Recensione su Ouija: L'origine del male

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Buono il reparto tecnico di un film mediocre / 26 Ottobre 2016 in Ouija: L'origine del male

Diciamo subito che Ouija non smuove le acque di un genere (l’horror) che sembra aver terminato o quasi le frecce al proprio arco in quanto a storie atte a impaurire lo spettatore, con radi e non certo continuativi tentativi per reinventare il genere. È il solito ultraterreno che torna sulla terra per fare del male, un male gratuito e spaventoso perché misterioso, potente e ovviamente brutto (esteticamente parlando), ma che non mira a stimolare discorsi trasversali per tentare un approccio più profondo e meno fine a sé stesso.
Ciò che funziona meravigliosamente in Ouija è la fotografia di M. Fimognari, aiutata dalla scenografia di P. Farrell, che riesce a stupire nella sua precisione nel sostenere la carica emotiva di determinate scene, oltre a creare inquadrature tecnicamente interessanti (vedasi nel prefinale il campo medio su Doris, con sulla destra, a chiudere l’inquadratura, l’ombra penzolante di un impiccato che, nel suo contrasto con una luce pallida, toglie staticità alla figura centrale rendendo l’immagine ansiogena e instabile). Le due giovani attrici (Annalise e Lulu) sono incredibilmente espressive, soprattutto la più piccola, e riescono a risolvere situazione che facilmente sarebbero degradate nel ridicolo.

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