Recensione su Riflessi sulla pelle

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Cose molto cattive / 21 Giugno 2012 in Riflessi sulla pelle

Sottofondo lynchano (personaggi esasperati e grotteschi, vuoti rurali lancinanti, fotografia a suo modo ruvida ma patinata) per un film che, nonostante alcuni difetti di forma, sa essere particolarmente affascinante.

Il piccolo protagonista è un bambino cattivo, è evidente, né più, né meno: egli rappresenta ciò che, spesso, gli adulti si sforzano di non vedere nell’infanzia, quella sottile ma profonda malignità che, in questo caso, non è solo un’alternativa alla noia e alla solitudine.

Seth è perverso e mai innocente, ha sempre cognizione delle proprie azioni e sa anche bene quali siano le alternative a determinate scelte sbagliate.
Il suo urlo finale, summa morale dell’intera pellicola, è particolarmente sincero, ricorda lo strazio di un angelo caduto: consapevole della sua natura “sbagliata”, Seth non riesce ad opporvisi (o non lo desidera sul serio) e grida la sua consapevolezza (e dannazione) al cielo.

Musiche azzeccatissime di Nick Bicât ad accompagnare sorprendenti immagini e luci degne dei quadri di Hopper e Andrew Wyeth. Per non parlare dell’ “atmosfera” à la American Gothic di Grant Wood: repressione morale, puritanesimo, chiusura sociale e mentale.

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