Recensione su La croce di ferro

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1 Ottobre 2013

Questo è quello che succede quando un regista come Sam Peckinpah si interessa del cinema sulla guerra: “Cross of Iron”.
La Croce di ferro un film sul fronte Russo, una pellicola con dei personaggi disillusi. Non sono buoni e neppure cattivi… I protagonisti della vicenda sono i membri di un reparto dell’Esercito Nazista. Il conflitto li ha logorati, gli eventi portano quelli che potrebbero essere etichettati come “cattivi” (poiché nazisti) a rivalutare le proprie posizioni. Non vogliono vincere, vogliono solo che la guerra finisca.

La Croce di ferro è un film profondo con personaggi altrettanto profondi e finemente caratterizzati. Prendete il protagonista, Rolf Steiner interpretato da James Coburn. Egli è un valoroso, un coraggioso, un soldato con le migliori qualità. La divisa è quella del III Reich ma fondamentalmente prima di essere un nazista, è un uomo con tutte le virtù e le debolezze ad esso collegate. Da notare come di nazista gli sia rimasta solo la divisa che indossa, infatti la guerra che combatte non è collegabile all’ultima fase della ricerca dello spazio vitale Hitleriano, il suo è anzi un combattimento personale quasi cavalleresco.
In un assalto, dopo un’operazione, uccide dei Russi trincerati in Crimea e salva un bambino Sovietico. Il cavalleresco e nobile Steiner ha un alter-ego, un nobile (in questo caso non d’animo ma di famiglia) Prussiano . Egli è, invece, il capitano StranskyI, ed è un vero e proprio arrivista. il suo obiettivo primo è la croce di ferro, un riconoscimento, un premio da aggiungere a quelli ereditati, un premio che non merita essendo egli un vile.
Oltretutto manca di qualsiasi umanità o di valore militare.
La croce di ferro non è solo un film di guerra, c’è spazio per i sogni dei nostri e non parlo della fine della guerra ma della creazione di una Germania migliore. VI è spazio per lo shock da bomba, uno dei motivi per cui non tanto nella seconda quanto nella prima guerra mondiale i soldati non combattevano più; all’omosessualità di alcuni soldati; la denuncia sia a un regime dittatoriale, agli eventi in corso e ai principi non più condivisi da una parte del mondo militare. Una bellissima parte è poi dedicata alle vicende che prendono piede in un ospedale militare, qui fra persone paralizzate, mutilate, pazze, si decide di riabilitare i soggiornanti pur non essendo riutilizzabili per la guerra. Il tutto condito dal ralenti.

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