Recensione su Due giorni, una notte

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3 Dicembre 2014

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Servono a segnare il tempo a disposizione di Sandra. Ha un marito incrollabile, che gira hamburger, due figli, un mutuo, una depressione (perché?) alle spalle, e nell’azienda dove lavora hanno visto mentre non c’era che potevano di lei fare a meno. Il capo ha detto “o teniamo Sandra o vi do 1000 euro a testa”. Ora lei deve convincere quelli che alla prima votazione le avevano votato contro a votare per. Ovviamente la base di partenza di un depresso non è normale, sgranocchia xanax come fossero nachos (xachos!), ci credo che hai un po’ sonno. Ma sono le forze mentali più che quelle fisiche, ad abbandonarla, e il marito e gli eventi la spingono e rialzano a ripetizione. Vien fuori un percorso oscillatorio e a tappe, dove ogni tappa è uno dei sedici colleghi (che poi: se in 16 hanno 1000 di bonus, non si capisce perché la si debba licenziare, basta non dare il bonus per fare uno stipendio. L’unica spiegazione è che il padrone sia stronzo, e ci sta). I Dardenne proseguono un prescelto percorso di ricerca sociale e nel sociale, con la camera a seguire vite di poveri costretti a una guerra a bassa intensità, sostanzialmente tra loro, da un sistema che soffoca senza che sia colpa di nessuno, e ancora devi dire grazie. Tutti le possono rispondere, e lo fanno, “prova a metterti nei miei panni”, solo che quelli di lei sono molto peggio. Ma non c’è pietà che tenga, quando si tirastentavanti, e i vari tipi di persone che incontra, multietnici e diversi, convivono con la vergogna di sopravvivere schiacciando qualcun altro. Che è la stessa cosa che facciamo noi, solo che qui il nervo, la scelta, è scoperta ed esplicita. La Cotillard, tra le attrici più gnocche, è ingobbita e frignona e eccezionale, nella sua lotta contro la voglia di abbandonare ogni speranza e spegnersi nel letto e soprattutto nei momenti di speranza, quelli disseminati nel film più ancora che nel finale, accennati con gioco di sguardi e musica. Sullo sfondo, la Belgica, Seraing che era il villaggio dall’altro lato della collina rispetto a dove andavo a mangiare le lasagne alla domenica e i giallo-bus della TEC <3

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