Recensione su Killer Joe

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12 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film per cui ho avuto il dubbio che Superlavoratore non capisca un ***** di film. Poi questo dubbio l’ho mitigato, in un “a volte non capisce un *****”. Lo ha visto e poi è venuto a lamentarsene tirando in ballo categorie inesistenti nel caso in esame. Perplessità. Ad ogni buon conto: è l’ultimo film di Friedkin, un mostro sacro per cui la filmografia parla un po’ da sola. É un film chiuso, per la maggior parte dentro case di umanità ignorante e perduta dell’America che spaventa di più. C’è il tipo di Into the wild che, insieme al padre scemo, assolda un killer per uccidere la madre. Sono d’accordo la sorella piccola e gnocca (mi spiace ma io questa Juno Temple per ora non so chi sia, al prossimo film o quando vincerò l’oscar lo saprò) e la matrigna. Fatto sta che Joe, che è Matthew MCQualcosa, quello che ho letto faceva solo commedie romantiche, per cui io nemmeno lui sapevo chi fosse, insomma il killer è cattivissimo e pignolo, e come pagamento anticipato si innamora e si piglia la piccoletta (sensatamente poi, essendo gnocca). Eppure non è inverosimile la discesa nella paura e l’aggravarsi costante della situazione, in questa famiglia dove sono tutti stupidi (il padre uccide dal ridere quanto è stupido), uno spaccato di emarginazione che ricorda le famiglie di mostri presenti in tanti horror americani, poveri e ignoranti e brutti e sporchi e assetati di sangue. Una volta fatto partire Joe tutti si renderanno conto di aver messo in moto qualcosa che non possono controllare, e ovviamente sarà tardi.

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