Recensione su Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York

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Rosemary’s baby / 15 Gennaio 2012 in Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York

Il film diretto da Roman Polanski nel 1968 è molto fedele all’omonimo romanzo di Ira Levin, autore di molti libri che sono poi finiti sul grande schermo.
Ormai datato, eppure sempre convincente, inquietante al punto giusto, con un’ottima Mia Farrow nel ruolo della protagonista, Rosemary (la donna innamorata e felice che vede il suo lieto fine trasformarsi in qualcosa di orribile, di mostruoso), ed atmosfere molto cupe, tipiche dei migliori film horror (anche se la pellicola di Polanski trascende, in parte, i confini del genere).
Molto riuscita la demonizzazione dei vicini di casa, i Castevet (Ruth Gordon, che interpretò la signora Castevet vinse anche un’Oscar per quella parte), persone apparentemente cordiali e compresive, un po’ ficcanaso, ma simpatiche, che invece fanno parte di un’unica grande congiura.
Tutta la pellicola comunica una terribile sensazione di solitudine, di disagio, che opprime non solo la stessa Rosemary, ma l’intero palazzo in cui la donna vive con il marito Guy e, forse, la stessa Manhattan.

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