Recensione su Argo

/ 20127.3554 voti

6 Settembre 2013

clamoroso passo indietro di affleck: tanto mi era piaciuto The Town tanto trovo inutile in tutti i sensi questo film. La parte peggiore è quella che si è riservato: un convenzionalissimo ritratto del geniale ideatore di esfiltrazioni, lattine ovunque e mangiare buttato attorno a un letto in cui lui dorme vestito e stropicciato come incipit per poi continuare nel più trito dei sentieri dell’eroe che non spara una pallottala, ma è soprattutto padre e marito come da rimasticata iconografia (quell’insistere sulla fede che lui si toglie alla partenza provoca un attacco glicemico fulminante). Per il resto è pura cronaca senza nessuna indagine psicologica dei personaggi e nessuna analisi del periodo storico, in fondo è solo un film di ladri: come rubare dentro una banca e farla franca, il tesoro sono gli ostaggi. Vista in quest’ottica funziona senza un guizzo di originalità, ma funziona. Per il resto bah!
Ogni presunto collegamento a Giasone e agli Argonauti è totalmente forzato. Ogni tentativo di ampliare lo spessore tematico del film attraverso la pur evidente idea della rappresentazione, della necessità quasi della messa in scena risulta vuota

3 commenti

  1. paolodelventosoest / 6 Settembre 2013

    La tua mi sembra un’analisi troppo feroce. Quanto all’iconografia dell’eroe sgualcito che non spara una pallottola, beh forse avrai ragione ma i modelli in questo genere di film non è che siano poi tantissimi, e l’importante è saperli re-interpretare, e Affleck l’ha fatto in maniera quantomeno decente. Il grande impatto di questo film invece è proprio quella che tu definisci la “pura cronaca dei personaggi”, che se a te risulta indigesta a me ha coinvolto non poco. Per me è stato elettrizzante vederli passare con il pullmino in mezzo alla folla, o sgusciare in mezzo al bazar; e se il regista avesse indugiato sui loro “aspetti psicologici”, permettimi, non sarebbe stata una scelta molto originale nè molto azzeccata, in un contesto simile sarebbe risultata ridondante, troppo didascalica, avrebbe frenato non poco una pellicola che fa del pathos la sua arma vincente.

  2. tiresia / 6 Settembre 2013

    come meccanismo di “devo rubare qualcosa, diversi ostacoli si frappongono, come fare a scappare con il malloppo senza farsi prendere” ho detto che funziona. Senza un minimo di ispirazione, ma funziona

  3. paolodelventosoest / 6 Settembre 2013

    No vabbè, ok, allora è proprio alla base che il nostro punto di vista è inconciliabile…
    Tu vedi questo “meccanismo” con freddezza, come se davanti al Grand Canyon dicessi: “ehi è solo un ammasso di pietre” 🙂
    Il binomio azione/suspense non lo vedo così scontato, non è che qualsiasi inseguimento riesca a farmi fibrillare, insomma.

Lascia un commento