Recensione su La pelle che abito

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28 Settembre 2011

Non posso dire che questo film non mi sia piaciuto in toto: di sicuro, non mi ha entusiasmata.
Il regista spagnolo ha messo tanta carne sul fuoco, ma la storia ha il fiatone (pesante) e arranca smarrita. E, di sicuro, non può essere annoverata nell’ambito del genere horror come, durante la presentazione a Cannes, qualcuno aveva proposto in maniera poco lungimirante.
Contrariamente alla maggioranza dei film di Almodòvar, il lato grottesco della vicenda non incide, suona semplicemente improbabile ed esagerato.
Manca la gioia dei colori delle scenografie un po’ barocche visto in altri lavori i cui temi erano comunque drammatici e dolorosi e questa assenza sensoriale ha inciso molto sulla mia “percezione” del film: è come se Almodòvar avesse blandamente tentato di calare in una realtà più vera del vero una vicenda surreale.
La sua mano registica è presente, ma è distratta.

Banderas, col suo viso pieno di anfratti ombrosi, è troppo monocorde per riscattare un personaggio alienato ma inconcluso come il suo.
Fantastica la pelle di Elena Anaya: le auguro che sia realmente così, elastica, morbida e compatta in maniera sovrannaturale, e non sia frutto di post-produzioni digitali.

1 commento

  1. henricho / 28 Settembre 2011

    Ero in ansiosa attesa del tuo giudizio! 😉
    Quello che mi lascia perplesso è che manchi la parte cromatica..è forse uno dei particolari che negli altri film ho apprezzato di più…

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