Recensione su Noi siamo infinito

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Noi siamo infinit… amente prevedibili. / 31 Dicembre 2013 in Noi siamo infinito

La sagra dello stereotipo su celluloide.
Epopea adolescenziale inutile.
Drammi dietro ogni angolo, affrontati in maniera superficiale: se drammatico vuoi essere, drammatico tu sia. O, almeno, sii drammatico in una maniera diversa da questa, ché non è né carne, né pesce, ma solo ruffiana.

La seconda stellina è dovuta alla sola colonna sonora, sia beninteso.

10 commenti

  1. tragicomix / 31 Dicembre 2013

    boh insomma, ti è proprio piaciuto 😀

    • Stefania / 31 Dicembre 2013

      @tragicomix: se, normalmente, nella vita reale, fossi in grado anche solo lontanamente di esprimermi come i regazzetti di questa pellicola, ti risponderei più o meno così: “Perchè io so che ci sono persone che dicono che questi film sono stereotipati e banali e insulsi, e che ci sono persone che quando compiono diciassette anni dimenticano com’è averne sedici; noi diventeremo il padre o la madre di qualcuno, ma qui, adesso, questi momenti non sono storie, questo sta succedendo, io sono qui, e sto guardando questo film e sento, nel profondo del mio cuore, che è… una grandissima Potemkin” ^_^

  2. tragicomix / 1 Gennaio 2014

    detto così fa molto ridere XD
    Dal punto di vista mio fa parte della schiera dei film ruffianissimi, ma non mi ha dato il troppeccessivo fastidio che ha dato a te. Ci sono high school movies ben peggiori, ecco!
    E poi lui è stato abusato dalla zia!!!?!?! Ma non hai un cuore? Ma nessuno pensa ai bambini?
    Ruffianerrimo!

    • Stefania / 1 Gennaio 2014

      @tragicomix: eh eh eh! Comunque, è per questo che è ruffiano, secondo me 😉 Vorrebbe essere un high school movie “di un certo tipo”, con un certo spessore e qualche profondità, invece affoga in blandi cliché come quello degli amici “ci saremo sempre qualunque cosa accada, mme cecassero si nun te faccio felice, zì”, della bella che presta attenzione allo sfigatiello di turno, del riscatto agli occhi della cricca scolastica, e così via 🙁 Tutti troppo visti e rivisti, per i miei gusti. E la questione della molestia… Mi ha urtato pur’issa! Il cinema (generalizzo) prova tantissimo pudore quando si tratta di parlare di pedofili donne (ricordo il torbido Unsaid con Andy Garcia): nello specifico, qui non si capisce una cippa di quel che è accaduto, ci vuole arguzia e fantasia da parte dello spettatore. Ma perché? Perché l’uscita a sensazione (già tentata col personaggio della Watson, insidiata a undici anni dal collega del padre), però rappresentata in maniera ambigua, a tutti i costi? Addirittura, e qui sono scoppiata a ridere per la pochezza della scelta, il protagonista dice: ” Un brutto giorno in clinica fu quello in cui la dottoressa disse ai miei genitori quello che mi aveva fatto la zia”… E dott.ssa e genitori ne discutono in corridoio, quanta riservatezza! 😀 Poi, la mamma consola Charlie con una pacca sulla spalla, sorrisi, dai dai che passa tutto. Ci sono o ci fanno? 😀 (guarda, io sono fetente: quando una cosa non mi garba, faccio le pulci a destra e a manca :p )

  3. suzycrash / 4 Febbraio 2014

    @Stefania e @Tragicomix: scusate, ma da quale o quali scene si dovrebbe evincere che la zia avrebbe molestato Charlie? A me non è chiaro…

    • Stefania / 5 Febbraio 2014

      @suzycrash: dunque, fammi ricordare…
      1- Per un po’, il protagonista ricorda ‘sta zia in momenti apparentemente lieti, poi rievoca l’incidente stradale in cui resta uccisa: lui l’aveva appena salutata e la zia gli aveva detto, sorridendo: “Sarà il nostro piccolo segreto”. Il protagonista (bambino) non sorride, la guarda, lei se ne va, lei muore.
      2- Parlando con la sorella, al telefono, successivamente, prima del tentativo di suicidio, mi pare, le domanda: “Non sono stato io ad uccidere la zia, vero?”. Intanto (se non sbaglio quando Emma Watson sta per baciarlo, sul letto della sua cameretta, non so se prima o dopo avergli detto di essere stata a sua volta insidiata, da piccola, da un amico del padre), lo spettatore ha assistito ad un altro flashback, quello “fondamentale”, in cui lui, sua sorella e la zia sono in salotto (se non sbaglio, c’è un caminetto acceso, ma potrei ricordare male): la sorella dorme, la zia (lo si vede velocissimamente) lo accarezza, gli dice anche qualcosa del tipo: “Non dirlo a/ non svegliamo (nome della sorella)” (ma su questo dettaglio non metterei la mano sul fuoco).
      3- Quando il protagonista è ricoverato in ospedale, come un fulmine la sua voce fuori campo dice: “Uno dei giorni peggiori fu quello in cui la dottoressa Pincopallo disse ai miei cosa mi aveva fatto la zia” e si vedono detta dottoressa e i genitori del protagonista camminare in un corridoio dell’ospedale e la madre allontanarsi di fretta con una mano sul viso.

  4. suzycrash / 5 Febbraio 2014

    Stefania, ti ho già risposto sopra, nello spazio di Manu86. Ripeto: la tua è un’analisi attenta, lucida e azzeccatissima. E la cosa più ad hoc cche hai scritto è proprio quella sulla sceneggiatura carente: le molestie, nel film, non si vedono e sono solo interpretative. Ok per l’interpretazione e-o sensazione individuale ma, eccheccavolo, così lo sceneggiatore ci ha solo avvolti nella nebbia…
    Credo, comunque, che leggerò il libro. E speriamo che almeno quello non mi deluda e sia più illuminante 🙂

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