Recensione su I Spit on Your Grave

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19 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non si sa quanto necessario remake di un horror degli anni ’70, la storia è all’incirca così: in un luogo forestoso e desolato della profonda america arriva Jennifer, gnocchissima scrittrice (anche se ha poche tette) che affitta una casa isolata nel bosco per lavorare. Che già uno la vede e pensa “ma dove ca**o va, vestita così”. E infatti le entrano in casa e la torturano, quattro ragazzotti del posto, uno è il capo cattivo, l’altro è il belloccio, uno grasso riprende tutto e uno è un minorato mentale. Lei scappa, trova lo sceriffo, torna con lo sceriffo a casa ma… pure lo sceriffo è very bad, nonostante a casa sua sia padre amorevole e devoto, e tutti insieme costringono il minorato a stuprarla ecc, con lo sceriffo che mentre lo fa dichiara “I’m an ass-man”.
A questo punto Jennifer, più di là che di qua per lo shock, casca in un fiume e non la trovano più.
Un mese dopo Jen torna e si vendica con gli interessi. Seguendo i canoni del contrappasso, il ciccione guardone lo lega e gli fissa due ami da pesca nelle palpebre. Il belloccio lo lascia sospeso su di una vasca piena di acido, in cui a poco a poco cadrà. Il capo lo lega, gli fa il classico taglio del pisello col forbicione e poi glielo fa mangiare. Lo sceriffo, che era il più merda di tutti, lo lega a novanta, lo stupra con la canna del fucile e poi fa in modo che il minorato svegliandosi tiri una cordicella collegata alla canna del fucile, uccidendo così sia lo sceriffo sia se stesso che era sulla linea di tiro. Funny, isn’t it? Come direbbe la mia japu.

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