Recensione su Detachment - Il distacco

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Detachment - Il distacco
Regia:

Troppo / 23 Giugno 2012 in Detachment - Il distacco

Troppo ambizioso, troppo pretenzioso, troppa carne al fuoco, troppi flashback (sempre gli stessi), tanta retorica, eccessiva drammatizzazione.

7 commenti

  1. Stefania / 24 Giugno 2012

    Mannaggia, finora ne avevo sentito parlar bene!

  2. lithops / 24 Giugno 2012

    Lo abbiamo visto in quattro: solo a me non è piaciuto.
    I giudizi in sintesi: “eccezionale”, “molto più riuscito de La classe”, “il più bel film che ho visto quest’anno”, “falso e pretenzioso”.

  3. Stefania / 24 Giugno 2012

    Uhm, 3-1.
    Non mi resta che vederlo e… 😉

  4. yorick / 21 Marzo 2013

    Un film che va rivisto. L’ho rivisto ieri, e il secondo impatto dice molto più del film di quanto non faccia una prima visione. Sì, effettivamente era “troppo”, ma quel “troppo”, per una volta, mi aveva emozionato. Nel rivederlo, nel sapere dove già andava a parere, mi ha fatto apparire il film come un unico ammasso di tristezze volte a deprimere o intristire. Ammetto che la prima volta ce l’aveva fatta, la seconda – invece – me l’ha fatto apparire fin troppo vuoto.

    • lithops / 21 Marzo 2013

      Io, a freddo (anche perché mi guardo bene dal rivederlo), ribadisco ad oltranza: un film fasullo. Troppo fasullo.

      • yorick / 21 Marzo 2013

        Eh, vabbè, zio, ma tu sei la meta, io sono quello che arranca per arrivare ad inizio del percorso: devi darmi del tempo. 😀

  5. Davide / 16 Agosto 2020

    Credo che l’obiettivo fosse dare un pugno ben assestato allo stomaco dello spettatore, mostrando il degrado sociale e una visione tragica e scarsamente ottimista della vita dell’uomo, condannato a suo modo a soffrire e a vivere un’eterna vita di dolore e miseria.
    Non credo affatto che il regista volesse apparire pretenzioso e con una retorica del tutto fine a se stessa. Per quello citerei ben altri registi che mirano a fare dei loro film mera retorica intellettuale, opere chiuse in loro stesse e volutamente accessibili a pochi. Mi viene da pensare a Bergman su due piedi. A qualcuno più recente, Sorrentino. Ecco, quello sì che è cinema pretenzioso e retorico.

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