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Arancia meccanica

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Immancabile / 14 Agosto 2019 in Arancia meccanica

Kubrick non delude mai. Un mix ben assemblato tra arte, musica e “ultraviolenza” che trasporta lo spettatore dall’inizio alla fine. Critico sul mondo circostante a 360°, uno di quei film che andrebbero visti almeno una volta nella vita.

Non servono recensioni! / 1 Dicembre 2018 in Arancia meccanica

Un film che non ha bisogno di presentazioni.
Arte, cinema, musica e violenza tutte condite da in linguaggio quasi comico, sullo sfondo di arredamenti anni 50, colori sgargianti, slow motion e time lapse, tanto da crearne un capolavoro!
8,5.

Una pietra miliare della storia del cinema. / 10 Aprile 2018 in Arancia meccanica

Parlare di questo film è molto ma molto difficile, dopo la visione è impossibile non rimanere scioccati e non stare lì a farsi domande sulla natura dell’uomo e della società.
“Il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione”, questa frase riassume un pò parte dell’immenso contenuto poetico di questo film.
Il maestro Kubrick si è spinto oltre il suo solito(e magistrale) modo di fare cinema, dando vita a un opera futuristica in cui i giovani vogliono crescere in fretta e i vecchi hanno una tendenza verso il passato, a farsi prendere dalla nostalgia piuttosto che guardare al presente.
Inutile dire che il maestro si espose a rischi elevati nel girare una pellicola che ha subito un vero massacro da parte della critica e a censure da parte dei soliti perbenisti.
Cosa rende Arancia meccanica così unico, coì maledetto, così speciale, così mitico a quasi cinquant’anni dalla sua uscita nelle sale?
Probabilmente al fatto che in centotrenta minuti si riesca a concentrare una veemente critica nei confronti dell’intero pianeta Terra, il governo che trova nella scienza la chiave per guadagnare consensi e al tempo stesso sbarazzarsi dei criminali, i genitori che non riescono a impartire una giusta educazione ai figli, i ragazzi che alla fine sono quelli che subiscono di più gli effetti di questa società violenta e spietata.
Siamo tutti delle arance meccaniche, in balia di una società che non ci tutela.
Ovviamente tanti applausi vanno fatti alla bravura di Kubrick che fu quasi maniacale nel girare questo film come testimoniò il protagonista, il bravissimo MacDowell.
Geniale la colonna sonora e l’uso della musica orchestrale mixata che da un tocco di eleganza alle scene più brutali.
Una pietra miliare della storia mondiale che ogni appassionato di cinema dovrebbe vedere almeno una volta nella sua vita.
Consiglio anche la lettura del romanzo di Burgess.

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Capolavoro / 16 Ottobre 2015 in Arancia meccanica

Guardando questo film mi sono ritrovato una sensazione stranissima inattesa da me, ma attesa dal tempo.. mi sono veramente sentito male.. mi ha comunque toccato dato che mi ha ricordato la mia vita in un periodo ( e questo non lo spoilerò, la mia vita è un film per pochi 🙂 ahah) , capolavoro, superbo

La grande farsa / 25 Settembre 2015 in Arancia meccanica

La Funeral March of Queen Mary di Purcell – brutalizzata dal sintetizzatore di W. Carlos – ci introduce al mondo di questo grottesco principe degli eccessi che è Alex De Large, sguardo da Peter Pan drogato, insaziabile esploratore delle “piacevoli vibrazioni trasmesse al basso intestino”.
Sarò onesto, questo film l’ho sempre evitato per pregiudizio. Ritengo la violenza un semplice ingrediente cinematografico, e quando essa diventa fulcro di un film mi provoca nausea, come se avessi fatto la “cura Ludovico”. Odio i film che la celebrano e la mitizzano, odio il culto dei revenge-movie, sono dannosi non perchè svegliano il serial-killer che è in noi, ma semplicemente perchè riducono la cultura cinematografica a uno stato larvale, uno stupido esercizio viscerale.
Ebbene qui mi sbagliavo, questo film non è ascrivibile alla categoria dei film “disturbanti”. Arancia Meccanica è una eccentrica grande farsa, tutto è parodistico e teatrale (vedasi le movenze da commedia buffonesca di vittima e teppisti nel tentativo di stupro, proprio su un palco teatrale). Arancia meccanica cerca lo choc culturale ma non si pone come obiettivo una subdola manovra di invasione psicologica nello spettatore. I drughi sono clown, si muovono come burattini e i loro ghigni sono maschere.
Credo che il metro per giudicare questo film non debba essere per forza di cose l’efferatezza dell’ultra-violenza. Infatti fuori da questo concetto, e liberandosi altresì dalla sindrome di religiosa devozione che emana ovunque il solo nome di Kubrick, si possono riconoscere serenamente parecchi limiti.
La sceneggiatura, ad esempio. Tu puoi chiedermi di credere a un mondo distopico, puoi chiedermi di credere a una invasione aliena o a una apocalisse zombie. Ma come il vecchio Hitchcock insegna, non puoi chiedermi di credere a una triplice sequenza di coincidenze; non regge la scusa della “rappresentazione”, Alex De Large scarcerato non può – non dovrebbe – incontrare per caso nel giro di un quarto d’ora tutte le sue vittime. Non regge neanche la scusa della fedeltà al “soggetto”; Kubrick non mi sembra peraltro uno che si ingessa davanti al perimetro di una storia.
O la musica. Dunque a De Large piace Beethoven: perchè? Non è dato sapere, è così e basta. Con questo principio, la colonna sonora propone Purcell, Rossini e Beethoven “così e basta”. C’è sicuramente una forza evocativa nel sottolineare una aggressione con le note della nona sinfonia, ma questa forza evocativa viene depotenziata se la musica non si limita a incorniciare una sequenza, ma è continua, persistente, quasi come una radio lasciata accesa mentre cerchi di guardare un film.
Stracciatevi pure le vesti, ma secondo me non si tratta di un grande film. Non regge il paragone nè con 2001 nè tantomento con il dottor Stranamore. Malcolm McDowell mi sembra un’angelo caduto, un corpo votato all’esposizione, non ho capito bene perchè ma non è tanto il suo personaggio a suscitarmi uno strano senso di pena, quanto lui come uomo e come attore.

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25 Febbraio 2015 in Arancia meccanica

Sesso, musica e violenza, ma con ingegno / 4 Aprile 2014 in Arancia meccanica

Geniale, precursore e profetico. Su uno sfondo chiaramente distopico e pessimista prendono vita le originali ma soprattutto bizzarre avventure di Alexander DeLarge, “un giovane i cui principali interessi sono lo stupro, l’ultra-violenza e Beethoven”, in grado di far riflettere su una moltitudine di temi interessanti e decisamente attuali tramite svariate critiche sociali. Ad accompagnare il tutto, la grandezza tecnica di un ispiratissimo Kubrick e l’eccellente interpretazione di McDowell, oltre ad un utilizzo geniale della raffinata colonna sonora.

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Bene + Male = Esistenza / 27 Febbraio 2014 in Arancia meccanica

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ogni volta che penso a questo film, indirettamente mi viene da pensare ad un libro. No, non si tratta dell’opera di Anthony Burgess da cui la pellicola è tratta (purtroppo non l’ho letta, quindi non ho il diritto di citarla). Il mio pensiero va a qualcosa di nostrano: il Visconte Dimezzato di Italo Calvino. Sottolineo, il collegamento è frutto di un pensiero indiretto. Non sto facendo un improbabile quanto originale paragone tra Kubrick e lo scrittore italiano.
Comunque, per chi non conosce questo piccolo racconto, esso narra la storia di Medardo di Terralba, un visconte che durante una battaglia si trovò diviso in due a causa di una palla di cannone. Le due metà incarneranno per tutta la durata dell’opera la parte malvagia e la parte pura del protagonista, per poi riunirsi in un’unica entità, come afferma lo stesso Calvino “ritornare uomo intero, né cattivo né buono, un miscuglio di cattiveria e bontà, cioè apparentemente non dissimile da quello ch’era prima di esser dimezzato”. Il libro lascia più di una morale, ed una delle più significative è senz’altro che l’uomo, per definizione, ha bisogno di un lato buono ed un lato cattivo. Vivere appendendosi agli estremi è nocivo per sé stessi e per gli altri, perché rende la propria esistenza una grande menzogna.
Kubrick fa qualcosa di simile: prende un personaggio e lo spinge ad entrambi gli estremi, mostrandone gli effetti allo spettatore in maniera violenta e cruda, senza filtri di sorta. Alex DeLarge pone una malvagità spaventosa come fulcro della sua esistenza, ed è una malvagità dannosa per lui quanto per la società. Ma la bontà che gli viene instillata in maniera forzata è paradossalmente peggio. Peggio per lui, che non può essere sé stesso, come potrebbe simboleggiare la sua incapacità di ascoltare la nona di Beethoven, che perde il suo libero arbitrio. Il risultato è che la società è più spietata di lui, gli nega il perdono, lo calpesta. Kubrick osa, non si fa intimidire da nulla. E questo è senz’altro uno dei suoi meriti principali, oltre che uno dei motivi per cui questa pellicola è diventata un cult. Un altro dei motivi è Malcom McDowell, che assimila egregiamente un ruolo poliedrico, lo fa diventare un tutt’uno con sé stesso, danneggia addirittura il suo fisico per accoglierlo meglio nel suo intimo. E il risultato finale è pazzesco. Lo sguardo diabolico di Alex è forse uno dei grandi simboli del cinema passato, presente e futuro.
La musica è un’altra colonna portante del film. Non solo ne esalta il valore fornendo un prezioso contorno, ma assume un ruolo indispensabile a livello narrativo. La musica rappresenta Alex, il suo essere umano. Nell’intimità della sua stanza, il suo rifugio dal mondo, egli ha un poster di Beethoven appeso al muro. Il suo rapporto coi drughi, suoi fedeli compagni, inizia ad incrinarsi proprio per via di un episodio legato alla musica. Quando il suo obbligato mutamento spazza via la sua malvagità, ne fa le spese anche la sua innocente passione per la musica (“Beethoven non ha mai fatto male a nessuno”). Non a caso, nella famosa scena della cura Ludovico, vediamo l’unico sincero momento di implorazione del protagonista, che fino a prima aveva accettato sempre passivamente qualsiasi evento o azione mossa contro sé stesso. Perfino quando realizza di essere diventato un omicida e un sicuro condannato al carcere, durante l’interrogatorio della polizia, egli non sembra attribuirne alcun peso, limitandosi a seguire lo scorrere degli eventi o a farsi travolgere da esso.
Arancia Meccanica è un film da vedere assolutamente, testimonianza di un regista visionario e in grado di destreggiarsi abilmente nei più svariati generi, di un Malcolm McDowell che ha fatto la storia e di una colonna sonora che non ha per nulla bisogno di elogi.

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2 Aprile 2013 in Arancia meccanica

Capolavoro di violenza affascinante e orribile, “A Clockwork Orange” è un opera ambiziosa, grande e assolutamente riuscita. Dalla commistione di genere originano tutta una serie di risposte emotive differenti: lo spettatore è portato a respingere disgustato l’ultraviolenza del protagonista, Alex, e a empatizzare con lui nella parte finale, o almeno così è successo a me. Ricostruzione certosina e provocatoria della violenza di cui è capace il singolo, il gruppo e su vasta scala la società, il film scorre perfettamente grazie anche ad una regia magistrale, sempre sui protagonisti e anche per merito di una OST che fa un uso intelligentissimo e mai così buono della musica classica e non solo; il tema elettrizzato di “Funeral of Queen Mary” di Purcell è il sottofondo ideale per le esplosioni di violenza che accompagna. Dopo una seconda parte molto più riflessiva, il film si conclude da un punto di vista pessimistico, e ancora una volta il talento di Malcolm McDowell splende, grazie a gesti ed espressioni che lo riportano, seppur da un letto d’ospedale, alla malvagità pura dell’inizio film. Bellissimi ed iconici i costumi, insieme alle scenografie reali o ricreate, mai banali e semplicemente d’impatto. Così come lo è l’intero film, da rivedere più volte.

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Una metafora perfetta / 25 Gennaio 2013 in Arancia meccanica

Passato, presente e futuro. Questo film sembra racchiudere molte cose.

Alex DeLarge è un giovane con una spiccata intelligenza, un’avversione verso le regole e le leggi della società e un amore folle per l’ultraviolenza – come la chiama lui.

I Drughi, di cui è il capo, sono una piccola banda criminale – se così possiamo definirla – che condivide le stesse passioni e la stessa avversione nei confronti della società. Completamente antisociali, questi ragazzi si divertono a devastare, violentare e derubare.

Durante il corso della storia, dunque, il regista ci racconta della vita di questo ragazzo, facendoci vivere la sua routine.

Il tutto è ambientato in un futuro che, probabilmente, rappresenta la nostra società odierna, quella del passato e perfino quella che sarà in futuro.

Questo è un film senza tempo, poiché i fatti narrati non saranno mai estranei al contesto in cui viviamo, abbiamo vissuto o vivremo.

L’ambiente in cui vive Alex sembra totalmente devastato; surreale questa Londra in cui vive. I personaggi sono ambigui, psichedelici, fuori dalle righe.

Tutto in questo film è eccentrico, surreale.

Alex è eccentrico tra gli eccentrici, rappresenta l’ambiente che lo circonda, nonostante i colori monocromatici dei suoi abiti e la sua passione per “Ludovigo Van”. Lui è un Outsider, una mente brillante, così astuto e, se vogliamo, geniale, tanto da riuscire ad infinocchiare molte persone – tra queste i genitori e i suoi stessi Drughi.

Alex è un leader, in tutto e per tutto, e un dittatore. E’ estremista nel suo modo di fare, violento, ma anche molto pragmatico in un certo modo.

“E d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione” come dice lui. Questo viene messo anche in pratica, lui prende ciò che vuole senza chiedere e senza pensarci, affidandosi all’ispirazione e utilizzando la violenza.

Questo film racchiude un messaggio importante, è una critica che Kubrick fa alle nuove generazioni, le accusa in qualche modo. Ci fa capire che, per queste, l’unico modo per ottenere sta nel prendersi le cose con violenza e prepotenza, senza chiedere.

Non esclude ovviamente la società, descrivendola in egual modo. Persone che combattono la violenza con altra violenza, che si impongono – possiamo notarlo dal modo in i medici tentano di sedare e migliorare il comportamento di Alex.

In questo modo, la società cerca di combattere il suo stesso essere, quindi non può apportare un cambiamento né può impartire un insegnamento.

Inoltre, Kubrick critica anche il modo in cui la società utilizza il corpo della donna. Un oggetto, per l’appunto, nient’altro che quello.

Personalmente, penso che il messaggio sia arrivato a destinazione, e continui ad arrivare anche attualmente. Per questo dico che è un film senza tempo, le sue tematiche saranno sempre e comunque forti, il suo messaggio sarà sempre chiaro.

Essendo appassionata d’arte, ho adorato l’estetica di questo film, i richiami alla Pop Art e Mondrian, i colori sgargianti ed eccentrici. Penso che le scenografie e i costumi siano eccezionali, tutto fatto molto bene ed in tema con l’opera.

Inoltre, devo anche dire che questo film non mi ha delusa per niente, né la prima né l’ultima volta che l’ho visto. Quello di Burgess è uno dei miei libri preferiti, ma più riguardo il film e più lo trovo in perfetta linea con la storia. Kubrick ha reso, su pellicola, esattamente il contesto che immaginavo.

Poi, adoro i continui riferimenti sessuali, nonostante tutto non si cade mai nel volgare, anche se ce ne sarebbe più volte la possibilità. Anche il nudo, in quel film, è arte, come in tutti gli altri film di Kubrick, e sfido chiunque a dire il contrario.

La recitazione è sorprendente, tutto è come deve essere, nulla stona né fa storcere il naso. Il film è godibilissimo, non annoia mai, le immagini sono scattanti e coinvolgenti, le inquadrature rendono bene e così anche il montaggio.

In conclusione, credo che sia la metafora perfetta della nostra società e una grande opera. L’ho visto talmente tante di quelle volte che non riesco più a contarle, ma ogni volta è come se fosse la prima.

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Chi educa chi? / 20 Settembre 2012 in Arancia meccanica

Che sia un capolavoro sociale non si discute soprattutto se consideriamo i tempi in cui è stato girato(Erika e Omar e Avetrana per citarne solo alcuni erano ancora lontani). Non voglio caricare il film di troppa responsabilità sociale ma Kubrick ha reso in modo chiaro la mancanza di soggetti formativi. Non sono certo i genitori di Alex in grado di ricoprire questo ruolo, una madreche passa le giornate a scegliere di che colore farsi i capelli e un padre totalmente lobotomizzato dai midia, chissà la scuola che qui non è rappresentata che danni può aver fatto e non lo sono le istituzioni che quando provano a redimere annullano la personalità dell’individuo assopendo apparentemente si la violenza ma assopendo anche la capacità di scegliere e di agire.
Un film importante direi fondamentale che ho visto solo oggi per la prima volta…chissà forse benomale…Singin’ in the Rain!

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Il film / 12 Settembre 2012 in Arancia meccanica

punto.

“I’m singing in the rain…” / 22 Maggio 2012 in Arancia meccanica

Combattere la violenza, che è parte integrante di Alex e della società, con l’innovativo programma di rieducazione, il trattamento Ludovico, che, di fatto, toglie al nostro protagonista la possibilità di scegliere. Lo costringe ad essere inoffensivo. Alex le prende. Le prende di santa ragione. E non può nemmeno difendersi.
E’ questo il succo di Arancia Meccanica: nel momento in cui un uomo non è più in grado di scegliere, allora cessa del tutto di essere un uomo.
Il libro di Burgess è superiore, lo devo dire, ma comunque ho dato un otto alla pellicola di Kubrick, perché è ben fatta. Ci sono delle scene che ti impediscono di distogliere gli occhi dallo schermo; coinvolgenti e angoscianti. Insane, persino. Disturbanti. Ma è giusto che siano così, altrimenti il film non avrebbe quella forza che lo caratterizza. E’ un vero tour de force di musica e parole in grado di sedurre chi guarda.
Ottimo l’attore che interpreta Alex (il doppiaggio in italiano non sempre, va beh).

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Tosto ma grande!!! / 21 Dicembre 2011 in Arancia meccanica

La violenza spesso fa paura e non tutti riescono ad apprezzare questo capolavoro ma questo è. Combattere la violenza totalmente gratuita con della violenza psicologica è incredibile, soprattutto per quando è stato girato.
Veramente un capolavoro.

19 Dicembre 2011 in Arancia meccanica

Il film per eccellenza. Un’autentica opera d’arte, magistrale in tutti gli aspetti. Se il cinema rappresenta il punto di incontro tra arti diversissime, Arancia Meccanica ne è la sintesi più completa e meglio riuscita.
E’ da tempo che non credo più al mito “il libro è sempre superiore al film” e se mi si dovesse chiedere un esempio di film che supera il libro per primo citerei proprio Arancia Meccanica. Del resto chiunque potrebbe ricredersi dopo un simile paragone, perchè se Burgess ha scritto un grande romanzo, Kubrick ne ha creato un degno rivale. Il film risulta molto più ricco, pieno di quegli elementi stilistici che fanno di Arancia Meccanica un capolavoro insuperato.
Arancia Meccanica è stato un film duramente criticato. Io credo che alla base di tutto l’accanimento non ci sia altro che la paura. Fa paura perchè è dura trovarsi di fronte ad un film in cui si è spinti a provare compassione nei confronti di un cattivo a cui viene tolto il libero arbitrio. Sarebbe molto più facile provare compassione per una vittima innocente. E’ dura apprezzare un film che ti mette di fronte ad un cattivo tanto di classe quanto spietato. E’ dura riconoscerlo come un personaggio estremamente affascinante. E’ dura trovarsi di fronte a tanti dilemmi. E’ dura trovarsi di fronte ad un film che mette in discussione tante rassicuranti illusioni e che ti mostra quanto invece sia sottile la linea che divide il bene dal male. E’ molto più facile etichettarlo come un’apologia della violenza in cui il regista si compiace della crudeltà mostrata.

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il grande Alex / 22 Novembre 2011 in Arancia meccanica

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Alex ( il grande ) giovanotto di belle speranze si trastulla ascoltando il Ludovico Van dedicandosi a furti, pestaggi,stupri e omicidi bevendo di tanto in tanto latte più,è un drugo anzi il capo dei drughi,finirà in prigione tradito dai sui adepti,verrà convertito alla non violenza,ripudiato dai suoi genitori tenterà il suicidio ma alla fine guarirà ( eccome!!! ) così da poter tornare a esercitare i suoi hobby preferiti,film scandalo x eccellenza,accusato di fomentare la violenza tra gli spettatori è invece un capolavoro imprenscindibile,la prima parte è la più originale con momenti memorabili( l’inizio,la rissa con la banda rivale,lo stupro,il sesso a tre e l’omicidio della signora dei gatti ),Kubrick amalgama sapientemente immagini e musica e arriva a toccare vette sublimi con la sequenza della riaffermazione di leader da parte di Alex,nellla seconda parte forse per sottolinerare il cambiamento del giovane teppista viene meno la musica,si tira le fila del percorso di vita del protagonista che purga tutte le azioni violente da lui fatte,così si arriva ad un’epilogo di raffinata e sardonica ironia,dove il nostro “eroe” capisce finalmente che la sua indole può avere uno scopo altamente istituzionale così da renderlo definitivamente felice.

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Evergreen / 24 Ottobre 2011 in Arancia meccanica

Poche sono le persone che riescono ad apprezzare veramente questo film, ovviamente una gran fetta di chi l’ha visto tende a vedere solo “l’essere figo di Alex” non andando nemmeno a riflettere sulle sue massime.
Kubrick è uno dei pochi geni che con i suoi capolavori ci aiuta a riflettere.In questo caso ci sbatte un bel po’ di violenza davanti, non perchè questa vende, non per invogliarci a farla ma per un’insana ipotesi di combatterla con la violenza stessa…

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5 Settembre 2011 in Arancia meccanica

Quanto è insano, quanto è malato, quanto è disturbante, il mondo di Andy. Solo Kubrick avrebbe potuto farne un capolavoro e così è stato. Voto 9 e non 10 perché il libro è superiore.

6 Marzo 2011 in Arancia meccanica

Non chiederti mai quanto male puoi fare alla società, ma quanto la società può farne a te.

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