Recensione su Enemy

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Caos e doppelganger / 6 Luglio 2017 in Enemy

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Interessante il tema del doppio dal sapore onirico, con qualche strizzatina d’occhio a Lynch e a Kubrick, ma, in conclusione, la sovrabbondanza di metafore e un gioco narrativo troppo poco chiaro mi hanno precluso la possibilità di divertirmi davvero.

Premesse ottime: praticamente, nello stesso uomo convivono due metà, una mite, l’altra un po’ meno (Cronenberg e King docent), che si ignorano per un po’ di tempo, finché una delle due non sente il bisogno di (ri)farsi viva. Linee narrative e temporali si intrecciano in maniera complessa per raccontare di ribellione alle convenzioni sociali e di inno al caos.
In sostanza, lo spettatore non ha solidi punti di riferimento: per me, è stato naturale (e, fino a un certo punto, piacevole) annaspare di sequenza in sequenza, alla ricerca di un bandolo, ma confesso che, pur sentendomi intellettualmente stimolata, sono rimasta delusa dall’indeterminatezza complessiva del racconto.

Narrativamente, a Villeneuve piace spiazzare il pubblico, ma, forse, qui, ha tenuto premuto un po’ troppo il pedale dell’acceleratore. Buon esperimento formale e visivo (Toronto sembra una città sulla Luna, bagnata da una soffocante luce giallognola), ma…
Ah! Non conosco il romanzo di Saramago a cui il film si ispira (L’uomo duplicato), ma leggendo qua e là mi pare di aver capito che film e libro si discostino abbastanza l’uno dall’altro.

Bravo Gyllenhaal, prestazione calibrata, di misura, la sua.

Interessanti le musiche della coppia Bensi-Jurriaans, che, per onnipresenza e mood angosciante, mi hanno ricordato quelle più note di Sicario composte successivamente per Villeneuve da Jóhann Jóhannsson.
Mi è piaciuto molto il brano very 60’s dei Walker Brothers usato sui titoli di coda (non lo conoscevo affatto ed è stata una bella scoperta): https://www.youtube.com/watch?v=XZbaRd9gO3Q

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