Recensione su The Road

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20 Settembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Questo film non dà tregua, assolutamente. È diverso da tutti i post-apocalittici che ho visto finora, in confronto a questo, sono filmetti.
“The Road” ha un carico emotivo che non ho mai visto in nessun altro film. Eppure ne ho visti di film drammatici, violenti, pesanti, che trattano argomenti emotivamente strazianti ma “The Road” mi ha messo una pesantezza dentro, proprio nel cuore, che non avevo mai provato prima nella visione di un film.
I post-apocalittici di solito centrano tutto sull’azione molto spesso sfiorando quasi l’horror. Sono veloci, tengono lo spettatore in suspense e vive il tutto come una sorta di avventura in cui c’è assoluta curiosità di sapere cosa succederà più in là man mano che la trama continua. “The Road” invece è un post-apocalittico con poca azione, si potrebbe definire quasi calmo. Ma nonostante la poca azione, alcune scene e ciò che lasciano immaginare sanno essere di una violenza spiazzante. Non sappiamo cosa sia successo alla Terra, non sappiamo se l’uomo abbia qualche colpa o se è la natura che ha fatto il suo corso annientando vegetazione ed animali… Quella che ci viene mostrata è la realtà nuda e cruda di un mondo sconfitto e l’immensa difficoltà di vivere circondati da cannibali, con un figlio a carico che in quel contesto è come un dio. La determinazione di un padre capace di tutto, anche di ucciderlo con le sue mani pur di non concedere ai “cattivi” di prendersi il suo bambino, l’unica cosa che lo tiene ancora in vita e che gli dà un motivo per fare ciò che gli ha detto la moglie prima di concedersi alla morte. La speranza ancora viva del figlio nel trovare persone “buone”, bambini come lui con cui poter vivere in un modo che non ha mai conosciuto perchè quando è nato il mondo era già in distruzione, eppure gli basta il ricordo impresso negli occhi del padre, di quel mondo che prima era bellissimo, a fargli desiderare i rapporti umani e una vita diversa dove c’è abbastanza cibo per tutti così che nessuno desideri mangiare l’altro. La forza con cui riesce ad affrontare la ferocia di quella vita in cui sa perfettamente come suicidarsi senza provare dolore in caso non ci siano vie di fuga. La sua infanzia è totalmente immersa nella violenza ed ormai è quasi normale. Quasi, perchè lui crede ancora nell’amore ed aiuta senza esitare chi è in difficoltà proprio perchè vive sulla sua pelle la brutalità di quella vita, soffrendone.
Non c’è tregua, l’angoscia ti resta dal’inizio alla fine, ed aumenta sempre di più con piccoli tagli di paura ed ansia.
Non sarei riuscita a reggere una cosa diversa dal lieto fine. Anche se tale non si puo’ considerare visto che è facile porsi delle domande del tipo: perchè le persone che il bambino incontra alla fine, se sono davvero buone e non avevano brutte intenzioni, hanno aspettato che lui rimanesse solo prima di farsi avanti? A noi non ci è dato sapere quale sia la verità, ma vediamo solo con gli occhi del bambino che all’inizio è incerto e finisce a fidarsi di loro.
Decisamente il miglior post-apocalittico visto fino ad ora.

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