Recensione su His House

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4 Novembre 2020

Le mie visioni di novembre non sono iniziate benissimo. “Antiporno” e “Boy Erased” non mi hanno per niente entusiasmato, nonostante avessi delle buone aspettative.

Ma poi arriva lui, l’outsider.
Sì, perché non l’avevo in alcuna watchlist e l’ho guardato così, quasi per errore. E non me ne pento affatto.

Un film horror politicamente impegnato – così come qualcuno lo ha definito. E forse è questa la definizione migliore, ma c’è dell’altro.
“His House”, film d’esordio di Reeni Weekes, è un film sulla paura, sull’irrisolto, sul trauma, sull’ipocrisia, sul viaggio, sulla perdita.
C’è tutto, ben mixato in un lungometraggio di soli 93 minuti.

Il tentativo di trattare stati d’animo e vissuti così problematici, così come quelli dei migranti, attraverso la lente del soft horror, è andato a segno. Colpito e affondato.

Grandissimo film.

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