Recensione su Porco Rosso

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21 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Primo motivo per vederlo: la locandina. Dai, non è stupenda? Guarda come ti occhieggia il porco. Io, giuro, ero già convinto quando vidi la locandina. Basta, è bello, guarda che locandina.
Secondo: il porco rosso, un maiale pilota da aerei che combatte sui cieli dell’Adriatico tra le due guerre mondiali, si chiama come me. E se non sapete come mi chiamo peggio per voi, mi chiamo come lui U_U
Terzo: Miyazaki ha fatto un film, come persino voi potreste aver intuito, ambientato in Italia. Addirittura in sala c’era chi diceva che Milano, quella Milano disegnata nel film e dove il porco va a farsi riparare l’apparecchio aereo, fosse in realtà Torino. Sìsì, loro l’avevano riconosciuta. Io no 🙁
Il porco vive di lotte aeree contro pirati altrettanto svolazzanti. In secondo piano, sulla terraferma che fa da sfondo lontano ai protagonisti del film, il fascismo avanza.
E arriva il quarto motivo per vederlo: tu, moralmente proprio, ti senti in diritto di NON vedere un film dove il protagonista può permettersi, a ragion veduta, di esclamare “MEGLIO PORCO CHE FASCISTA!”?
Frankly, secondo me no.
E basta, la storia io non la rammento, non bene comunque, gli si affianca una pischelletta che è un genio a riparare gli aerei e lui può sfidare l’americano, anche se il duello sospeso finirà nell’acqua e a cazzotti; ricordo invece di essere uscito del tutto innamorato dell’etica e dell’estetica del porco, un anarco-maiale che vive al di sopra di una società in rotta verso il totalitarismo, e lo fa rivendicando, lui e anche tutti i suoi nemici dell’aria, un codice d’onore che a tutti i fascistozzi del mainland ci scatarra su. Un porco profondo e beffardo, ecco, e comico e triste e solitario. Daje Porco Rosso!

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