Recensione su Westworld - Dove tutto è possibile

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molti soldi, poche idee / 20 Settembre 2018 in Westworld - Dove tutto è possibile

Dovrei dividere la valutazione a stagioni, visto che la prima mi piacque molto, mentre la seconda l’ho trovato un miscuglio di idee senza capo nè coda, ma con un occhio più attento potrei dire che i problemi sbocciati nella seconda si intravedevano nella prima.
Il problema di questa serie sta proprio nella sua sceneggiatura, un soggetto
buono, inutilmente complesso, cosa che forse ci si poteva aspettare visto che è scritta dal fratello di Nolan, ma visto le sue indiscutibili doti non pensavo potesse essere la nuvola di fumo che poi si è rivelata.
Storia accattivante, in questo parco western popolato da androidi gli uomini possono essere finalmente cattivi, un modo di vedere il mondo molto Hobbesiano ma interessante. La prima stagione pone la domanda: e se questi robot fossero coscienti?
E nel suo insieme è interessante perchè si può parlare di un vero e proprio risveglio della coscienza androide, il tutto è raccontato alternando presente, passato e futuro in maniera magistrale, con un finale di stagione mozza fiato.
Allora cosa è andato storto?
Che, come in lost, si è dimostrato che è più facile porre dei quesiti che dare delle risposte.
Un contenitore perfetto ma vuoto.
Nella seconda stagione hanno ricopiato pedissequamente il stilema dei flashback e flashforward della prima, ma si veda che il tutto era forzato per mantenere un certo stile, e per tutta la serie sono andati alla ricerca del colpo di scena facendo si che i personaggi andassero fuori dal loro percorso e facendoli agire senza senso. Questo perchè non c’è un disegno grande dietro alle azioni che dovrebbero comporre il puzzle, sembrano messe lì per stupire.
Un cast superlativo per personaggi che all’apparenza sembrano interessanti ma che molto spesso vengono banalizzati o fatti scomparire troppo presto o agire in mondo insensato.
La protagonista dovrebbe essere portatrice di non so che messaggio profondo risulta odiosa, un po’ perchè si sente superiore a tutti e un po’ perchè parla con frasi fatte che dovrebbero essere d’effetto e alla fine facciamo tutti il tifo per l’uomo in nero grazie anche al carisma di Ed Harris.Si vede che gli sceneggiatori non sapevano dove andare proprio dai numerosi eventi filler di questa stagione (tutte le vicende nel parco giapponese) e il finale che non spiega nulla e aggiunge altri problemi rendendo impossibile lo scioglimento di una matassa troppo ingarbugliata e nemmeno così interessante.
Come ormai riscontro sempre più spesso in serie tv il problema sta nelle idee, nello svilupparle in maniera decente e coerente, la cosa che richiede meno soldi ma più talento che spesso non regge il peso di un budget così alto, che porta ottimi attori scenografie eccetera rendendola un’ottima visione, una cornice perfetta per un paesaggio non così interessante.

2 commenti

  1. Stefania / 21 Settembre 2018

    Devo ancora concludere la seconda stagione (sono arrivata neppure a metà!), ma, anche se non sono ancora entrata nel parco a tema jappo e, quindi, non ho presenti gli sviluppi di questo ciclo di episodi, sono d’accordo con te.
    “Un contenitore perfetto ma vuoto”.
    Comunque, se, almeno riguardo la prima stagione, vuoi interpretare la serie in chiave gnostica, se ti va dài un’occhiata qui: https://www.nientepopcorn.it/notizie/libri/pillola-rossa-loggia-nera-libro-57043/

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