Recensione su The Man in the High Castle

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serie tvL'uomo nell'alto castello
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Il corso diverso della Storia / 8 Febbraio 2018 in The Man in the High Castle

Una delle migliori serie in circolazione, è l’adattamento del romanzo ucronico controfattuale scritto da Philip K. Dick nel 1962, uscito in Italia col titolo La svastica sul sole, in anni di piena Guerra Fredda e psicosi per la guerra atomica.
Il mondo, compresi gli Stati Uniti, è stato diviso in aree di influenza tra tedeschi e giapponesi, usciti vittoriosi dal Secondo conflitto mondiale, con delle zone neutrali intermedie. L’Italia, detto per inciso, non ha nessun ruolo di rilievo politico negli equilibri del mondo, nonostante l’adesione alle potenze dell’Asse, nemmeno in questa realtà rovesciata. Siamo nel 1962 e anche qui le due superpotenze “alternative” sono vicine a un conflitto atomico.

L’idea del romanzo di Dick è ripresa fedelmente ma con sviluppi articolati ed originali. Il medium ispiratore della Resistenza in nordamerica, un romanzo nel romanzo di Dick, diventa una serie di filmati nella serie tv, con un evidente parallelismo tra contenitore e contenuto. In linea con la visione della realtà a più livelli alternativi ma reciprocamente influenzabili, tipica dello scrittore statunitense, l’interazione non è qui solo tra realtà fattuale e controfattuale, come nel libro, ma anche tra piani temporali differenti.

I personaggi principali vivono un percorso caratterizzato dalla perdita dell’innocenza, sfumando via via i loro contorni inizialmente univoci e definiti. Mi permetto di rilevare, pena la blasfemia, che uno di questi, l’alto ufficiale del Reich a New York, interpretato da Rufus Sewell, mi è sembrato così riccamente delineato e sfaccettato, contraddittorio, rappresentativo della mediazione tra obblighi della ragion di Stato e libero arbitrio, che non se ne vedevano di simili dai tempi di Walter White di Breaking Bad.

Una serie ben scritta, malgrado qualche banalità nel collegamento tra i piani temporali, e in continuo crescendo, con una seconda stagione, a mio parere, migliore della prima. E’ prevista una terza stagione ma con un nuovo showrunner, in sostituzione del precedente Frank Spotnitz.

3 commenti

  1. inchiostro nero / 8 Febbraio 2018

    La seconda stagione, però, in quanto a profondità e caratterizzazione di alcuni personaggi, ha lasciato un po’ a desiderare, soprattutto per quanto riguarda Joe Black. Comunque un ottimo prodotto!

  2. mandelbrot / 8 Febbraio 2018

    Sono d’accordo per Joe Black, che nella seconda stagione diventa un personaggio quasi irrilevante, ma non per altri personaggi come Juliana, Frank e soprattutto John Smith.

    • inchiostro nero / 8 Febbraio 2018

      Si, specialmente John Smith, che è il personaggio con più sfumature. Confido nella terza stagione per una maggiore valorizzazione di Black.

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