Recensione su Gummo

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Disgummo / 14 Maggio 2013 in Gummo

Film senza trama, senza attori professionisti, doppiato da cani.
Dovrebbe essere una sottospecie di documentario, solo che è fazioso
perché comunque ti fa vedere solo quello che vuol farti vedere.
A giudicare da questo “film” ci sono villaggi negli U.S.A.
in cui abitano solo ritardati e casi umani.
Tutto questo perché c’è passato un uragano.
Io direi che per ridurre così un villaggio come minimo ci deve essere passato Mengele
con tutta la sua squadra.
Non si vede una persona normale neanche a pagarla.
Non sto a farvi il campionario di scarti della società che potrete ammirare guardandolo,
tanto in rete c’è già chi si è sprecato a farlo.
Mi soffermo solo sulla lista di modi di torturare e uccidere gatti
che il regista non manca di farci; se ne sentiva proprio l’esigenza.
Dopo il misogino ci mancava solo quello che odia i gatti
e che ammette candido che in gioventù li ammazzava.
Sinceramente mi preoccupa molto l’ignoranza
che sta dietro queste ricostruzioni deviate della situazione
sociale degli emarginati.
Mi disgusta la totale mancanza di tatto nel parlare
di esseri umani con problemi seri che denota questo film, al solo scopo di
shockare e fare sensazione sullo spettatore.

21 commenti

  1. Lenore Beadsman / 14 Maggio 2013

    Korine disgusta molti. Che poi è quello il suo intento.

    • Presenza / 14 Maggio 2013

      si ma non credo che io e te intendiamo la parola disgusto allo stesso modo, in questo caso 😀
      io non intendo che mi abbia turbato, intendo proprio dire che questo film mi repelle.

      • Lenore Beadsman / 14 Maggio 2013

        Ah @presenza , prima ho dimenticato di dire una cosa. Il fatto che ci siano attori non professionisti non mi sembra possa essere un punto a sfavore per il film, anzi. Fra l’altro, Chloë Sevigny è diventata un’attrice discreta proprio grazie agli inizi con Korine.

        • Presenza / 14 Maggio 2013

          @ph0ebe il fatto che stessero “interpretando” praticamente se stessi,
          cioè quasi non dovessero recitare, lo trovi una nota di merito?

          • Lenore Beadsman / 14 Maggio 2013

            Sì, e risponde all’estetica di Korine di cui si parla sotto.

          • Presenza / 14 Maggio 2013

            e a me che sia voluta o non voluta la cosa,
            continua a fare schifo lo stesso.
            con questo atteggiamento si potrebbe giustificare tutto
            d’un film.
            😀

  2. yorick / 14 Maggio 2013

    Sarò banale, ma la banalizzazione non è mai banale. Secondo me, ogni fiction, in quanto tale, deve banalizzare il proprio oggetto, altrimenti si cade nella realtà della finzione piuttosto che nella finzione della realtà. Nel momento in cui un’opera si pone come finzionale rispetto l’argomento che tratta (nel caso di Gummo e del 99% delle opere artistiche contemporanee, dai libri ai film), questa deve essere trattata come tale e non nel suo rapporto con il reale: l’opera è oggettuale, persino nel documentario c’è un che di estetico; questo “Gummo”, poi, ha tutti i caratteri della fiction, dalla disgregazione del tempo ad opera del montaggio ad alcune scene così psichedeliche da fare a botte con la realtà, quindi parlare di “Gummo” come di un’opera documentaria significa non aver la più pallida idea degli studi di Deleuze e di Ejzenstejn e di molti altri sul montaggio. Ovvio che è documentaristicamente faziosa, e lo è appunto perché non è un documentario, e credo ricavi proprio da qui la sua potenza estetica: lo stesso Korine ha detto che non c’è niente di più poetico, per lui, in un divano dismesso ai bordi dell’autostrada. Certo, tutto questo è molto lontano dai canoni greci della bellezza, ma perché non può esserci bellezza nell’assenza di bellezza, perché non si può estetizzare qualcosa che manca totalmente di bellezza? Mi vengono in mente i grandi romanzi di Mann, a tal proposito. O gli ambienti e le persone dei racconti di Zola. Opere d’arte, magari capite con un po’ di ritardo, ma comunque di un valore sine pari, magari dispregiato dal piccolo borghese che provava più paura che disgusto di fronte a certe cose, cose e persone che dal suo punto di vista sfuggono alla normalità, quand’è invece palese che la normalità è un dispositivo del potere, è imposta da un potere che per poter esercitarsi deve agire su una superficie piana, mandando alla gogna gli anormali, quelli cioè che non riesce a gestire e che per sua volontà diventano scarti della società. Ci sarebbe un bel discorso foucaultiano da fare a questo proposito, ma dopo questa affermazione “Dopo il misogino ci mancava solo quello che odia i gatti” mi pare che sia una cosa abbastanza inutile se non addirittura disutile. C’est la vie, convincerò @drmabuse a scrivere una rece a quattro mani a riguardo.

    • Socrates gone mad / 14 Maggio 2013

      @yorick
      Secondo me, più che una di banalizzazione dell’oggetto di un’opera di finzione, si tratta di sintesi e di visione parziale. La banalizzazione implica un appiattimento del significato, una sua resa superficiale, mentre la forza di molte opere d’arte sta nella loro ambiguità, causata in parte dalla loro prospettiva necessariamente ridotta, che implica però anche una potenzialità interpretativa teoricamente infinita.
      Giustamente dici che Gummo non è un documentario, né vuole esserlo. Ma se anche fosse, presupporre ancora oggi che un documentario sia l’emblema dell’oggettività, dopo Herzog, dopo F Come Falso di Welles, dopo il fallimento ontologico del cinema verité, è piuttosto ingenuo (mi riferisco all’analisi di presenza, non a yorick).
      Pure sulla falsa dicotomia bellezza/bruttezza sono d’accordo. Anche qui, facciamo finta che non sia esistito John Waters, facciamo finta che il trash, ovvero l’esaltazione del brutto, non sia stato originariamente un atto sovversivo contro i canoni estetici dominanti e, quindi, imposti. Che poi questa sia un’arma a doppio taglio, ok, che Korine abbia la tendenza a calcare voyeuristicamente la mano, d’accordo, ma non possiamo non tenere conto di tutto ciò.
      Addirittura ridurre l’uragano a puro evento metereologico, senza nemmeno coglierne la valenza simbolica… dobbiamo spiegare le metafore?
      Insomma se c’è dell’ignoranza non mi sembra sia da attribuire a Korine, a cui se non altro bisogna di riconoscere di essere esperto conoscitore del tema del suo film, dato che proviene da quella situazione di degrado e marginalizzazione, e se c’è della banalizzazione sta in questa recensione di Gummo, più che in Gummo stesso. Senza offesa, eh…

      • yorick / 14 Maggio 2013

        @dovic, non intendevo usare il termine “banalizzazione” in senso negativo, anzi. La banalizzazione, secondo me, è l’azione specifica che si deve adoperare per costruire una fiction: dal momento che persino il fantasy ha diverse cose in comune con la realtà, la banalizzazione non è altro che il momento di neutrificazione, di rendere cioè neutro il reale che si vuole finzionare. Non è vero che implica un appiattimento del significato, la banalizzazione: piuttosto, rende il significato (della realtà) un significante, significante che nella pellicola o nel libro avrà il significato che non ha nella realtà, realtà di cui conserva solamente il segno, il significante.

    • Dr.Mabuse / 14 Maggio 2013

      comunque @yorick, ribadisco che quando mi citi con la @ non mi perviene la notifica. sai cosa ci vedo io in questo disguido? che te lo dico a fare.
      comunque mi hai già convinto, però il film non lo trovo :/
      e poi ti avverto che posso vedere benissimo un cranio saltare in aria tipo scanners ma se veramente ci sono gatti seviziati, non lo guardo neanche morto.
      anche perché poi, stranamente/sostanzialmente, sono d’accordo con quello che hai scritto e immagino fosse anche il pensiero della lenore 😉

  3. Presenza / 14 Maggio 2013

    @yorick @drmabuse
    vi diffido dallo scrivermi alcunchè, di continuare a venire a infastidirmi
    sotto le mie recensioni considerato il numero di volte che mi avete insultato
    su questo sito e considerato che anche qui scrivi che è inutile
    per te parlarmi.
    qualsiasi discorso non inerente al film fatto da voi è per me off topic,
    e non ho alcun interesse a discutere con persone che mi disprezzano tanto
    palesemente.

  4. Presenza / 14 Maggio 2013

    @dovic Beh preliminarmente ti faccio notare che io ho detto che
    “Dovrebbe essere una sottospecie di documentario”.
    Non ho detto che è un documentario.
    Ho detto che se è un film non mi piace perché è senza trama, gli attori non sono professionisti.
    Se invece è una specie di documentario allora io non
    lo gradisco perché è fazioso.
    Tu vuoi vederla come Herzog? ti piacciono i documentari che sembrano fiction e le fiction che sembrano documentari?
    Sei liberissimo di farlo.
    Ma ti inviterei a riflettere che il mondo è bello perché è vario,
    e se io fossi in te prima di dare dell’ignorante ad altri utenti, ci penserei due volte.

    Fino a prova contraria io sono libero di dire che a me le ambiguità
    non piacciono.
    Non mi piace che non si capisca se è fiction o documentario,
    sono un vecchio amante della verità dei contabili.
    Non mi piacciono le discussioni sterili
    che nascono intorno alle presunte verità estatiche
    che si dovrebbero trarre da film come questi.
    E penso che la faccenda di Herzog faccia acqua da tutte
    le parti quando di verità estatiche ce n’è una per ognuno che ha guardato il film.
    Io sono un tipo pragmatico, mi dispiace.

    Penso che se uno si è ben documentato su una realtà la debba descrivere fedelmente.
    E questo per due motivi:
    Primo se lo spettatore non conosce quella realtà
    non può dedurne nessuna verità estatica, ma anzi uscirà
    dalla visione di questo film con pregiudizi sbagliati
    e tanta tanta fuffa in testa.
    Secondo se lo spettatore conosce quella realtà
    si sentirà (come me) preso per i fondelli da questa rappresentazione
    di una realtà inutile perché fittizia.
    Per fare un esempio pratico:
    Vedere un bambino coniglietto girare con un cappuccio rosa da coniglio
    pazzo in un contesto come quello e nessuno che lo pesti, mi urta.
    Mi urta perché è certo come la morte che non dovrebbe poterlo
    fare e rimanere incolume.

    E come questo ti potrei fare altri mille esempi di cose che disturbano
    l’allegra visione del film, con buona pace di Herzog.

    • Socrates gone mad / 14 Maggio 2013

      @presenza Non ho parlato di ignoranza per insultarti, ma per fare una semplice constatazione.
      Non sai distinguere un film di fiction da un documentario e lo dimostra il fatto che ti chiedi se Gummo appartenga a l’uno o all’altro genere.
      Giudichi negativamente un film per l’assenza di trama, riducendo l’esperienza filmica alla sola dimensione narrativa e ignorando che la narrazione nel cinema è arrivata a compimento 20 anni dopo la sua nascita, o per la presenza di attori non professionisti, ignorando lo scopo e il vantaggio che questa presenza può comportare in un film e liquidando in questo modo gran parte del neorealismo, ovvero il più importante e rivoluzionario movimento cinematografico che abbiamo avuto in Italia.
      Disprezzi Herzog, ma non hai compreso nulla del suo modo di fare cinema, dato che egli non ha mai detto che il documentario debba essere fiction o viceversa (che, tra parentesi, non significa nulla).
      Disprezzi le ambiguità, quindi diprezzi l’arte (e si vede), che di ambiguità si nutre e su di esse prolifera.
      Ognuno è liberissimo di contestare o rifiutare il pensiero di Herzog o di chicchessia, prediligere un modo di fare cinema rispetto a un altro, ma per farlo è necessario aver compreso le riflessioni che hanno accompagnato il far cinema nel corso degli anni. Tu non solo ignori queste riflessioni, ma scegli deliberatamente di ignorarle, autolimitandoti, certo della superiorità dei tuoi pregiudizi. Uno su tutti la pretesa, vecchia come il cucco, che l’arte debba, ma soprattutto possa, essere fedele alla realtà. Quale realtà poi? Quella che si può toccare, vedere, annusare? La realtà come interpretazione? Cosa cacchio è questa realtà di cui andate tutti blaterando? E’ la vostra realtà? La mia? Ma qui si andrebbe off topic, quindi chissenefrega.
      Toglimi una curiosità, però. Cosa sarebbero le “verità estAtiche”? Una sottospecie di epifania mistica?

  5. Presenza / 14 Maggio 2013

    Guarda @dovic con questa diffido anche te dal commentarmi ulteriormente,
    perché non vengo qua a prendere insulti da un gruppetto di persone maleducate.
    Vi consiglio di evitarmi d’ora in poi perchè la mia pazienza è bella che finita.
    Su Herzog (che tu hai voluto tirare in ballo) e il suo concetto di verità estatica ti invito a fare 10 secondi di ricerca e avrai le risposte che cerchi.
    Poi sarei io l’ignorante.
    E con questa vi saluto.
    Siccome mi è un pò difficile dileguarmi dalla mia recensione spero
    che avrete la decenza d’ora in poi di non importunarmi ulteriormente.

    • Socrates gone mad / 14 Maggio 2013

      @presenza Ahah, guarda, non preoccuparti. Non importunerò più vossignoria. Era solo per avere una conferma, volevo vedere se mi avresti risposto in questi termini (ovvero prendendo delle critiche sacrosante sul personale e scambiandole per insulti, sentendoti insultato nella tua magnificenza bla bla bla).
      Non c’è che dire: missione compiuta! Grazie per avermi dimostrato ancora una volta di avere ragione. 😀 Bye bye fascistello ipersensibile (sì, questo potrebbe essere un insulto, per quanto morigerato).

    • Socrates gone mad / 14 Maggio 2013

      @presenza Oh, e non potevi passarmi subito i link per sputtanarmi, invece di prendertela? Infatti, al di là della provocazione, ti avevo chiesto delucidazioni sulla “verità estatica” proprio perché mi era venuto il dubbio che non fosse un semplice errore ortografico.
      Ora, ho letto solo il primo link, e comunque non mi sentirei di dire che per Herzog documentario e fiction siano totalmente sovrapponibili, visto che utilizza metodologie diverse per realizzare gli uni e gli altri. Piuttosto sembra che la distinzione in sè lo interessi meno di quel che possono avere in comune i due macrogeneri, ovvero questa verità estatica.
      In ogni, caso tornando a Gummo, non credo ci sia dubbio sul fatto che esso non vuole essere un documentario, in quanto descrive sì una realtà sociale, ma se non mi sbaglio non parte da nessun evento concreto preso come paradigma. Gli eventi e i personaggi sono inventati o comunque viene data loro vita al momento delle riprese, con l’unica eccezione del tornado che viene però solo menzionato. Le aggiunte di Herzog invece ruotano tutte intorno a eventi e persone che esistono realmente.
      Dovrò leggermi anche gli altri due link e poi se vuoi si può continuare a discuterne, sempre che la tua diffida non sia ancora valida, altrimenti pazienza.

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