Recensione su Monsieur Lazhar

/ 20127.3150 voti

14 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E siamo di nuovo alle prese con scuola e insegnanti. Il protagonista è un algerino rifugiato a Montreal, che va a prendere in una scuola il posta lasciato libero da un’insegnante che si è impiccata in aula. E basta, la storia è finita, abbiamo le culture che si incontrano e l’elaborazione del lutto da parte di questi simpatici bimbetti quebecquois o cosa minchia sono. A far sì che l’elaborazione avvenga c’è proprio M. Lahzar, che in realtà non è un insegnante per un ca**o ma anche lui ha alle spalle una storia di tragedie famigliari e dolore da cui si deve emancipare. E l’aiuto, l’incontro, è reciproco, con l’insegnante che riesce a guidare i bambini nell’accettazione della morte, mentre al contempo si scontra con le incongruenze del sistema educativo canadese, dove uno scappellotto in testa a un bocia così come un abbraccio tra alunno e studente sono severamente vietati. Le persone finiscono per avere la meglio sulle regole, e sul fondo si stagliano la tristezza per un gesto incompreso e incomprensibile e una società canadese dove si gioca un sacco a palle di neve e si gira tutti imbaccuccati di brutto perché chissà quanto ca**o di freddo fa.

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