima.
Dolce e commovente, sostenuto magistralmente dai tre protagonisti che caratterizzano alla perfezione la loro parte. Imperdibile.

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16 Settembre 2014 in Non lasciarmi

Io sono sempre più convinta che il libro sia potenzialmente bello e ho intenzione di leggerlo, perché l’idea di fondo mi è piaciuta molto, ma credo che sia uno dei film che più mi hanno annoiata in assoluto, un copione che poteva scrivere chiunque perché diavolo, non parlavano mai, un’agonia in sostanza

13 Gennaio 2013 in Non lasciarmi

Toccante, distopico, drammaticamente intenso e duro, con una fotografia ricca di immagini meravigliose e ottime riflessioni su etica, sentimenti, relazione uomo/progresso. Unica pecca: un po’ frettoloso in alcune scene.

21 Dicembre 2012 in Non lasciarmi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Attenzione perché questo film a me è piaciuto a nastro e a manetta U_U e quindi spoilererò tantissimo. Se non leggete andatelo a vedere, che io non so con chi parlarne e son disperato, vorrei piangere con qualcuno, si trova anche su internet in originale, se non lo trovate chiedete ma si trova.
É stato un lungo strazio triste e bellissimo. E ho pure capito (ci ho messo un po’) che al Centrale danno i film tutti (forse) in originale, d’ora in poi ci andrò il più possibile, in questo che è il cinema d’essai più d’essai di Torino. Stretto e lunghissimo, 7 posti per fila e 1000 file.
In principio ti dicono che l’umanità ha trovato il modo per sconfiggere le malattie, e campare oltre i cent’anni. Siamo quindi in un mondo alternativo utopico, che si rivelerà ovviamente distopico.
Kathy, Rut e Tommy sono tre bambini in una specie di scuola speciale inglese, dove l’ordine e il rigore vittoriano vigono perfetti. I bambini si alzano tutti in fila al mattino e prendono il loro bicchiere di latte, dalla fila di bicchieri di latte. Un braccialetto suona ogni volta che entrano e escono dall’edificio.
Credevo di essermi rovinato la sorpresa sapendo purtroppo parte della trama, e cioè che loro sono cloni destinati a fornire pezzi di ricambio/organi per i malati. E invece no, perché questo viene rivelato quasi subito, da una istitutrice subito allontanata e dalla direttrice, Charlotte Rampling, che con quegli occhi monocromatici dimostra come, al solito, gli umani siano assai meno umani dei cloni inumani. The island, basato sulla stessa idea, punta tutto sul fattore sorpresa contenuto in questa rivelazione, che viene tenuta per la fine. E infatti The island fa un po’ schifo al cazzo.
Kathy, Rut e Tommy sono tre ragazzi diciottenni, e vengono trasferiti dal collage a un cottage (ridere) in attesa di essere chiamati per le rispettive donazioni. Anche qui godono di relativa libertà. Ruth (che è Keira anoressia Knightley) si è messa con Tommy e se lo scopa tantissimo, perché Kathy era timida e da piccina non ci ha provato per prima, nonostante lo abbia sempre amato. Kathy fa richiesta per diventare assistente.
Kathy, Rut e Tommy, dieci anni dopo. Lei è assistente, assiste i donatori nelle loro donazioni. Che possono essere una, due, tre, quante ne servono per arrivare al completamento. Al completamento il clone ha esaurito la sua funzione e muore. Per questo Kathy non ha ancora incominciato le donazioni, per gli assistenti c’è più tempo. Ritrova Ruth e Tommy. Solcati da cicatrici. Ruth sta per morire, e fa mettere insieme gli altri due. Tentano di posticipare la chiamata di Tommy per il completamento. Non riescono.
Ruth è completata dopo tre, Tommy dopo quattro.
Kathy è chiamata per la sua prima.
Questa è la canzone del titolo, la sceneggiatura è tratta da un romanzo di un japu trasferito a Londra che è famoso ma di cui al momento non mi sovviene il nome, cercatevelo.
Quel che è stato abbacinante era l’ineluttabilità di tutto quel che accadeva, insieme all’assenza di un moto di ribellione da parte dei protagonisti. L’ordine costituito non viene minimamente messo in discussione, il potere c’è (il braccialetto che suona) ma è invisibile e non oppressivo. Non ci sono guardie, non ci sono armi, non ci sono coercizioni. I tre compiono solo quello che devono, più di tutti Kathy, la vera protagonista, che è colei che alla fine da voce alla riflessione, di cui tutto il film è metafora, sul tempo che abbiamo da vivere e sull’uso che ne possiamo fare/aver fatto. E stato abbastanza? Ne avrei voluto di più? L’ho usato bene?
La qualità del film sta tutta nello spazio che lascia all’inferenza dello spettatore (minchia, un improvviso rigurgito di Lector in fabula di Eco) nel costruirsi l’immagine mentale di quale società possa permettere tutto questo, la soppressione a rate di queste poor creatures, per garantirsi i pezzi di ricambio. E nell’amore disperato per la vita che lega i tre protagonisti, impegnati a vivere il poco tempo che hanno e a convivere con le pulsioni e passioni della gioventù e con il loro destino segnato fin da bimbi. Sapendo che non la vecchiaia non è cosa per loro.
Tenete presente che a un sacco di gente ha fatto schifo, c’è chi ha storto il naso, chi ha pensato “maddai” ecc. Io alla fine ero sinceramente provato (credo come non mi capitava almeno da Il nastro bianco, di Haneke).

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28 Ottobre 2012 in Non lasciarmi

Manca la suggestività delle immagini, la delicatezza nelle descrizioni e la sensibilità dello scrittore. Tutto scorre come fosse soltanto una descrizione di avvenimenti che portano i tre a rincontrarsi alla fine. In realtà nel libro c’è molto di più, c’è l’antagonismo e l’amicizia tra Ruth e Kathy, i problemi di Tommy, il discorso di donatori ed assistenti è trattato in modo diverso. Poi ci sono alcune differenze che mi hanno proprio infastidito: ad esempio ribaltare completamente la storia della cassetta di Judy Bridgewater e omettere il fatto che tutte le cose abbandonate si trovano nel Norfolk.; oppure la delusione di Ruth di fronte al suo possibile non è spiegata come dovrebbe.
Alla fine del film mi sono chiesta cosa ci ha capito e cosa ha provato una persona che non ha letto il libro.
Comunque raggiunge la sufficienza per le interpretazioni di Carey Mulligan ed Andrew Garfield, davvero bravi e misurati.

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Pessimismo à gogo. / 13 Maggio 2012 in Non lasciarmi

E’ inevitabile fare un confronto fra il romanzo e il film.
Il libro è sicuramente meno pessimista rispetto al film e questo può essere visto come una necessità di rendere il film più “emozionante”, sebbene il libro lo sia pressoché altrettanto.
Al contrario rispetto al romanzo, nel film la prima parte ha meno spazio, mentre la seconda (quella dei Cottages e del “completamento” – come viene chiamato nel film) è più approfondita.
Considerando esclusivamente il film, devo dire che ricrea bene l’atmosfera di tristezza e, appunto, pessimismo. Lo si nota anche dalle scenografie (mi hanno colpito in particolare le varie scene ambientate negli ospedali-cliniche) e dai paesaggi quasi sempre piovosi.
Decisamente meglio la Mulligan rispetto ad una Knightley che, francamente, ho trovato davvero brutta (e lo intendo fisicamente, la solita magrezza che ha senso solo nel finale). Andrew Garfield invece si frappone senza infamia e senza lode.
Un po’ troppo frettoloso forse l’incontro fra Kathy e Tommy con Miss Emily e Madame.
Colonna sonora adatta ai facilmente emozionabili.

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film che ritornano / 8 Febbraio 2012 in Non lasciarmi

Ci sono film che li puoi guardare con attenzione, con gli occhi e con la mente, ci sono film che ti trascinano per qualche minuto per qualche ora o per qualche giorno, ci sono film che ti emozionano che ti regalano sorrisi o lacrime dolci o amare che siano e poi ci sono film che ti segnano… Ci sono film che li guardi e ti sembrano estranei alla vita e al tempo, sono film che probabilmente torneranno nel corso della tua vita, sono film che non puoi capire subito o che in qualche modo mutano il loro significato con il trascorrere della tua vita e con il pensiero che si trasforma in corsa e che a volte per un motivo banale, per una casualita’ o per qualcosa di piu magico ti riporteranno a pensare a quel film che magari fino a quel momento non ricordavi nemmeno di aver visto ma che pero’ rimane li, dentro di te.
Credo che questo sia uno di quei film.

Credo anche che sia un film che richiede preparazione… Non tanto tecnica o storica quanto di percorso di vita, per pensare di poterlo capire credo sia neccessario esser pronti a volerlo capire.

Credo che se ti appresti a guardare questo film solo con gli occhi, se ascolti i dialoghi solo con le orecchie, se osservi solo quello che vedi… Credo che potresti pentirti molto presto di avere iniziato a vederlo.

Le due cose che mi sono rimaste impresse di piu’ immediatamente dopo la sua visione sono due pensieri, due concetti che nella mia filosofia di vita mi sono molto cari.

Il primo e’ che qualsiasi cosa accada non e’ mai troppo tardi per rimediare e spesso pensare che lo sia e’ solo una scusa per convincerci o peggio ancora autoconvincerci che lo sia. La cosa piu’ importante non e’ non arrendersi ma non smettere di guardare, pensare e cercare anche oltre a quello che normalmente ci appare sotto gli occhi… Un po’ come si fa per capire fino in fondo questo film.

Il secondo pensiero e’ quello che l’arte sia essa pittura, scultura, musica, canto o scritto e’ l’unico vero mezzo di comunicazione libero dell’essere umano. Non e’ l’unico mezzo di comunicazione, badiamo bene, ma e’ l’unico veramente libero per quanto l’essere umano cerchi da sempre di rinchiuderlo in nomi, regole, dettami probabilmente proprio perche’ la sua potenza e la sua liberta’ fa’ paura. E’ interpretabile e allo stesso tempo non lo e’…. Spesso e’ l’unico modo con cui due persone possono scambiarsi emozioni, sentimenti e stati d’animo, senza che nessun altro possa percepirli allo stesso modo. Spesso e’ un diffonditore delle piu svariate sensazioni delle anime umane che una forma d’arte scaturisce anche assolutamente senza volerlo fare. E’ proprio questa anarchia e impossibilita’ di spiegazione logico scientifica che fa si che la storia dell’umanita’ cerchi da sempre con arroganza di inculcare nelle menti modi per spiegare l’arte per impedirne appunto la liberta’ e il conseguente impossibile dominio.

Credo che tutti gli altri pensieri sorti durante la visione richiedano un ragionamento e una riflessione piu ampia che neccessita anche di maggior tempo per l’incubazione.

e poi, una domanda relativa al film, non è forse da sempre che la storia dell’umanità divide vite di serie A e vite di serie B, senza porsi il problema di quanto questa scelta sia illogica e assurda??

Vi lascio come al solito un paio di estratti video dei momenti piu significativi del film secondo me, ovviamente.

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Bellissimo, non posso dire altro. / 27 Gennaio 2012 in Non lasciarmi

Ok, il libro è insuperabile, io stessa lo adoro, ma è proprio perché la storia di Ishiguro è così particolare e toccante che io pensavo fosse difficile trarne un bel film. Invece questo è più che bello.
Finalmente un film che rende giustizia al libro da cui è tratto. La storia è molto fedele a quella originale.
Poi vabbè, io adoro la Knightley.
Unici punto leggermente negativo: l’inizio è un po’ troppo sbrigativo, credo. Avrebbero potuto approfondire un po’ di più la nascita dell’amicizia tra Katie e Ruth, per il resto io lo trovo fantastico. Ti lascia addosso emozioni che non riesci più a scrollarti di dosso…Super- consigliato.

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insonnia / 6 Agosto 2011 in Non lasciarmi

Non sono riuscita a prendere sonno dopo aver visto questo film…
Il sorriso del protagonista nelle scene finale è peggio di un pugno alllo stomaco…

Noia al cubo / 14 Luglio 2011 in Non lasciarmi

Noia, noia, noia

7 Giugno 2011 in Non lasciarmi

Brutto. Oso dire che è alla stregua di un qualsiasi telefilm giovanilistico in cui c’è un triangolo, lui, lei, l’altra tutti amici d’infanzia e le coppie si scambiano nel crescere.
Ma manca soprattutto un buon scenografo (cosa non sarebbe potuto essere con una scenografia più visionaria), un buon regista (pensare che loro sono allacciati letteralmente al ricordo di quella scuola e il luogo per eccellenza ha il premio di uno stacco, foto ricordo e chi si è visto si è visto), un buon sceneggiatore. Il film è completamnete diverso dal libro, ma proprio tutta un’altra cosa, il che in sè non è una pecca, ma per l’appunto tutti i cambiamenti, tanti davvero, convogliano diritti diritti a costruire una storia d’amore che dall’impianto generale è preclusa a priori.
Stendiamo un velo pietoso sulla scelta di fare di Kathy una vergine in attesa del primo e unico amore, cosa che neppure Twilight quasi quasi.
Impalpabili tutti i protagonisti e quindi gli attori, nessuno scavo psicologico, il vuoto pneumatico attorno ai tre, ma gli stessi tre in verità sono solo Kathy e il suo rapporto con Tommy, della terza incomoda si perdono praticamente le tracce.
Convenzionale, piatto, piattissimo.
Il libro è molto, ma molto meglio

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1 Maggio 2011 in Non lasciarmi

Rispetto al libro di Ishiguro, che ho letto mi pare cinque anni fa, ho avuto l’impressione che la trasposizione cinematografica abbia ulteriormente accentuato il tono di sconfinata e inesorabile tristezza laddove il romanzo presentava un coté di mistero che ne alleggeriva il pessimismo. O forse allora era la mia difficoltà iniziale a comprendere chi fossero realmente i personaggi e quale il loro destino che invece il film svela in modo diretto e, a mio modo di vedere, troppo affrettato, sciupando il principale colpo di scena della storia.
Tant’è, durante i successivi tre quarti della pellicola l’angoscia trasmessa allo spettatore rimane il sentimento dominante e pressoché esclusivo e non favorisce certo una fruizione serena e partecipe degli aspetti filosofici ed etici che pure il tema suggerisce.

Nemmeno la prestazione dei protagonisti, che pure dovrebbero rappresentare un punto di forza trattandosi della crema del giovane cinema inglese, porta particolare valore aggiunto: rispetto alla deliziosa ragazza di “Orgoglio e pregiudizio” Keira Knightley è sciupata e ossuta in modo sbalorditivo anche nella parte inizizale in cui ciò non è richiesto da esigenze di copione, la Mulligan deliziosa (almeno nel viso, perché esibisce polpacci da terzino…) lo è ancora ma è monoespressiva, Andrew Garfield è abbastanza acerbo ma forse e proprio per questo sembra maggiormente calato nel ruolo.

Paesaggi piovosi e brumosi, scenografie austere o decadenti, scostanti personaggi di contorno, completano una delle opere maggiormente orientata alla depressione che si siano viste negli ultimi tempi e che in quanto tale giustifica il boicottaggio da parte del pubblico (inglese, americano e italiano) anche al di là dei suo demeriti.

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cloni innamorati / 9 Aprile 2011 in Non lasciarmi

Una grossa delusione. Ecco una chiara sintesi del film di Romanek, che parte tra le tinte smorte di un collegio inglese, nel grigiore delle divise e degli atteggiamenti delle insegnanti e prosegue lento ma scontato verso un finale con tanto di morale, che già s’era capita fin dall’inizio.
Ho trovato che l’idea alla base fosse poco innovativa e parecchio scontata, ma anche gli sviluppi dell’intreccio si aggrappano a situazioni inspiegabili o debolucce (l’arte come spunto per capire l’amore è un pò troppo semplice). Il brutto, a mio parere, è che non poteva neanche essere meglio di così.

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30 Marzo 2011 in Non lasciarmi

film in cui si centellina il succo, la parola chiave arriva quasi alla fine, equilibrio assoluto

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