Recensione su Luca

/ 20217.3231 voti

Tra Collodi e lo Studio Ghibli / 19 Giugno 2021 in Luca

Luca è il nuovo film in computer graphic Disney e Pixar, il primo a essere ambientato interamente in luoghi che evocano senza alcun dubbio l’Italia.
Riferimenti geografici, nomi, abitudini e musica sono stati scelti dal regista Enrico Casarosa per omaggiare la terra e in cui è nato e cresciuto, la Liguria, e gli anni della sua infanzia e adolescenza.

La farò breve: Luca è un film adorabile, semplice nello sviluppo narrativo e negli intenti (e tale -apparente-semplicità si riflette anche nel character design, curvilineo, morbido e caldo), portatore di inclusività, apertamente collodiano, con Lucignoli, Gatti e Volpi, e costituisce un’esperienza emotiva immersiva per adulti e bambini.
Ai primi, fa provare nostalgia per la spensieratezza di una vita senza particolari affanni. Ai secondi, suggerisce continuamente quanto sia divertente trovare nuovi amici e giocare con gusto fino a dimenticarsi che ora è.

Al film di Casarosa si può rimproverare una eccessiva abbondanza di stereotipi su quell’Italia che tanto piace agli americani, che continuano a immaginare il nostro Paese solo attraverso la mediazione di De Sica, Fellini e dei film neorealisti. Il fatto è che Casarosa ha trascorso davvero le sue estati in luoghi da cartolina come quelli in cui è ambientato Luca, cristallizzati in un passato (ora) romanticamente idealizzato, in cui il turismo di massa non era ancora contemplato e dove la vita era scandita davvero dalle stagioni. Perciò, penso che, per lui, sia stato naturale concepire in questo modo il contesto del film, al netto di eventuali “sponsorizzazioni”.
Certo, gli uomini inesorabilmente coi baffi e la coppola in testa, i bambini scalzi, le mani a cucchiarola, gli infiniti piatti di pasta, le radio a transistor e la tv in bianco e nero (che trasmette I soliti ignoti di Monicelli!), la Vespa state of mind e, oimemì, i treni a vapore sono dettagli che sembrano assecondare oltremodo l’immaginario italico degli americani. Ma sono abbastanza sicura che tutto questo sia scaturito naturalmente dall’immaginario di Casarosa, senza eccessivi calcoli preliminari. Penso che una cosa abbia intercettato l’altra, ecco.

Curiosamente (ma non troppo, a pensarci bene), Luca è anche un film molto giapponese, molto ghibli-ano (non è certo la prima volta che Italia e Studio Ghibli si intersecano). Contiene numerosi riferimenti ai lavori di Miyazaki e soci: in primis, la nostalgia per un periodo lontano, semplice e magico (Omohide poro poro), per quelle estati in cui era tutto possibile, in cui non c’erano complicazioni romantiche (il rapporto tra i ragazzini protagonisti del film si basa esclusivamente sull’amicizia, senza batticuori) e si potevano trovare amici incredibili (Totoro, Marnie, Kiki) e vivere avventure spericolate, senza la supervisione costante degli adulti. Conan il ragazzo del futuro è omaggiato a più riprese, con Alberto che, vestito esattamente come l’eroe di Miyazaki, vive in una torre (il razzo!) su un’isola, accumulando oggetti abbandonati, per utilizzarli in maniera creativa, e fa continuamente cose pericolose, pieno di curiosità e voglia di vivere.
E, poi, come in molti lavori Ghibli, la parola “fine” non è mai tale e, nei titoli di coda di Luca, vengono mostrate alcune appendici narrative sui protagonisti del film.
Ho trovato il personaggio di Luca tenero ed emozionante: non possiede peculiarità indimenticabili (in questo senso, Giulia, molto volitiva, è caratterizzata in maniera più esplicita e, in diversi casi, è correttamente buffa), ma è un bambino gentile, aperto al mondo, desideroso di imparare e stupirsi sempre.

Insomma, il film di Casarosa è un ininterrotto, vivace e coloratissimo omaggio a tante cose, tutte estremamente positive. Fa venire voglia di vivere intensamente e rappresenta un certo desiderio di leggerezza da parte della Pixar, dopo le riflessioni (comunque necessarie!) sull’accettazione della tristezza e sulla morte affrontate più o meno sempre, da Inside Out in poi.

2 commenti

  1. doppisensi / 22 Giugno 2021

    Cosa ne pensi della metafora dell’omosessualità dei due protagonisti? “Qualcuno non li accetterà mai, ma qualcuno si.”

    • Stefania / 23 Giugno 2021

      @doppisensi: davvero c’è una metafora sull’omosessualità in questo film? L’idea non mi aveva neppure sfiorata e, anche riflettendoci, non la colgo. Penso che sia un film (anche) sull’inclusività e sull’accettazione delle diversità, in generale.
      Tu cosa ne pensi?

Lascia un commento