Recensione su Rabbit Hole

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16 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sì insomma, ci sono Becca (la Kidman) e Howie (uno che non so chi sia) che sembrano una famiglia yeah ma in realtà gli è morto il figlioletto spiaccicato da una macchina 8 mesi prima. E.. nulla, entrambi hanno questa voragine dentro, che cercano di ricolmare in modi diversi, lei sbarazzandosi degli abiti e di qualsiasi cosa che fosse un segno del passaggio del figlio, lui con i gruppi di autoaiuto e rivedendo in loop i filmati del figlio sul cellulare. E capirete che non siamo messi tanto bene. Lui sta quasi per tradirla, con un interracial mancato insieme a una del gruppo. Lei si mette a cercare e poi a parlare con il ragazzotto che le ha, senza che nemmeno fosse colpa sua, ucciso il figlio. Nodi, soluzioni, vendiamo la casa, cambiamo la vita, no teniamocela, facciamone un altro, no, sì, non si può andare avanti così. Loro sono alta borghesia da prima provincia americana, non certo venditori di hot dog, per cui siamo tutti molto cerebrali e alla fine sembra che la si risolva. Il titolo rimanda alla tana del coniglio, al fumetto del ragazzotto, ad Alice quando va a quel paese, alle realtà e dimensioni alternative parallele, alla chiusura in un mondo proprio e a un sacco di altre cose. Resta il fatto che i film di lutto ormai mi stanno diventando un po’ indigesti, quasi quanto i film con gli zombie. C’è di buono che gli uni con gli altri non c’entrino niente. Beh, ok, sempre di morti si tratta

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