10 Recensioni su

Porco Rosso

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“Un maiale che non vola è soltanto un maiale” / 8 Novembre 2020 in Porco Rosso

Un’opera straordinaria, una meraviglia delle meraviglie.
Miyazaki, tra gli scenari da sogno proposti nelle sue pellicole, la bellezza di ventotto anni fa v’inserì anche l’Italia(nello specifico la costiera adriatica che affaccia a Nord Est), nella sua idea crocevia di viaggiatori e avventurieri di varia natura.
Un luogo fondamentale nella prima metà del Novecento(per tutta una serie di motivi storici e strategico – geografici che ci lasciano immaginare che la scelta del regista giapponese non sia stata per niente casuale) ma questo non è un film di guerra o sulla guerra(pur trovandoci a cavallo tra due guerre mondiali), il contesto serve esclusivamente a creare la giusta suggestione per rendere fascinose le figure che si è scelto di rappresentare.
Porco Rosso è, di fatto, un film che sceglie il ritmo e l’avventura senza calcare troppo la mano ,com’è avvenuto in precedenti e in successive pellicole poi, su messaggi etici e su scenari apocalittici in cui v’era sempre una parvenza di umana catastrofe.
Miyazaki costruisce un’opera piena di sfumature, di momenti divertenti e di lievissime malinconie, d’imprevisti controsensi e d’azione per l’azione.
Certo non mancano i suoi temi principali come l’amore per la natura, il destino avverso che si scaglia contro l’ignaro protagonista, l’amore, la dolcezza e la bellezza infantile che hanno sempre contraddistinto le sue opere, nè gli scenari da lui tanto amati in Nausicaa(il cielo è nuovamente protagonista, in questo caso dalla prima all’ultima sequenza) ma, a differenza delle altre sue opere, questa volta il maestro sceglie un protagonista-eroe maschile, addirittura restituito sotto le inconsuete sembianze d’un animale considerato tutto fuorché impavido.
Sarà la piccola Fio (come prima di lei Nausicaa e Sheeta, e dopo di lei Kiki, San, Chihiro e Sophie) che attraverso l’amore e il coraggio riuscirà a infondere speranza nel giovane aviatore, ergendosi così a personaggio salvifico della serie e come specchio in cui riflettere tanto i bagliori dell’anima quanto i dubbi e le malinconie.
Torna anche il tema della maledizione e della metamorfosi che ci riporta alle sorti del principe guerriero Ashitaka (La principessa Mononoke) e della giovanissima Sophie (tramutata in una pur arzilla vecchietta ne Il castello errante di Howl).
Nulla è lasciato al caso in questo lungometraggio, meno che mai i dettagli che nell’insieme sono frutto di una ricerca estetica quasi maniacale da parte del regista(è impressionante la ricostruzione che fa dei paesaggi, degli interni e delle atmosfere del nostro paese tanto da riuscire a ricostruire un’ambientazione verosimile intrisa di tanto gusto retrò).
E’ un film molto più maturo rispetto alle sue precedenti opere, originale, a tratti romantico, rivestito di un’aria di malinconia che parla d’ amore, di fiducia nel genere umano, di un desiderio di libertà perfettamente rappresentato dal volo, ma è anche una vicenda di grandissima simpatia, capace di strappare più di un sorriso allo spettatore (e anche qualche lacrima).
Un film animato per adulti che si godranno una vicenda matura e ben narrata, con diversi rimandi alla nostra storia passata e al nostro paese in cui non potranno non ritrovarsi ma che, con diverse chiavi di lettura, si presta anche a una visione scanzonata e divertente da parte dei più giovani, grazie soprattutto alla presenza di un protagonista sì tormentato, romantico e malinconico, ma anche molto simpatico a livello grafico.

P.s. Recensione postata da me su altri siti.

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Porco Rosso / 3 Maggio 2020 in Porco Rosso

“Porco Rosso” è il film romantico di Miyazaki. Marco Pagot è un aviatore; in particolare, si guadagna da vivere cacciando i pirati del cielo. Ma Marco Pagot è anche “Porco Rosso”: un aviatore antifascista, trasformato da una maledizione in maiale, giudicato come antisociale dal regime mussoliniano. Egli conquisterà l’amore di Fio e Gina. I pirati assumono Curtis, il più grande aviatore americano, per abbatterlo: ma la battaglia tra i due(degenerata in scazzottata) è vinta da Marco.
Il film rientra a pieno nella poetica di Miyazaki: troviamo la fascinazione-critica della società tradizionale giapponese(nel buddhismo il maiale rappresenta l’ignoranza, ma nel film “porco rosso” è un classico insulto della demagogia fascista, dunque nell’ottica di Marco è “meglio essere porci che fascisti”), l’amore adolescenziale(l’amore proibito di Milo per il porco, qualcosa di vagamente simile lo ritroveremo nella “Città Incantata”) e sopratutto il “dramma del sopravvissuto”(Porco è l’unico sopravvissuto tra i suoi compagni), dove emerge il dualismo di Marco come personaggio eroe per la sua militanza e vittima del suo destino(ricordiamo che i sopravvissuti della seconda guerra mondiale in Giappone vennero ripudiati e dimenticati dalla popolazione). Centrale è dunque un romanticismo da romanzo ottocentesco: l’unica via di fuga per Marco è il volo, la sublime esaltazione della libertà.
Uno dei tanti film dello Studio Ghibli meritevoli di essere visti e rivisti.

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“Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale” / 12 Giugno 2015 in Porco Rosso

E ho detto tutto.

26 Marzo 2015 in Porco Rosso

Il meno visionario dei film di Miyazaki, eppure forse proprio per questo, paradossalmente, anche il meno realistico. I pochi elementi fantastici – la trasformazione del protagonista in suino, la flotta celeste di aeroplani – rimangono isolati e inspiegati rispetto alla vicenda, con qualche punta misticheggiante di troppo. I personaggi sono spesso poco credibili e scontati (Fio, Curtis, anche Gina), e la vicenda non sempre si svolge del tutto logicamente; anche il finale è abbastanza gratuito.
Rimane la bella ambientazione, tra una Dalmazia e un’Italia sublimate dalla fantasia dell’autore, e il tono piacevolmente elegiaco.

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4 Dicembre 2014 in Porco Rosso

Una delle più belle viste che si godono sulla terra è il cielo, la cui grandiosità supera ogni immaginazione. Il panorama celeste con la sua sconfinata e pittorica maestà avvolge l’intera terra: a est uno splendore dorato annuncia l’alba, mentre ad ovest il cielo cremisi da addio al giorno. Benché in genere sia azzurro, il cielo può tingersi di qualsiasi sfumature di colore: arancione, cremisi, verde, bianco splendente, grigio tetro ecc… Tutto dipende da come le onde luminose entrano nell’atmosfera e da ciò che incontrano nel loro tragitto verso il basso. Il fascino di questo mondo, apparentemente vicino, ma poi lontano, ha spinto molti artisti, e non, a ricamare con una cornice di passioni, sogni e significati il desiderio di farne in qualche modo parte.
Un genio moderno, Hayao Miyazaki, ha sfruttato perfettamente la bellezza di questo tetto meraviglioso, utilizzandolo come sfondo per i suoi voli poetici. Laputa, Il castello errante di Howl, Porco Rosso e Si alza il vento, sono la manifestazione sublime di come sia bello volare in un cielo ricco di poesia.
Una delle pellicole impresse nel mio cuore è Porco Rosso, un maiale, tra i più esperti piloti di idrovolante, in un Italia prossima all’avvento del fascismo. Marco Pagot è il vero nome del protagonista, in onore dei fratelli Pagot, fumettisti italiani creatori di Calimero, ed è ormai il solo a rifiutare il desiderio di rivalsa, di rinnovamento dopo una guerra vincente ma incerta ed esasperante. Celebre la frase “meglio porco che fascista”. Egli è l’unico a non avere sembianze umane e sarà il solo al conoscere il motivo della sua maledizione. Il maiale, secondo il credo buddista, rappresenta la personificazione stessa di tutti i peggiori difetti umani. Questo non significa che il nostro protagonista sia in realtà un personaggio dalla connotazione negativa; il fatto stesso che la sua metamorfosi improvvisa l’abbia trasformato in un suino ci aiuta invece a conoscerlo. Infatti nella storia affascina ciò che abilmente viene celato, ciò che puoi scoprire analizzando ogni singola pennellata, ogni singola rima poetica: la guerra, la metamorfosi, il volto di Porco, sono le invisibili fondamenta della narrazione. Nessuno farà luce sul suo passato. Verremo tuttavia catapultati in un sogno onirico e da semplici spettatori osserveremo gli idrovolanti dei piloti caduti, disegnare curve di blu, rossa e verde poesia, lasciando al sognatore il ricordo di un passato triste e ormai troppo lontano che mai conosceremo fino in fondo.
Il maestro Miyazaki ha una vera e propria passione per il volo e certo non la nasconde. Gli aerei, gli idrovolanti e qualsiasi altro velivolo capace di librarsi in aria, sono quasi un consuetudine per il regista. Essi rappresentano il centro gravitazionale del mondo di Porco, l’elemento fondamentale del quadro, il soggetto e la musa ispiratrice del poeta- pittore Miyazaki. “…un maiale che non vola è solo un maiale”.
Come spesso accade in molti film targati Ghibli- Miyazaki, la donna ricopre un ruolo fondamentale. Essa costituisce il necessario complemento del protagonista. Madame Gina è colei che lo tiene legato al passato, mentre la giovane Fio Piccolo, col suo genuino amore e con la dolcezza della sua tenera età, lo proietta verso un futuro ricco di speranza e amore. “A vedere te, Fio, mi viene da pensare che l’umanità non sia poi da buttar via…”. Il presente? È ciò che Porco vive in questo film, dove non c’è mai una lotta tra bene e male. Miyazaki rinuncia come sempre a questa eterna battaglia: i pirati del cielo, il boss della Mamma Aiuto, Donald Curtis si dimostreranno dei personaggi amabili quanto i protagonisti stessi.
Il Ghibli soffia nel cielo sconfinato dell’animazione con questo straordinario capolavoro da non perdere.

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Altra pellicola, altra perla / 28 Dicembre 2013 in Porco Rosso

Porco Rosso è una pellicola del maestro Miyazaki del 1992, tratta liberamente dalla controparte cartacea dello stesso regista e ambientata in un periodo post prima guerra mondiale.
Ad animazioni sempre degne di lode e sequenze dotate di rara bellezza, Porco Rosso aggiunge una vicenda narrata sapientemente a cavallo tra il fiabesco e lo storico. Miyazaki crea un personaggio carismatico, quasi iconico. Di fronte la possibilità di unirsi al nuovo che avanza (il regime fascista) egli decide di rimarcare invece la sua condizione di lupo solitario, di uomo (anzi, di maiale) libero dalle imposizioni del mondo. Sceglie perciò una vita modesta, guadagnandosi da vivere facendo il cacciatore di taglie.
L’uomo simbolo dello Studio Ghibli riesce a spiattellare le sue mai celate passioni per il volo, l’Italia e le figura femminili in una sola pellicola. Le sequenze di volo sono ampiamente degne di menzione. L’ambientazione focalizzata sull’Adriatico è fantastica da vedere per lo spettatore. Il personaggio di Fio, come anche Gina e le numerose donne di Milano, sono esaltate da un ruolo di primo piano, quasi al pari del protagonista. Non sfigurano comunque nemmeno le parti maschili, come il pilota Curtis e la simpatica banda dei Pirati del Cielo.
Splendido il finale, spassoso e allo stesso tempo malinconico. Altra perla del regista e dello studio orientale. Consigliato.

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Un’ironica carezza / 29 Ottobre 2013 in Porco Rosso

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Porco rosso è sicuramente l’opera più matura del maestro Miyazaki.
In essa alberga, oltre alla consueta scelta narrativa di collocare le sue protagoniste al centro di un’iconografia non classica, stereotipata, ma come simbolo assoluto dell’emancipazione femminile, un incantato melodramma, che cerca di sradicare le sue antiche radici, per volare sospinti dalla leggera ed invisibile brezza del vento.
L’abbandono, la tristezza, il sogno perduto, ogni sentimento viene accompagnato da una sorta di ironica carezza, come se anche la realtà fosse una farsa, uno spettacolo che ci spetta inscenare.
Il Porco rosso è colui che ha scelto di abbandonare la sua natura umana, non solo perché ritenuta vile o abbietta, ma perché testimone di un rimorso che ricalca la sua stessa pelle, la sua stessa faccia.
Una pellicola da vedere e ammirare.

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L’improbabile dinamica degli idrovolanti / 14 Ottobre 2013 in Porco Rosso

Visto sulla scia del magnifico La città incantata, questo delizioso cartone ambientato sulle sponde adriatiche mi ha stupito – oltre che per il consueto nitore dei disegni – per la fantasia del soggetto. L’affascinante personaggio di Porco Rosso è sospeso tra verosimiglianza storica, mitologia e fiaba allegorica, e rappresenta la summa dell’eccentrico gioco narrativo di Miyazaki; un concetto storico viene rielaborato e “contaminato” da elementi fantastici, fumettistici, quasi onirici, come ad esempio la strabiliante dinamica degli idrovolanti. L’Italia del ventennio fascista riemerge un po’ bizzarra dal pennello di questo genio giapponese, anche se in fondo non troppo dissimile quando vediamo i tratti della grigia periferia industriale milanese o i lussureggianti giardini mediterranei sul mare. Le improbabili e spettacolari battaglie aeree sono la punta di diamante di questo anime, davvero gustosissimo e per tutti.

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21 Dicembre 2012 in Porco Rosso

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Primo motivo per vederlo: la locandina. Dai, non è stupenda? Guarda come ti occhieggia il porco. Io, giuro, ero già convinto quando vidi la locandina. Basta, è bello, guarda che locandina.
Secondo: il porco rosso, un maiale pilota da aerei che combatte sui cieli dell’Adriatico tra le due guerre mondiali, si chiama come me. E se non sapete come mi chiamo peggio per voi, mi chiamo come lui U_U
Terzo: Miyazaki ha fatto un film, come persino voi potreste aver intuito, ambientato in Italia. Addirittura in sala c’era chi diceva che Milano, quella Milano disegnata nel film e dove il porco va a farsi riparare l’apparecchio aereo, fosse in realtà Torino. Sìsì, loro l’avevano riconosciuta. Io no 🙁
Il porco vive di lotte aeree contro pirati altrettanto svolazzanti. In secondo piano, sulla terraferma che fa da sfondo lontano ai protagonisti del film, il fascismo avanza.
E arriva il quarto motivo per vederlo: tu, moralmente proprio, ti senti in diritto di NON vedere un film dove il protagonista può permettersi, a ragion veduta, di esclamare “MEGLIO PORCO CHE FASCISTA!”?
Frankly, secondo me no.
E basta, la storia io non la rammento, non bene comunque, gli si affianca una pischelletta che è un genio a riparare gli aerei e lui può sfidare l’americano, anche se il duello sospeso finirà nell’acqua e a cazzotti; ricordo invece di essere uscito del tutto innamorato dell’etica e dell’estetica del porco, un anarco-maiale che vive al di sopra di una società in rotta verso il totalitarismo, e lo fa rivendicando, lui e anche tutti i suoi nemici dell’aria, un codice d’onore che a tutti i fascistozzi del mainland ci scatarra su. Un porco profondo e beffardo, ecco, e comico e triste e solitario. Daje Porco Rosso!

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Imperdibile / 24 Febbraio 2011 in Porco Rosso

Miyazaki è un genio. Da vedere e rivedere.
“Piuttosto che diventare fascista è meglio essere un maiale”

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