Recensione su Nomadland

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See you down the road. / 25 Gennaio 2021 in Nomadland

A volte una città… chiude. La città dove vivi. Ma oltre quella non c’è altro posto per te al mondo. Ma al mondo ci sei anche tu, non c’è dubbio. E è nel mondo anche quel limbo di asfalto e deserto dove, per horror vacui, il tuo corpo si ritrova a girovagare. A quel punto sei un nomade, che lo volessi o no. E, sorpresa, non sei solo. C’è una terra popolata di nomadi senza terra, specialmente nella terra sterminata del Nordamerica.

La regista Chloé Zhao racconta questo intramondo posato ma senza riposo, fatto di gente libera in senso assoluto ma abbattuta dalle cicatrici, che per il grosso del tempo è isolata ma è sviluppa un senso di comunità che trascende il beneficio immediato e la convenienza.

Non so se è una scelta voluta o una conseguenza delle restrizioni della pandemia di COVID-19, ma la rarefatta colonna sonora del film si affida al repertorio non originale di Ludovico Einaudi. È di sicura atmosfera, ma la sensazione di essere una temp track, e la mia precedente familiarità con quelle composizioni me l’ha resa difficile da amalgamare alla creazione e alla genuinità documentaria di Zhao e Frances McDormand.

A una terza visione (la seconda, la sera del 6 gennaio 2021, fu interrotta da una certa insurrezionetta a Washington), a una terza visione mi sento di dare a questo film il mio voto pieno. E si avvicina pericolosamente all’olimpo dei miei preferiti (se non vi fosse già presente un film dai toni simili).

Non escludo nuove repliche. See you down the road.

1 commento

  1. lucia93 / 27 Aprile 2021

    Un film che lascia il magone raccontato con squarci di vite al limite della società dei pionieri americani contemporanei. Questo è un film che va oltre l’America e unisce il pellegrinaggio a temi shakespeariani di lotta titanica contro il tempo tramite l’uso di filosofia “popolare”, semplificata, ma sicuramente non semplice da digerire. Ciascuno deve fare i conti con la propria memoria, quella dei propri cari, e con cosa significhi vivere e soprattutto come affrontare la morte secondo i propri termini. È stato uno spettacolo emozionale che davvero non mi aspettavo.

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