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La saga di Alien, il mix perfetto tra film horror e sci-fi

Il film 'Alien' di Ridley Scott è uno dei migliori film di fantascienza della storia del cinema e fa parte di una saga miliardaria. Qual è il tuo film preferito?

[Ultimo aggiornamento: 26 aprile 2024]

Alien: una serie di film in cui la fantascienza incontra l’horror

“In space, no one can hear your screams (Nello spazio, nessuno può sentirti urlare)” è l’inquietante tagline del film ALIEN (1979), il primo capitolo di una saga cinematografica che, all’epoca della sua uscita, ha colpito milioni di spettatori come un facehugger.
Se sei uno dei fan della saga di Alien, non c’è bisogno di dirti di cosa stiamo parlando… Per tutti i neofiti, invece, chiariamo: il facehugger è il mostruoso “abbracciafaccia” alieno che attacca il viso del vice capitano Kane durante una delle scene più famose del noto film di Ridley Scott.
Dopo più di 40 anni, il mix di horror e fantascienza del primo ALIEN riesce ancora a fornire ispirazioni anche ai più recenti film sugli alieni.
ALIEN ha saputo coinvolgere il grande pubblico, ottenendo un enorme incasso al botteghino. Il successo economico (quasi 103 milioni di dollari, alla fine degli anni ’70) è una delle ragioni per cui Alien è diventato in fretta un franchise commerciale, pur restando un prodotto innovativo dal riconosciuto valore artistico.
Il merito è delle personalità che hanno contribuito a realizzare il progetto: il primo regista, Ridley Scott, ma anche James Cameron, regista del secondo film della saga di Alien e collaboratore dello sceneggiatore Dan O’Bannon. E come dimenticare H.R. Giger, artista e designer?
L’originalità di Alien è testimoniata anche dalla scelta della protagonista, l’attrice Sigourney Weaver che, con il ruolo di Ripley, è diventata una star.

Le origini di Alien: la nascita di un successo

C’è tantissimo talento davanti e dietro la macchina da presa del franchise di Alien.
Sai come è nato Alien? Bisogna usare il teletrasporto (facile, no?) e tornare alla fine degli anni ’70, per incrociare il vulcanico sceneggiatore Dan O’Bannon, il giovane regista Ridley Scott e l’oscuro artista H.R. Giger.
Giger è un designer simbolista che, nel 1977, ha lavorato alle illustrazioni ispirate al Necronomicon di H.P Lovecraft. In generale, il lavoro di Giger è un incubo dall’estetica ricercata, surrealista, perturbante. Le immagini di Giger sono oscure, disturbanti, soffocanti. Generano interesse morboso negli spettatori. Proprio come le scene horror che O’Bannon avrebbe voluto scrivere per il suo ALIEN.
Le illustrazioni del designer svizzero fanno breccia nel cuore, o -meglio- negli incubi di O’Bannon, che, da tempo, ha in mente una storia di fantascienza horror.
Anni prima, O’Bannon aveva conosciuto Giger nell’ambito di un adattamento cinematografico mai realizzato del romanzo Dune (1965) di Frank Herbert, un super classico della fantascienza. La regia doveva essere di Alejandro Jorodowsky, ma il progetto del regista cileno venne abortito. Nel 1984, se ne occupa David Lynch (DUNE). Anche Denis Villeneuve (già erede di Scott, con BLADE RUNNER 2049, 2017) decide di riprendere le fila del discorso, con una nuova versione cinematografica del romanzo di Herbert (DUNE, 2020). Ma questa è tutta un’altra storia.
Con l’abbandono del progetto-Dune da parte di O’Bannon, si schiude l’uovo di Alien.
Ridley Scott abbraccia l’idea dello sceneggiatore, la 20th Century Fox raddoppia il budget iniziale della produzione e il film si rivela un successo al botteghino. La miscela di innovazione e mostruosità convince pubblico e critica.
La carriera di molti protagonisti di ALIEN è a un punto di svolta. O’Bannon vede il suo soggetto realizzato tra mille difficoltà. Giger vince l’Oscar 1980 per gli effetti speciali. La filmografia di Sigourney Weaver prende la via delle stelle, quelle hollywoodiane. Per non parlare della filmografia di Ridley Scott, che, 3 anni dopo ALIEN, torna al cinema con BLADE RUNNER (1982), uno dei migliori film di fantascienza di sempre, capace di rivoluzionare di nuovo la storia del cinema.

La fine della serie originale: “Alien 3” di Fincher (1992) e “La clonazione” di Jeunet (1997)

Tra il secondo e il terzo film di Alien, passano sei anni nella vita reale che corrispondono a solo un po’ di “ipersonno” a bordo della Sulaco. Nel 1992, arriva il terzo film, ALIEN³. La Weaver è sempre Ripley (e, stavolta, sfoggia un cranio rasato diventato cult). A dirigere il film, c’è di nuovo un grande regista, seppur non ancora famoso al cinema: è David Fincher. Il trentenne si è già affermato nell’industria dei videoclip musicali, ma con la sua prima opera al cinema si trova tra le mani una patata bollente. Il suo esordio al lungometraggio è in salita. La situazione relativa alla produzione è complicata quasi quanto quella sul pianeta Fiorina 161, dove è ambientata la trama di ALIEN³.
Ci sono problemi organizzativi, ma la scelta del regista esordiente si rivela comunque fortunata, e, ormai, la saga di Alien è un’astronave che viaggia da sola senza carburante.
La lista di tutti i film originali di Alien si conclude (per ora) con ALIEN LA CLONAZIONE (Alien Resurrection, 1997). Duecento anni dopo le avventure su Fiorina 161, Ripley è un personaggio completamente diverso da quello del film del ’79. È più oscuro e vicino alla natura xenomorfa.
La saga originale termina qui. All’orizzonte, spunta un quinto film, ma gli anni 2000 prendono altre direzioni, imboccano altri incroci. Anzi, crossover.

I crossover Alien Predator

Passano sette anni dall’uscita dell’ultimo film della serie ufficiale di Alien. I rumours su un quinto film solleticano l’entusiasmo dei fan e si parla di Ridley Scott e James Cameron di nuovo al lavoro sul progetto.
Cameron non perde le speranze di lavorare al quinto film ufficiale (e, forse non le ha ancora perse, dato che, nel 2019, ha dichiarato che, tra i suoi film futuri, c’è anche ALIEN 5).
Invece, la casa di produzione 20th Century Fox vira su un progetto crossover e, con ALIEN VS. PREDATOR (2004),  tratto dai fumetti Dark Horse pubblicati a partire dal 1989, inserisce nel franchise di Alien un altro personaggio ben noto agli amanti dell’action di fantascienza degli anni ’80: Predator, l’orribile creatura umanoide capace di mimetizzarsi e dotata di incredibili strumenti tecnologici.
La regia è affidata a Paul W.S. Anderson, che porta con efficacia al cinema un mix violento che riunisce gli xenomorfi di Alien e la razza yautja dei film di Predator.
Alien/Predator è una formula che funziona. Parla al pubblico di appassionati di cinema sci-fi, ma propone qualcosa di nuovo sia ai fan di Alien che a quelli dei film PREDATOR (1987) di John McTiernan e PREDATOR 2 (1990) di Stephen Hopkins.
Tutta la saga di Predator creata da Jim e John Thomas, di cui fa parte anche il film PREDATORS (2010) di Nimrod Antal, contiene analogie, riferimenti e omaggi a quella di Alien. E non solo. Il crossover strizza l’occhio anche ai lettori dei comics, che, da questo momento, possono leggere storie a fumetti ambientate in questo contesto incrociato che escono contemporaneamente ai film.
In genere, il fumetto di successo segue l’adattamento cinematografico. In questo caso, accade l’opposto, ma il pubblico apprezza la versatilità dei due mostruosi personaggi sempre più cult.

Le connessioni tra i film di Alien e Predator

Predator è un prodotto multimediale che si afferma a fine anni ’80 e che viene ben commercializzato per due decenni. Crossover a parte, le connessioni con i film di Alien esistono, ma, spesso, per notarle, bisogna aguzzare la vista. Per esempio, in PREDATOR 2, tra i trofei conservati su una nave yautja, c’è anche un teschio xenomorfo, il che supporta la tesi secondo cui i Predators cacciano gli Aliens da molto tempo.
Nel tempo, l’estetica dei film di Alien e Predator hanno influenzato l’immaginario collettivo, grazie al loro innovativo design horror-sci-fi. I disegni realizzati alla fine degli anni Settanta da H.R. Giger per ALIEN e quelli del fumettista Chris Warner per gli albi della Dark Horse hanno tracciano un solco profondo.
E non dimentichiamo che, sia ALIEN che PREDATOR, hanno avuto fortuna nella scelta dei rocciosi protagonisti: da una parte, Sigourney Weaver e, dall’altra, Arnold Schwarzenegger.
Al cinema, il crossover viene riproposto da ALIENS VS. PREDATOR 2 (Aliens vs. Predator: Requiem, 2007) dei Fratelli Strause, esperti di effetti speciali, videoclip musicali e pubblicità. Fino a questo momento, avevano diretto solo un altro solo film, SKYLINE (2010). Ma… Hai presente film come TITANIC (1997) e AVATAR (2009) di James Cameron? Bene, bisogna ringraziare proprio Colin e Greg Strause per l’eccellente qualità degli effetti visivi.
Nel 2018, Shane Black ha diretto THE PREDATOR, un nuovo film sull’umanoide tecnologico, che funge da prequel e da reboot del suo ciclo cinematografico. Secondo alcune fonti, un finale alternativo del film prevedeva diversi richiami alla serie originale di Alien, tra cui un’esplicita citazione del facehugger e il ritorno di un importante, ma ignoto personaggio.

Esistono film come “Alien”?

Quella di Alien è una serie di culto, unica e originale. Molti altri film e autori l’hanno omaggiata e imitata.
Abbiamo visto alcuni parallelismi tra Alien e Predator. Il regista del primo crossover, ALIEN VS. PREDATOR, è Paul W. S. Anderson, che, all’epoca, aveva già diretto un film horror ambientato nello spazio, PUNTO DI NON RITORNO (Event horizon, 1997) con Laurence Fishburne e Sam Neill che ha molti punti in comune con ALIEN, a partire dall’equazione spazio=terrore infinito.
Il film svizzero CARGO (2009) di Ivan Engler e Ralph Etter riprende molti dettagli del film di Scott, tra cui l’ospite indesiderato su una navicella spaziale.
THE ABYSS (1989) di James Cameron sposta l’ambientazione dallo spazio siderale alle profondità oceaniche, passando dagli spazi angusti delle navicelle interstellari a quelli dei sottomarini.
Il genere horror si mescola con la fantascienza anche in PANDORUM – L’UNIVERSO PARALLELO (Pandorum, 2007) di Christian Alvart, con Ben Foster e Dennis Quaid. Ancora, ritmo da thriller, angoscia da horror movie. Niente claustrofobia, però.
Per quella, ci tornano in mente due film ambientati nello spazio come MOON (2009) di Duncan Jones con Sam Rockwell e il film vincitore di 7 Oscar 2014 GRAVITY (2013) di Alfonso Cuarón. I toni e gli esiti sono molto diversi da quelli di ALIEN, ma le tematiche che fanno emergere sono piuttosto angoscianti.
Poi, arriva LIFE – NON OLTREPASSARE IL LIMITE (Life, 2017) di Daniel Esponosa, con Ryan Reynolds e Jake Gyllenhaal, in cui una forma aliena minaccia i componenti di una stazione spaziale.

Dove vedere il film di Alien in streaming?

Se i film della saga di Alien non sono previsti nella programmazione tv su qualche canale del digitale terrestre o non ne avete una copia dvd o Blu-Ray a portata di mano, potete recuperarli in streaming legale.
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Il franchise di Alien: un giro d’affari fantascientifico

ALIEN non è solo una storia di fantascienza, ma una fantascientifica collaborazione tra artisti, produttori ed esperti di marketing. Per riassumere la storia di questi oltre 40 anni di ALIEN, non bastano due numeri.
La voce budget chiama con più di 470 milioni di dollari investiti finora. Il box office risponde con incassi a nove zeri. L’indotto relativo a questo blockbuster non si ferma qui e il giro di affari intorno ad ALIEN si è allargato fin dall’inizio degli anni ’80, grazie al mercato dei videogame di Alien. Il primo videogioco Atari dedicato al film di Scott esce nel 1982 ed è solo il primo di una lunga serie di giochi per varie piattaforme che, oggi, includendo anche quelli di Predator, vanta quasi 60 titoli.
Tra videogame e gadget ispirati alla serie, il merchandising di Alien diventa presto incalcolabile. A ogni Comic-Con in giro per il mondo, vengono prodotti magliette, action figure, giochi da tavolo, mazzi di carte e role players games.
Anche i cofanetti per l’home video, come quello pubblicato per il 35mo anniversario di ALIEN o l’edizione limitata di Alien Quadrilogy, dedicati al target dei collezionisti portano un fiume di interesse verso la saga di Alien, grazie anche alle limited edition con scene tagliate discusse tra i fan, online e non. I director’s cut coinvolgono il pubblico in un labirinto di versioni della storia che aumentano l’interesse e disorientano i fan meno esperti, alimentando il mito della saga.

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