Recensione su Piccole bugie tra amici

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21 Giugno 2012

Innanzitutto, è vero, questo film è troppo lungo: stare a così stretto contatto per così tanto tempo con una serie di persone, ognuna con i suoi problemi e ansie, ha un effetto straniante e non ne puoi più, alla fine, di vedere l’ennesima colazione del gruppo. Eppure forse è proprio questo che permette di scendere fino in fondo e comprendere il significato dell’operazione del regista. Infatti egli, mostrandoci molto da vicino (un vicino che dà per certi versi fastidio: la scena in cui i vecchi amici riguardano i filmini delle vacanze passate e si vede uno di loro che vomita direttamente sopra lo schermo si poteva anche evitare) la vita e le angosce di questo gruppo di persone, vuole inquadrare da vicino il disagio moderno e farcelo percepire fino in fondo. Nonostante questo, non si piange, non ci si dispera: si ride e si avanti, complici le battute disseminate qua e là che strappano il sorriso. Alla fine però scoppia il pianto, di fronte alla morte e all’inspiegabile. Tutto il resto, invece, le paure, le liti, le crisi e i disagi sono normali: non è il quadro di una generazione (non tutti gli amici hanno la stessa età) ma di una società in crisi, alla ricerca di non-si-sa-cosa, talmente vicina a noi che non ce ne stupiamo più e ne ridiamo, perchè sappiamo che dentro ad ogni personaggio c’è un po’ di noi.

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