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Gummo

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M / 6 Agosto 2020 in Gummo

Al debutto Harmony Korine non trova di meglio che inanellare un cliché dopo l’altro, in questo film in cui si intrecciano micro-episodi della vita a Xenia, Ohio, cittaduncola dell’America profonda e senza speranza.
Che poi di discrete idee ce ne sarebbero anche, ma lo stile pseudo-documentario non fa bene alla pellicola e, anzi, la rende sommamente ipocrita: se il documentario è quel genere che scava per trovare una possibile verità sotto la superficie, qui ci si deve rassegnare ad avere solo la superficie, a poter osservare solo stereotipi viventi: ragazzini che sniffano colla e uccidono gatti, ragazzine che vendono il proprio corpo, bambini che fumano e che parlano come scaricatori di porto, adulti mai cresciuti, arredamenti squallidissimi con scarafaggi annessi, igiene personale rivedibile, abitudini alimentari ancora peggio; e poi la violenza pervasiva, l’incesto come prassi, l’inesistenza del senso del ridicolo. Tutto quello che può venirvi in mente sul mid-west più retrivo è qui presente. C’è altro? No, soltanto questa società primitiva in cui non esistono sentimenti ma solo comportamenti da ripetersi all’infinito in nome di putrefatte norme collettive.
C’è chi ci crede, io no.

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18 Maggio 2013 in Gummo

Mah, “è strano per essere strano”, c’è una carrellata di freaks che ritroviamo ogni tanto in una serie di spezzoni, non c’è una trama vera e propria. Ho apprezzato lo stile amatoriale, è come se qualcuno avesse deciso di documentare le stranezze di questa cittadina fuori dal mondo, solo che questo non rende il tutto più verosimile: è impossibile che esista un posto del genere, e se c’è non voglio neanche saperlo :/…non l’ho visto in lingua originale, però la voce del bambino “protagonista” in italiano è davvero inquietante, mi ricorda un po’ quella di Salad Fingers..!

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Disgummo / 14 Maggio 2013 in Gummo

Film senza trama, senza attori professionisti, doppiato da cani.
Dovrebbe essere una sottospecie di documentario, solo che è fazioso
perché comunque ti fa vedere solo quello che vuol farti vedere.
A giudicare da questo “film” ci sono villaggi negli U.S.A.
in cui abitano solo ritardati e casi umani.
Tutto questo perché c’è passato un uragano.
Io direi che per ridurre così un villaggio come minimo ci deve essere passato Mengele
con tutta la sua squadra.
Non si vede una persona normale neanche a pagarla.
Non sto a farvi il campionario di scarti della società che potrete ammirare guardandolo,
tanto in rete c’è già chi si è sprecato a farlo.
Mi soffermo solo sulla lista di modi di torturare e uccidere gatti
che il regista non manca di farci; se ne sentiva proprio l’esigenza.
Dopo il misogino ci mancava solo quello che odia i gatti
e che ammette candido che in gioventù li ammazzava.
Sinceramente mi preoccupa molto l’ignoranza
che sta dietro queste ricostruzioni deviate della situazione
sociale degli emarginati.
Mi disgusta la totale mancanza di tatto nel parlare
di esseri umani con problemi seri che denota questo film, al solo scopo di
shockare e fare sensazione sullo spettatore.

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17 Marzo 2011 in Gummo

Mostrare un altra faccia dell’America, quella più provinciale e povera, rozza al punto da sfiorare il primitivismo, violenta e incolta.
Farlo attraverso una regia quasi amatoriale, con una telecamera sporca e sbilenca che passa in rassegna un campionario di umanità patetica, ritratta nello squallore della loro vita quotidiana.
Indugiare con inclinazione morbosa sui corpi adolescenti, spesso brutti e realistici, abbandonati alle loro passioni e perversioni.
Ripensandoci, il tutto mi è sembrato per nulla realistico e sincero, ma piuttosto un progetto ben studiato, fatto apposta per indurre nello spettatore un senso di disagio- effettivamente percepito- ma indotto studiando ogni dettaglio, per ottenere il risultato.

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