Recensione su Il grande freddo

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13 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film di quando io avevo un anno, in cui un gruppo di amici del college si ritrovano nella stessa casa in occasione della morte di uno di loro (che tra l’altro era un Kevin Costner alle prime armi, di cui si vede solo un polsino). Ma di futuri attoroni è pieno, tipo Glenn Close e, ca**o non mi ricordo il nome, come si dice, ah, Jeff Goldblum, Kevin Kleine e basta, son stufo. Insomma, ognuno si è fatto la propria vita staccata dagli altri, c’è quello famoso, quello ricco, quella depressa, quello impotente, quella gnocca, così via. E il ritrovarsi insieme riaccende il motore delle dinamiche tra di loro, che era come se si fosse fermato quando si erano persi di vista. Il film ha anche una forte connotazione generazionale, in quanto i protagonisti hanno vissuto sulla loro pelle il ’68 e se ne portano dietro la conseguente disillusione, con uno sguardo amaro e ironico sulla vita a cui è difficile resistere. In un trionfo di robe anni ’80, c’è quindi questo freddo dell’animo che, è la morale, può venir riscaldato solo dal ritrovarsi insieme a pochi, ristretti amici, quelli giusti. Anzi no, la morale è: l’amicizia è un termosifone, ecco 😀

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