11 Recensioni su

Westworld - Dove tutto è possibile

/ 20168.0211 voti

Tante idee non connesse / 29 Aprile 2023 in Westworld - Dove tutto è possibile

Bella la prima stagione con un filone anche filosofico più diventa una spe ie di gioco spara e uccidi .la morale è conclusione chi la fa l’aspetti. Rimangono da voto 7 gli attori e alcuni effetti speciali con scenografie molto buone

29 Dicembre 2022 in Westworld - Dove tutto è possibile

Prima stagione meravigliosa: attori stellari, storia molto intrigante e consistente. Seconda stagione sufficiente: gli attori sempre bravi ma la storia è molto più debole. Terza stagione neanche iniziata

si e no / 24 Ottobre 2020 in Westworld - Dove tutto è possibile

Bellissima la prima serie, bella la seconda, inguardabile la terza

Non ho cosi tanto tempo da perdere / 18 Marzo 2020 in Westworld - Dove tutto è possibile

Prime due puntate molto intriganti.
Successive 3 , totale no-sense , senza spiegazioni o filo conduttore.
Sarà anche tremendamente ben fatto e recitato…ma non posso aspettare cosi tante puntate e “brodi allungati” prima che incominci qualcosa.
Peccato

Grandioso / 10 Settembre 2019 in Westworld - Dove tutto è possibile

Sinceramente non capisco come questa serie sia al 48 posto, dietro a serie davvero scarse o a cartoni animati giapponesi.
La trama è originale, il cast stellare da Antony Hopkins a Ed Harrys, gli effetti speciali stupendi e si vede che per la serie si è investito moltissimo.
Cosa si vuole di più?
L’unica cosa alla quale sono daccordissimo è il primo posto a Breaking Bad.
Ma in genere la classifica non soddisfa i miei gusti.
Per me WestWorld merita un 9.

Leggi tutto

molti soldi, poche idee / 20 Settembre 2018 in Westworld - Dove tutto è possibile

Dovrei dividere la valutazione a stagioni, visto che la prima mi piacque molto, mentre la seconda l’ho trovato un miscuglio di idee senza capo nè coda, ma con un occhio più attento potrei dire che i problemi sbocciati nella seconda si intravedevano nella prima.
Il problema di questa serie sta proprio nella sua sceneggiatura, un soggetto
buono, inutilmente complesso, cosa che forse ci si poteva aspettare visto che è scritta dal fratello di Nolan, ma visto le sue indiscutibili doti non pensavo potesse essere la nuvola di fumo che poi si è rivelata.
Storia accattivante, in questo parco western popolato da androidi gli uomini possono essere finalmente cattivi, un modo di vedere il mondo molto Hobbesiano ma interessante. La prima stagione pone la domanda: e se questi robot fossero coscienti?
E nel suo insieme è interessante perchè si può parlare di un vero e proprio risveglio della coscienza androide, il tutto è raccontato alternando presente, passato e futuro in maniera magistrale, con un finale di stagione mozza fiato.
Allora cosa è andato storto?
Che, come in lost, si è dimostrato che è più facile porre dei quesiti che dare delle risposte.
Un contenitore perfetto ma vuoto.
Nella seconda stagione hanno ricopiato pedissequamente il stilema dei flashback e flashforward della prima, ma si veda che il tutto era forzato per mantenere un certo stile, e per tutta la serie sono andati alla ricerca del colpo di scena facendo si che i personaggi andassero fuori dal loro percorso e facendoli agire senza senso. Questo perchè non c’è un disegno grande dietro alle azioni che dovrebbero comporre il puzzle, sembrano messe lì per stupire.
Un cast superlativo per personaggi che all’apparenza sembrano interessanti ma che molto spesso vengono banalizzati o fatti scomparire troppo presto o agire in mondo insensato.
La protagonista dovrebbe essere portatrice di non so che messaggio profondo risulta odiosa, un po’ perchè si sente superiore a tutti e un po’ perchè parla con frasi fatte che dovrebbero essere d’effetto e alla fine facciamo tutti il tifo per l’uomo in nero grazie anche al carisma di Ed Harris.Si vede che gli sceneggiatori non sapevano dove andare proprio dai numerosi eventi filler di questa stagione (tutte le vicende nel parco giapponese) e il finale che non spiega nulla e aggiunge altri problemi rendendo impossibile lo scioglimento di una matassa troppo ingarbugliata e nemmeno così interessante.
Come ormai riscontro sempre più spesso in serie tv il problema sta nelle idee, nello svilupparle in maniera decente e coerente, la cosa che richiede meno soldi ma più talento che spesso non regge il peso di un budget così alto, che porta ottimi attori scenografie eccetera rendendola un’ottima visione, una cornice perfetta per un paesaggio non così interessante.

Leggi tutto

Si parte a cento si finisce a zero / 2 Settembre 2018 in Westworld - Dove tutto è possibile

Ho visto la prima stagione e gli avrei dato tranquillamente un 9, fantastica in tutto e per tutto, quando inizio la seconda stagione ho un’amara sorpresa, tutta la bellezza è svanita, la serie diventa come mediocre, tutto il bello che avevo visto non c’è più, peccato molto peccato

Tra Sergio Leone e Ridley Scott / 26 Giugno 2018 in Westworld - Dove tutto è possibile

Prima stagione: 9
Seconda stagione: 7

Westworld – Dove tutto è concesso / 10 Giugno 2017 in Westworld - Dove tutto è possibile

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Westworld è natura, ancor prima che intelligenza artificiale; è psicologia umana, più che avvento dei robot; è indagine sul nostro mondo, prima che vera e propria fantascienza.

Caratterizzata da 10 episodi dalla durata di circa un’ora, presenta apparentemente tutte le caratteristiche di una tipica serie americana. Personaggi dall’atmosfera malvagia, mondo surreale e, anzi, fantascientifico.
Scene che potremmo definire ambientate nel nostro mondo non ce ne sono. Infatti, seppure Westworld si presenti come un parco architettato da una lucida mente umana, nell’opera quasi interamente viviamo quest’ultimo dall’interno o, al massimo, dai suoi laboratori esterni. Tutto ciò contribuisce a creare un mondo in cui ci si addentra vorticosamente, livello dopo livello…continua a leggere su BLOGBUSTERS https://redazioneblogbusters.wixsite.com/blogbusters/single-post/2017/06/10/Westworld—Dove-tutto-%C3%A8-concesso

Leggi tutto

Imperdibile / 12 Dicembre 2016 in Westworld - Dove tutto è possibile

| VOTO 8,5 | Se cercate una serie che possa tenervi incollati dall’inizio alla fine e prendervi in maniera morbosa, e se per di più siete amanti della fantascienza, allora questa è la serie che fa per voi. Con un cast di prim’ordine per una storia altrettanto valida, Westworld è destinato ad essere una top series! Aspetto impaziente la seconda stagione che arriverà solo nel 2018.

Leggi tutto

Realtà alternative, sogni e coscienza / 9 Dicembre 2016 in Westworld - Dove tutto è possibile

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
Esclusa la regia di un episodio della serie tv Person of Interest, Westworld rappresenta il debutto in solitaria di Jonathan Nolan, fratello del più noto Christopher, a cui, però, si devono già le cervellotiche e oscure co-sceneggiature a quattro mani di quasi tutti i lungometraggi realizzati finora dal congiunto (Following e Inception, per esempio, restano fuori dalla lista). Attingendo a un’idea partorita da Michael Chrichton negli anni Settanta e già concretizzatasi nel film Il mondo dei robot diretto dallo stesso scrittore (1973), Nolan e la moglie e co-produttrice Lisa Joy hanno imbastito una serie tv sci-fi distopica dalle premesse decisamente intriganti.

Westworld è un parco a tema western dove, a fronte del pagamento di un sostanzioso biglietto di ingresso, gli “ospiti” possono interagire nelle maniere più svariate (compreso lo stupro) con una serie di robot così tecnologicamente avanzati ed esteticamente sofisticati da essere praticamente indistinguibili dagli esseri umani.
Ognuno di essi agisce all’interno del parco in funzione di una linea narrativa pianificata precedentemente dagli sceneggiatori della struttura e, in caso di morte, sia essa causata da un “residente” o da un “ospite”, vengono messi in manutenzione, ne viene resettata la memoria e, una volta curati, i robot vengono reinseriti nel contesto, per agire all’interno di un loop comportamentale che varia la propria orbita solo in funzione delle interazioni con gli “ospiti”.
Benché siano estremamente realistici e, grazie a una particolare formattazione dei loro parametri emotivi, siano in grado di provare istantaneamente sentimenti e sintomi umani, come il dolore e la stanchezza, in quanto automi i “residenti” non possiedono una memoria propriamente detta, essendo essa limitata alla propria storyline (es. rapporti di parentela/di lavoro e relazioni sentimentali tra i personaggi).
Orbene, con il progressivo affinamento delle loro capacità, nel tentativo di renderli maggiormente reattivi e commercialmente sempre più interessanti, i robot vengono dotati di una sorta di esperienza. In virtù di questa modifica, pare che, un giorno, alcuni di essi inizino a dare fuori di testa: ripescando in maniera inconscia alcuni ricordi appartenenti a periodi temporali molto lontani e a precedenti linee narrative, le intelligenze artificiali prendono coscienza di sé e del contesto in cui agiscono.

Alla luce di tutti questi elementi, la serie tv Westworld sembra intenzionata a fornire una definitiva risposta alla domanda formulata da Philip K. Dick nel 1968 con il romanzo Il cacciatore di androidi, il cui titolo originale è, appunto, Do Androids Dream of Electric Sheep? (letteralmente, I robot sognano pecore elettriche?), che ha dato origine ad uno dei film di fantascienza caposaldo del genere, Blade Runner di Ridley Scott.
Dai tempi del golem ebraico, passando per il Pinocchio collodiano e il Frankenstein di Mary Shelley, fino all’illustre Aasimov, prima la letteratura e, poi, il cinema (e, per estensione, la televisione) hanno trattato della possibile esistenza della coscienza nelle creature artificiali: l’esperienza coincide necessariamente con la memoria? Nel momento in cui si vorrebbe smentire una volta per tutte questa possibilità, i robot di Westworld dimostrano non solo di possedere doti mnemoniche slegate dall’apparato narrativo impostogli dai superni, ma anche di sviluppare emozioni (come l’odio e il rancore) indipendenti dalle impostazioni informatiche di default.
La rivolta delle creature è matematica: nella prima stagione, assistiamo (molto lentamente) alla genesi della sollevazione robotica ed è dato presagire che, negli episodi futuri (la cui messa in onda è prevista solo nel 2018), sarà possibile constatarne gli sviluppi e gli effetti.

La serie tv creata da Nolan ha dalla sua un apparato di speculazione filosofica non indifferente, in grado di stimolare intellettualmente lo spettatore in maniera affatto banale: tale impostazione, però, costituisce anche uno dei limiti del prodotto, che insiste spesso in maniera univoca sulle implicazioni morali della materia, appesantendo talvolta inutilmente la visione con concetti reiterati. Una manciata di episodi in meno, nel corpo centrale della stagione, e credo che l’intero ciclo ne avrebbe giovato.
Oltre all’incipit, ho trovato davvero ben architettati e riusciti dal punto di vista narrativo gli episodi dall’8 al 10, caratterizzati da ottimi colpi di scena e da una interessante rappresentazione del concetto di realtà alternativa (in particolare, il concetto del labirinto nel labirinto, basato -credo- sullo sfruttamento dell’idea che un’immagine semplificata delle circonvoluzioni del tessuto del cervello umano,il labirinto per eccellenza, possono trovare corrispondenza in quello informatico dei robot).
In particolare, ho apprezzato molto la rivelazione dell’esistenza di almeno due piani temporali diversi perfettamente intersecati nella vicenda di Dolores (Evan Rachel Wood) e il disvelamento relativo all’esistenza di almeno un altro World ambientato nel Medioevo giapponese, il che, insieme al fatto che non esiste alcun riferimento concreto al mondo al di fuori di Westworld, apre suggestivi scenari sulla realtà: qual è il futuro, più o meno prossimo, in cui è nato il parco? Come è strutturata la società? Il bisogno di violenza e trasgressione che non sembra lasciare spazio al sogno (elemento emblematico della “vita” dei robot) è giustificato anche da un particolare status quo?

Buona la prova generale del cast, con una brava Thandie Newton, Ed Harris strepitoso con il suo cappellaccio nero e le ormai mille rughe incise sul suo volto e ottimo sir Anthony Hopkins, ambigua divinità pagana dalle pause significative.

Voto prima stagione: 7

Leggi tutto
inserisci nuova citazione

Non ci sono citazioni.

Non ci sono voti.