Melancholia

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Melancholia

Il rapporto tra due sorelle entra in crisi mentre un pianeta che si avvicina alla Terra minaccia un'imminente collisione.
Andrea ha scritto questa trama

Titolo Originale: Melancholia
Attori principali: Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Alexander Skarsgård, Cameron Spurr, Stellan Skarsgård, John Hurt, Brady Corbet, Jesper Christensen, Charlotte Rampling, Udo Kier, James Cagnard, Deborah Fronko, Charlotta Miller, Claire Miller, Gary Whitaker, Katrine A. Sahlstrøm, Christian Geisnæs, Mostra tutti

Regia: Lars von Trier
Sceneggiatura/Autore: Lars von Trier
Fotografia: Manuel Alberto Claro
Costumi: Manon Rasmussen
Produttore: Peter Aalbæk Jensen, Peter Garde, Meta Louise Foldager, Louise Vesth
Produzione: Danimarca, Francia, Germania, Svezia
Genere: Drammatico, Fantascienza
Durata: 135 minuti

Dove vedere in streaming Melancholia

Il bello e il brutto di Lars / 10 Marzo 2024 in Melancholia

Il messaggio che manda il film è molto più potente del film in sè. Si, vero: ci sono ottime scenografie, fotografia, il senso dell’apparenza che deve trionfare a ogni costo, l’intro come un epilogo. Tutto bello e originale.
Ma la regia è lenta, poi con una ripresa a mano un po fastidiosa, dialoghi spenti e recitazioni un po’ apatiche.
Migliore la seconda parte, dove si palpa il senso della depressione, dell’apatia e della solitudine e comunque reso tutto più interessante dall’avvicinarsi di Melancholia, la paura dei protagonisti inizia a assalire lo spettatore.
Bello, se valutato nell’insieme, nel messaggio e nella simbologia dei personaggi.
Peccato peró che l’aggiungo ai film che non rivedró mai più.
6/10

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7 Novembre 2014 in Melancholia

procedendo con ordine, il prologo è la parte che (a differenza di molti) ho trovato più insipida: strutturato come una sorta di specchietto divinatorio di quanto accadrà nel corso delle due ore e passa seguenti, in realtà è una pubblicità di eau de toilette pomposa e noiosa nella quale alla fine non viene nemmeno mostrata la boccetta all’ultimo grido, il che rende totalmente inutile il tutto. sotto questo aspetto, era meglio il prologo di “antichrist”, più funzionale alla storia e pure artisticamente parlando più notevole.
dopo quasi otto minuti di orchite, il film comincia. lars si carica la sua fida cinepresa sulla spalla (e noi tutti qui ad augurargli una spondilosi cervicale che lo obblighi, finalmente, a mettere la macchina su un cacchio di cavalletto in un prossimo futuro) e ci fa assistere alle nevrosi, depressioni pre coito e melancholie varie di una giovane sposa nel giorno speciale del suo banchetto nuziale, per niente convinta del passo che ha compiuto. gli scambi tra i personaggi non sono male: kristen dunst in parte, i suoi soffocamenti sono alquanto credibili. convincente anche la sorella con manico di scopa rettale annesso. inutile il personaggio della madre contraria a tutto il baraccone che, come dice il cognato john “che è venuta a fare?”. personalmente, ho trovato carina la scena della limousine incagliata nel vialetto, che fa molto vita vissuta (a chi non è capitato di non riuscire a smuovere la propria limousine, andiamo).
nella seconda parte del film, a matrimonio ormai sfasciato, ci si concentra più sulla sorella già sposata con prole, ugualmente infelice, e sul pianeta che dà il titolo al film: la minaccia di una distruzione totale dell’intero apparato terrestre è prossima, i personaggi reagiscono ognuno alla sua maniera ma, in mezzo a cotanto bailamme di confusione e certezze, solo la giovane ex sposa psicopatica saprà reagire con dignità perchè spogliatasi di ogni illusione riguardo alla vita terrena. the end.
a parte le sparizioni insensate di tre quarti di personaggi che, nella prima parte matrimoniale, sembravano avere gran rilievo nella vicenda, il film non è malvagio: in sintesi, lars ci offre due pellicole totalmente diverse per genere e finalità, con stacco pubblicitario incluso, al prezzo di una; gli artifici fotografici volti a rendere il passaggio del deprecabile pianeta sono affascinanti e (per quanto ne so io di astronomia) convincenti; la scenografia rende al meglio l’opulenza e il vuoto interiore dei protagonisti, circondati da un’indiscutibile ricchezza che non basta, come da tradizione, a garantire loro se non la felicità almeno una parvenza di sicurezza. un po’ scontato il messaggio finale: la depressione ha i suoi lati positivi e si dimostra una valida e solida ancora di salvezza in caso di catastrofe, il che spiega finalmente perchè bruce willis non aveva speranze contro l’asteroide di armageddon.

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Il prologo è meraviglioso / 19 Settembre 2014 in Melancholia

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Più o meno in ogni recensione su Melancholia, specialmente in quelle negative, prima o poi ci si imbatte su una qualche lode al prologo, ritenuta l’unica parte degna di nota del film. Per quanto mi riguarda il prologo serve principalmente a due cose: la prima è dimostrare che Lars in futuro sarà in grado di girare splendide pubblicità di profumi, la seconda invece è svelare la mania di taluni a guardare troppo i canoni estetici di una pellicola, snobbando i contenuti.
Ora, ogni tanto ci si imbatte in qualche autore le cui opere (tutte, anche le più brutte) appaiono particolarmente perfette, probabilmente a causa della somiglianza caratteriale tra creatore e fruitore dell’opera. Per me è il caso di Lars Von Trier. Provo un innato amore per ogni cosa partorita da questo individuo, e sto parlando di tutto, che siano film o stupide provocazioni infantili rilasciate in pubblico (leggasi Cannes). Detto questo posso anche parlare un po’ del film in maniera assolutamente non parziale.
Il film è meravigliosamente dicotomico. Abbiamo un prologo elegante che cozza notevolmente con il resto del film girato con la telecamera a spalla, abbiamo una seconda parte di film che sembra completamente sconnessa alla prima parte, ed infine abbiamo due sorelle dai caratteri pressoché opposti (ma solo in superficie). Da una parte Justine, apparentemente gioiosa ma che nasconde un animo malinconico, dall’altra invece Claire, personaggio molto preciso e freddo, ma che cova dentro sé una discreta ansia.
Questa relazione/contrapposizione tra sorelle mi ha ricordato molto “Il silenzio” di Bergman, anche lì infatti le sorelle rappresentavano due aspetti dell’umanità ben distinti (razionalità/istinto). Tuttavia Von Trier va leggermente oltre, circonda le protagoniste di altri personaggi allargando decisamente lo spettro. Ci troviamo quindi con il marito di Claire che rappresenta la mentalità scientifica, il datore di lavoro di Justine che rappresenta l’eccessivo legame con affari e denaro etc.
Troppe persone secondo me si sono concentrate sull’aspetto apocalittico del film a discapito di quello che mi pare il reale senso del film, ovvero voler mettere in luce le diverse reazioni umane di fronte a una catastrofe. La collisione planetaria è solo un pretesto, l’uomo viene messo di fronte alla morte imminente e alla conseguente perdita di significato della vita (un po’ il senso dell’assurdo di Camus). E così Lars ci mostra le varie reazioni. La scienza è la prima a soccombere davanti alla morte, riconoscendo il proprio limite, la calma apparente di Claire lascia spazio sempre più ad un’angoscia invalidante e alla fine l’unica in grado di reagire sarà proprio Justine, colei che pareva la personalità più debole. Justine infatti entra in crisi all’inizio del film, quando ancora la minaccia del pianeta Melancholia è lontana, entra in crisi non per l’eventuale collisione bensì perché corrosa dal mondo che la circonda. La vera differenza tra Justine e la sorella è la capacità della prima di riconoscere l’assurdità della vita in tempi non sospetti, ovvero quando ancora la minaccia di una morte inevitabile è nascosta. Una volta capito questo, niente la spaventa più (“Se pensi che abbia paura di un pianeta, allora sei proprio stupida”).
La depressione come processo di rafforzamento quindi. Un film poetico, desolante e forse troppo sopravvalutato.

P.S.
Il prologo è davvero fantastico, altro che pubblicità dei profumi.

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25 Luglio 2014 in Melancholia

Un film diseguale, che sembra composto di due film molto diversi: uno girato in chiave grottesca, con le nozze della protagonista che deragliano in una farsa sopra le righe; l’altro in chiave drammatica, che studia come quattro personaggi reagiscono all’incombente fine del mondo (che viene vista da un punto di vista completamente privato: non c’è che qualche minimo accenno al mondo esterno): con viltà, con incoscienza, con terrore, con distaccato coraggio.
Ho pensato all’inizio che ad unire il film fosse l’intenzione del regista di mostrare come l’umanità ritratta nella prima parte e divisa in pazzi e idioti fosse in fondo degna di morire; ma la seconda parte si è rivelata troppo diversa, troppo misurata. L’unico collegamento è la figura della protagonista – una eccellente Kirsten Dunst – la cui depressione evolve durante il film, prima rovinandole il matrimonio e poi dandole il distacco necessario ad affrontare la fine. Un po’ sprecata Charlotte Gainsbourg nella parte della sorella.

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Ti presento Lars / 12 Maggio 2014 in Melancholia

Lars Von Trier è un regista a me completamente sconosciuto. Questo Melancholia rappresenta il mio primo e sincero approccio al suo cinema. Un approccio assolutamente positivo.
Il prologo, un misto evocativo di desolazione e grazia, è senz’altro da lodare.
Quando inizia la storia vera e propria, ho fatto un po’ di fatica (lo confesso) a farmi piacere la tecnica della telecamera a spalla, ma nulla di particolarmente serio: dopo un po’ ci si abitua senza problemi.
Originale il tema della depressione affiancato a quello della fine del mondo, messo in scena e consumato dalle due tragiche figure di Justine e Claire.

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