Recensione su Cosmopolis

/ 20126.3260 voti

14 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film di Cronenberg con Pattinson è tratto da un libro di Don DeLillo che avevo preso alla biblioteca comunale di Melbourne perché quelli più famosi dello stesso autore non li avevo trovati. E mi aveva fatto schifo. Comunque, il film ricalca abbastanza le del libro impronte e mi è piaciuto decisamente di più. Erick sta in una limo, è ricco sfondato e dalla sua limo iper-protetta e tecnologica scambia miliardi sui mercati finanziari con la sola imposizione delle mani sui braccioli. Questa limo si muove in una Nuova Iorca incasinata dalle manifestazioni, contro i ricchi, contro la visita del Presidente degli Stati Uniti e, per non farsi mancare nulla, c’è anche una credibile minaccia diretta direttamente a lui. Ciò nonostante lui vuole andare a farsi tagliare i capelli dal suo barbiere di fiducia, che sta in un bugigattolo lontanissimo. Parte, questa specie di Odissea, con autista guercio e guardie del corpo. Sulla limo insieme a lui si muove una successione di personaggi, ipermoderni e sconnessi dalla realtà quanto lui. Piccoli geni della modellazione finanziaria, Juliette Binoche che lui puntualmente si scopa, la moglie fighissima, che la… non mi ricordo più, una famosa, e che non è mai stata così fica. Ed è l’unica che non si scopa. In compenso si fa la guardia tettona del corpo, perde tutto per colpa dello yen, va dal barbiere, uccide la guardia del corpo e va dalla minaccia. La minaccia ha la faccia di Paul Giamatti, mezzo barbone in un caseggiato decadente. Finale col confronto tra i due. Per quando la storia resti oltremodo bizzarra, è mio parere che nel visivo Cronenberg riesca assai bene a rendere il senso di un mondo impazzito e in balia di poche piccole persone fallibili che determinano la fine del mondo con pochi clic, e di quanto vacua sia la di loro vita, e i sentimenti malati che non possono avere perché vivono ormai nell’irrealtà. Per cui alla fine Erick va perché vuole confrontarsi con qualcosa, una qualche sua nemesi, di vero, come un passaggio obbligatorio di una vita noiosa per far finire il tedio della ricchezza.

Lascia un commento