Recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

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Il cinema italiano non è morto / 13 Agosto 2016 in Lo chiamavano Jeeg Robot

Durante la visione di questo film mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, non solo ai meravigliosi tempi di quando passavo i pomeriggi a guardare uno dei miei robottoni preferiti, ma soprattutto al periodo d’oro del cinema italiano, quando con pochi mezzi si realizzavano dei gioielli come in questo caso.
Al suo debutto sul grande schermo Mainetti dimostra di possedere oltre al talento anche tantissima passione girando un film con un budget limitatissimo ma che emoziona e commuove moltissimo con la sua ironia, il suo dramma, le sue tantissime citazioni e un pizzico di superpoteri.
Dal punto di vista tecnico la pellicola è curata fin nel minimo dettaglio, dalla regia alle ambientazioni, senza dimenticare gli attori che recitano tutti ottimamente, anche l’eterno imbambolato Claudio Santamaria.
Dal punto di vista narrativo invece Mainetti crea una storia avvincente, utilizzando la figura del robottone Jeeg per raccontare la vita di un ladruncolo della borgata romana alienato dal mondo intero che solo grazie all’amore per una ragazza dal passato e presente sofferto riuscirà a redimersi.
Ovviamente non mancano i difetti, ma il giovane regista ha saputo confezionare una storia che colpisce nel profondo.
Finalmente una ventata di freschezza per il cinema italiano. Ancora ci siamo anche noi.

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