Recensione su Magnifica presenza

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4 Aprile 2012

Ho letto tante di quelle stroncature che alla fine mi sono stupita del fatto che non sia neanche male. L’ho pure trovato meno caricato del solito, meno pieno dei tic tipici di Ozpetek (tipo quelle estenuanti riprese circolari attorno ai commensali a tavola). Ammetto che è un film che perde quasi subito un filo narrativo robusto, ma ha leggerezza, almeno quella. Alcuni inserti sono al limite dell’incomprensibile (il segmento con Platinette davvero incastrato a caso e scusate a me ha fatto tanto Jabba the hut), la citazione intra citazione dal tram che si chiama desiderio che amplifica l’almodovarismo dell’insieme con l’esasperata riproposizione di tutto su mia madre.
Se doveva essere una riflessione sul mestiere dell’attore rimane poco approfondita, se doveva essere un percorso di rivelazione del protagonista questo proprio non lo è, se doveva essere una elaborazione del rapporto fra finzione e realtà tutto rimane in superficie perchè il film si incardina su Germano (per altro bravissimo) in maniera totalizzante lasciando troppo sullo sfondo tutti i fantasmi che hanno vissuto invece sulla pelle a più livelli la stratificazione del fingere (personaggi/attori/persone/spie). Diciamo che è più simile all’operazione di Allen, abbiamo un personaggio che per sue frustrazioni personali si immerge in un mondo onirico/fantasmatico/immaginario e lì rimane tutto, il personaggio non si risolve, la storia si alleggerisce. Le differenze sono nel fatto che con Allen non c’è accondiscendenza, con Ozpetek sì.
Il monologo della Proclemer è una chiosa non liberatoria, l’ho trovato autoreferenziale e molto poco esplicativo appesantito anche da quella frase tratta dalla cronaca dell’ultimo governo Berlusconi che non chiarisce, ma confonde semmai.
Epperò si lascia guardare con leggerezza.

Non siamo più nel 2000, nemmeno nel 2010 però, vedi Mine Vaganti. Per quanto in questo film la sessualità del protagonista sia assolutamente irrilevante e ciò è un bene a prescindere, noto ancora di più che negli anni Ozpetek riporta all’ordine i suoi protagonisti: qui neanche il bacio, qui c’è solo lo sfiorarsi

1 commento

  1. livez / 4 Aprile 2012

    Ho percepito anche io un fortissimo senso almodovariano. Sembrava davvero un suo film.

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