Recensione su Magic in the Moonlight

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13 Dicembre 2014

Gli attori contemporanei ormai si confrontano con “Woody Allen” (inteso come “il protagonista di ogni commedia di Woody Allen”) come con gli archetipi greci o shakespeareani o della commedia dell’arte. Certo gli sono ancora troppo simili, perché Woody Allen è ancora vivo e ogni nuovo “Woody Allen” è ancora lui stesso a scriverlo, e lui non sembra avere alcuna intenzione di cambiarlo o darne una versione troppo differente. Ciò non è bene, ma è sicuramente molto lontano dalla mia idea di male.
Va detto che in “Magic in the Moonlight” è il Woody Allen regista, più che l’autore o il personaggio, a eccellere. Allen conosce il punto G degli americani innamorati dell’Europa, e va a colpirli proprio lì, ogni volta, fino a umiliarli. I personaggi sono tutti artisti, sognatori e viveur, e la Natura magnifica che li circonda non è “minacciosa” ma è al loro servizio, dal fiore di campo al chiaro di Luna.
Elegantissimi e raffinatissimi i costumi della spagnola Sonia Grande, la cosa che più mi spingerebbe a riguardare il film.

La sceneggiatura stavolta è difficile apprezzarla, ma c’è un motivo, che voglio credere sia intenzionale. L’intero film è uno spettacolo di illusionismo (quale film non lo è?, ma in questo è reso evidente): è ridondante, ogni sottotesto è esibito, “Venghino siore e siori, non c’è trucco non c’è inganno, niente nella manica, niente nel cappello, niente fili, niente botole!”. Finché…

… ta-daa!

3 commenti

  1. Stefania / 13 Dicembre 2014

    Ad essere sincera, a parte Midnight in Paris e Match Point (Magic… film non l’ho ancora visto 😉 ), finora, la rappresentazione delle città europee da parte di Allen non mi è piaciuta granché. Mi pare vivano troppo di luoghi comuni ad uso e consumo dei turisti. In generale, la cosa potrebbe anche non dispiacere, ma a me non garba molto (anche quando viene fatta da altri, non solo da Allen, sia beninteso 😉 ).

    • Francesco / 13 Dicembre 2014

      Sì, è vero, ma non so quanto sarebbe migliore una rappresentazione più fedele o particolare delle città europee. In fondo il suo obiettivo è quello di evocare il sogno europeo, quindi esattamente quello dei luoghi comuni per i turisti 🙂

      In tutto questo, in ogni caso, mi ritengo offeso dal fatto che di tutti i film europei di Woody, il più scemo sia quello italiano -_-

  2. Sgannix / 13 Dicembre 2014

    Beh, il modo di rappresentare le città di Woody è sempre stato molto romantico e idealizzato, anche per quelle americane. Un modo diametralmente opposto a quello di Jarmusch, ad esempio, ma per quel che mi riguarda non meno affascinante.

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