Il mucchio selvaggio

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Il mucchio selvaggio

In fuga da un tentativo di rapina, un gruppo di fuorilegge guidato dall'anziano Pike Bishop finisce per cercare gloria nel Messico travolto dalla guerra civile, e qui decide di mettere a segno l'ultimo colpo. Sulle loro tracce si mette Deke Thorton, il vecchio socio di Pike, inossidabile cacciatore che non può fare a meno di rispettare l'abilità della sua preda.
paolodelventosoest ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Wild Bunch
Attori principali: William Holden, Ernest Borgnine, Robert Ryan, Jaime Sánchez, Warren Oates, Edmond O'Brien, Ben Johnson, Albert Dekker, Strother Martin, Emilio Fernández, L.Q. Jones, Bo Hopkins, Dub Taylor, Paul Harper, Jorge Russek, Alfonso Arau, Bill Hart, Rayford Barnes, Stephen Ferry, Sonia Amelio, Chalo González, Chano Urueta, Elsa Cárdenas, Aurora Clavel, Enrique Lucero, Elizabeth Dupeyrón, José Chávez, René Dupeyrón, Pedro Galván, Graciela Döring, Fernando Wagner, Ivan J. Rado, Margarito Luna, Lilia Castillo, Archie Butler, Tap Canutt, Gordon T. Dawson, Mickey Gilbert, Robert "Buzz" Henry, Buck Holland, Walt La Rue, Matthew Peckinpah, Jack Williams, Joe Yrigoyen, Mostra tutti

Regia: Sam Peckinpah
Sceneggiatura/Autore: Walon Green, Sam Peckinpah
Colonna sonora: Jerry Fielding
Fotografia: Lucien Ballard
Costumi: James R. Silke
Produttore: Phil Feldman
Produzione: Usa
Genere: Azione, Drammatico, Western
Durata: 145 minuti

Dove vedere in streaming Il mucchio selvaggio

Tra continuità e rottura, un western epocale / 31 Gennaio 2016 in Il mucchio selvaggio

Considerato dai cinefili uno dei western più belli di sempre, Il mucchio selvaggio unisce l’esperienza dei classici del genere alla ventata di freschezza della Nuova Hollywood, recependo inoltre le novità introdotte dall’estero, in particolare dallo spaghetti western di Sergio Leone, che tanto successo aveva riscosso nel quinquennio precedente.
Ma andiamo con ordine.
Il mucchio selvaggio è innanzitutto un classico (l’ultimo grande western classico lo definisce Mereghetti) e lo si evince dai temi (fuorilegge, rapine in banca), dalle ambientazioni (Texas e Messico del Nord), nonché dall’utilizzo di un cast di prim’ordine, un bel gruppetto di attori con il pelo sullo stomaco e la pelle seccata dal sole e dalla sabbia dei set del far west. È un western crepuscolare, questo sì, come molti di quelli girati in quegli anni (Butch Cassidy, Il grinta). Anni in cui si avvertiva che fosse probabilmente giunta l’ora di mettere fine all’epopea (e difatti dagli anni Settanta si aprirà il filone post-classico, con l’attenzione che si sposta sulla questione dei nativi: Soldato Blu, Piccolo grande uomo).
È un western classico ma è anche, al contempo, un western della Nuova Hollywood: sia perché Sam Peckinpah fa parte di quei registi di nuova generazione, provenienti dalle serie tv, che rinnovarono il cinema americano a partire dalla fine degli anni Sessanta; sia e sopratutto per la rappresentazione della violenza, che in Peckinpah raggiunge punte di crudezza e insieme di realismo estremo.
Vi è poi, per l’appunto, il recepimento hollywoodiano dell’esperienza dello spaghetti western: sebbene vi sia sempre stato un dualismo Leone-Peckinpah, non si può non ravvisare un’influenza, sotto certi aspetti, sul secondo da parte del primo. Peckinpah è sì considerato il maggior innovatore del western americano classico, ma è anche, per certi versi, colui che ha esasperato uno stile che aveva fatto capolino per la prima volta fuori dagli Stati Uniti.

Di questo film resteranno memorabilmente impresse negli occhi dello spettatore soprattutto la sequenza iniziale e quella finale, due carneficine di un’intensità che fino a quel momento non si era mai vista al cinema.
Così come impresso resterà il carattere di personaggi che sembrano aver dimenticato qualsiasi valore, tranne quello dell’amicizia.
Montaggio serratissimo, con alcune manciate di fotogrammi ai limiti del subliminale.
L’uso del ralenti per donare drammaticità alle scene di azione, così come aveva fatto Arthur Penn nel suo Gangster Story, non a caso il film considerato iniziatore della Nuova Hollywood (e che contiene, nel finale, l’unica scena che può gareggiare per violenza con le sparatorie di Peckinpah, ossia l’agguato degli sceriffi a Bonnie e Clyde).
Palese citazione di The Great Train Robbery, di Edwin Stanton Porter, uno dei primissimi western della storia del cinema (1903), nella scena in cui i banditi salgono sul treno approfittando della sosta per il carico dell’acqua.

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clap clap / 29 Marzo 2013 in Il mucchio selvaggio

Il mucchio selvaggio.
Un film con i contro c***i.

Tornano i temi cari al vecchio Sam: il Messico, la violenza,i l ralenti formidabile, il ruolo della donna (e quello dei bambini) e l’amore”.
La pellicola si apre con una gruppo di soldati che si recano in una piccola cittadina.
Nei primi minuti del film vediamo una serie di bambini intenti a “giocare” a quello che sembra una lotta fra scorpioni e formiche. Stuzzicano entrambi gli animali e ridono, poi danno fuoco al tutto. Per Sam i bambini sono delle spugne, messi in un ambiente violento prendono tutte i difetti e i vizi di questo.
I bambini non sono bravi, buoni e gentili, anzi si divertono a vedere le sparatorie, possono essere usati come soldati.
Cambia inquadratura e compaiono i nostri protagonisti.
Quelli che sembrano uomini in divisa in realtà sono i componenti di una banda di criminali in uniforme e armati di pistole/fucili d’ordinanza.
Essi rapinano così la banca locale.
Sono mesi ormai che gira la voce di come un carico d’argento stia per arrivare alla banca della ferrovia. Perché non approfittarne ? Tutto ciò è un tranello ma nessuno nel gruppo ne è a conoscenza. Sin dai primi minuti compare in modo prepotente il “ralenti”, infatti nella sparatoria, la lunghissima e strabiliante sparatoria, fra la banda capeggiata da Pike Bishop (William Holden) e un gruppo di mercenari, esso fa il suo ingresso in pompa magna.

Cosa sappiamo ? Sappiamo che il capo dei mercenari a suo tempo faceva parte del mucchio; sappiamo che il tale è stato tradito dal modus operandi di Pike (se non erro)… in ogni caso il Mucchio si salva e raggiunge il Messico. Perché il Messico ? Sam è fissato con il Messico, sin dopo la guerra in Indocina (Peckinpah è stato marine) fu sempre legato a questa terra. Il Messico rappresenta ciò che gli USA non sono più, un paese di rifugio per rifugiati di tutti i tipi, dai criminali ai rivoluzionari per passare ai soldati o dei cowboy di frontiera. Il Messico come scarto dell’America, il Messico come terra da colonizzare. Il Messico come frontiera, come terra promessa, come nascondiglio. Credono di arrivarci ricchi sfondati ma quello che sembrava argento si scopre volgare acciaio.
E’ proprio qui che Angelo, uno dei membri del gruppo criminale, scopre come sua moglie, la dolce e casta (?) Teresa se ne sia andata, ubriaca d’amore e di vino, fra le mani del grezzo e terribile Mapache un generale che ha raggiunto questo grado tramite l’auto-proclamazione.Il ruolo della donna, Messicane per lo più.
Uno dei pochi (forse l’unico) ruoli femminili importanti lo riveste la moglie di Angelo ma verrà uccisa dallo stesso poiché non riesce a mandar giù l’amaro boccone.
Teresa a parte abbiamo ruoli di spicco per il gentil sesso, fra prostitute e donne soldato. Il mio è sarcasmo ma il vecchio Peckinpah per la scelta venne accusato (come in altri film) di misoginia/maschilismo.
E così mentre i nostri vengono inseguiti dai mercenari, si trovano in una Nazione in Rivoluzione, il Messico agitato che cerca armi e che le trova tramite la banda di Pike che viene incaricata dal generale panzone di rubare un poderoso carico di armi dell’esercito USA in cambio di diecimila dollari sonanti. Armi moderne, armi che i “bifolchi” made in Mexico non avevano mai viste (emblematica la scena della gatling).
Non vado avanti con la trama ma sappiate che le sparatorie non sono ancora finite.
Ve lo consiglio vivamente

Note del Don
Ricordate di non dare mai le spalle a una prostituta se siete in un western.

DonMax

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Un paese per vecchi (dalla scorza dura) / 26 Ottobre 2012 in Il mucchio selvaggio

Epico western, tra generosi zampilli di sangue e musica mariachi. Il manipolo guidato dall’impassibile William Holden è sostanzialmente un gruppo di falliti, che trova il riscatto finale nell’estremo sacrificio, naturalmente affogato in un bagno di sangue da guinness dei primati. Nell’annoso confronto con il western di Leone, Peckinpah ha dalla sua la verosimiglianza e soprattutto l’azione, laddove invece non raggiunge – a mio avviso – la poesia e l’ironia del regista italiano. Eppure sotto la scorza della spietatezza anche i suoi eroi hanno un fascino crepuscolare, più asciutto ma ugualmente struggente. Non è un paese per vecchi? Oh, sì, eccome se lo è! Holden e Borgnine avranno anche la pelle avvizzita, ma la vendono cara, molto cara.

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