Recensione su Ogni cosa è illuminata

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17 Ottobre 2012

Le tematiche sono importanti e difficilmente trattabili, eppure Schreiber è riuscito a radunare tutti gli elementi necessari a NON rendere pesante ed accessibile a pochi -dunque selettiva- questa pellicola.
Partiamo dall’inizio, quello che colpisce sin da subito è la colonna sonora “Inside-out”, che trasporta all’interno della realtà di Jonathan con un andamento malinconico e sostenuto.
Ci sono dettagli davvero particolari a partire dalla collezione ed alla sua sempre attenta ricerca diretta a tutto ciò che possa risvegliare un ricordo.
L’attenzione del protagonista è rivolta a suo nonno (ormai morto), unica persona di cui possiede davvero poco e di cui vorrebbe sapere di più.
Inizia così un viaggio verso l’Ucraina ma soprattutto verso il passato.
Ciò, sarà indispensabile non solo per Jonathan ma anche per il suo accompagnatore che sin dall’inizio sembra nascondere un legame con l’intera vicenda. Un legame velato, raggelato dalla paura stessa di riportare alla memoria e dai sensi di colpa.
Il personaggio che più mi ha colpita è stata l’anziana donna di “Trachimbrod”, il suo modo di catalogare ogni reperto e la sua dimora.
Lei è stata il collante dell’intera storia, il mezzo attraverso cui Jonathan ha scoperto la vita di suo nonno -precedente al trasferimento in America- ed Alexander ha riscoperto il proprio credo, abbandonato per il timore della morte e che lo ha condotto ad una simile via, in maniera serena e finalmente spensierata.

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