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Detachment - Il distacco

/ 20117.8330 voti
Detachment - Il distacco
Regia:

Da vedere !!! / 2 Giugno 2023 in Detachment - Il distacco

Fa tanto riflettere sulla propria esistenza e su quella di tutti coloro che ci circondano. Spinge a cercare un’appiglio che ci permetta di fronteggiare la complessità del mondo reale, un aiuto vero non astratto.

Il bello ha fine / 28 Maggio 2023 in Detachment - Il distacco

Questo film ha più di dieci anni, eppure racconta un dramma che è fresco, attuale.

Nel personaggio interpretato da Adrien Brody convergono proiezioni di ciò che è positivo e negativo in ogni essere umano, c’è un assaggio di filosofia, di spiritualità, di auto-accettazione, ma soprattutto c’è tanta, tanta pedagogia.

Una pedagogia fatta di relazioni, di legami e di verità, quella che solo il contatto frequente tra persone che vivono le stesse sofferenze in momenti spazio-temporali diversi può trasmettere.

Non è L’Attimo Fuggente, non è il Monello. C’è poco di positivo, in una narrazione intitolata al concetto di distacco. Eppure timidamente, un sorriso affiora malinconico sul volto quando il sipario cala: cosa siamo, se non lo sforzo quotidiano di goderci questi contatti prima che il distacco inesorabile giunga?

Un film sul lavoro di civiltà, sul seminare, sull’educare e sul resistere. Da vedere e far vedere.

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Una poesia dai versi cinici e forti, che ammalia per la sua sfrontata e disillusa bellezza. / 6 Gennaio 2017 in Detachment - Il distacco

Film di Tony Kaye che offre lo scorcio di un sistema scolastico alla deriva. I suoi limiti, le sue fenditure.
Una diapositiva attenta a narrare con occhio arguto e nubiloso, inciso sul volto e sull’anima del protagonista, un nubifragio di emozioni, e il loro lento e inesorabile distacco dal mondo. Un distacco costruito sull’emarginazione, e sul dolore.
Una poesia dai versi cinici e forti, che ammalia per la sua sfrontata e disillusa bellezza, celata nei piccoli gesti e nelle misurate parole.
La pellicola non indugia sullo spasimo; parte come una sorta di documentario, lasciando allo spettatore e al primo piano della camera, il compito di leggere fra le rughe del compianto e della commiserazione, che però genera speranza, redenzione, e non solo una folle discesa nel vuoto.
L’intero spettro di colori, nella fotografia, cede il passo a un bianco e nero dilatato, allargato all’interno di un contesto mai depauperato del suo innato valore, incarnato più negli animi e negli ideali dei formatori, che nei sistemi di un’istituzione.
Adrien Brody, come il resto del cast, è impeccabile. La sua interpretazione ( a mio avviso, la migliore insieme a quella de‘’ Il Pianista’’ ) è la cosiddetta ciliegina sulla torta. Il valore aggiunto della pellicola.

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Detachment-il distacco,quello degli occhi dal televisore / 11 Agosto 2015 in Detachment - Il distacco

Un film povero secondo me, molto limitato in confronto alle sue potenzialità: all’interno di un film che è ambientato in un contesto scolastico poteva essere meglio articolato e non pieno di quegli stereotipi visti e rivisti, che anche se muovono il film più in prossimità del reale, facendo in modo che questo sia in stretta correlazione a quelli che sono i problemi della scuola moderna, lo rendono privo al mio parere di un’identità, motivo per il quale lo ritengo un film mediocre, che non è riuscito a trasmettermi nessuna incredibile emozione, quasi come se Tony Kaye si fosse “distaccato” dalla sua persona, dov’è finito il genio dietro “lake of fire”?

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16 Giugno 2015 in Detachment - Il distacco

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Va beh, Adrien Brody ha già di suo la faccia di uno che sembra si tagli le vene, poi lo mettono a fare certi ruoli, chiaro che gli cadono a pennello! Interpretazione molto buona da parte sua, la trama è davvero molto dura e deprimente. Regia che non mi ha entusiasmato molto, scena finale nella quale appare il corridoio distrutto, come se fosse appena passato un uragano, non calza molto. Le citazioni, sono molto interessanti. Mi sarei aspettato di meglio, sopratutto, quando annuncia la partenza verso la classe, avrei preferito sviluppassero molto di questo versante, visto che il docente era molto apprezzato.

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21 Marzo 2015 in Detachment - Il distacco

Questo film strappa il cuore a morsi.
Lo spaccato di una società, la realtà nuda e cruda. La voglia instancabile di un professore di migliorare il quotidiano degli adolescenti della sua classe. L’incomprensione e la superficialità degli adulti. L’assente interesse nel conoscere profondmente l’altro, senza forzare nulla. L’ostentazione di una comprensione che non c’é. La forza e il carattere di adolescenti che vengono stroncati da genitori che avrebbero bisogno di consultare un manuale…
É una società che spaventa fortemente.
É la seconda volta che mi capita di vederlo. Ad ogni visione mi convince sempre di più della sua bellezza.

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4 Luglio 2013 in Detachment - Il distacco

Gran bel film, drammatico, crudo, un realistico pessimismo che fa male. Il film riporta in modo crudele una realtà e società che non riesce attraverso la scuola a “educare” e tanto meno istruire gli studenti, Il distacco a volte non è così scontato e semplice se si è degli esseri umani.

“L’olocausto del marketing” / 9 Aprile 2013 in Detachment - Il distacco

Come si potrebbe non affidare al buon (in tutti i sensi) Adrien una parte così, con quella sua naturale espressione tormentata e malinconica? Il risultato è perfetto, un’interpretazione magnifica.

Un film davvero molto bello, che tratta in modo diretto problematiche attualissime.
Il passaggio dall’innocenza dell’infanzia, dalla speranza e dalla convinzione di essere diversi, speciali, unici in qualche modo, alla rassegnazione dell’essere parte di un qualcosa che non ti rispecchia, ma che ti assorbe e ti svuota completamente.
Azzeccatissima la citazione del bipensiero da “1984”.

Lo inserirei nel programma scolastico/familiare.

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“Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.” Dante Alighieri, Inferno Canto III. / 25 Marzo 2013 in Detachment - Il distacco

Diretto da Tony Kaye (regista di American History X) questo film del 2011 è un deprimente spaccato su una parte del sistema educativo americano e non, nascosto dal sottile strato delle high school fighette con giocatori di football che indossano la felpa della propria squadra e cheerleaders belle, spocchiose e zoccole. Tra disillusioni, indifferenza e arroganza disgraziati insegnanti si barcamenano cercando di svolgere il loro mestiere nel modo più proficuo e dignitoso possibile e al contempo risolvere i loro problemi personali, o quantomeno conviverci. Il risultato è un luogo di lavoro insopportabile e fonte continua di amarezza, senza soddisfazioni. La regia enfatizza molto quest’ultimo aspetto concentrandosi sui volti dei personaggi, con tocchi simili tecnicamente a Sergio Leone, inquadrando e squadrando ogni volto per carpirne ogni minima espressione o ruga. Dall’altra parte della barricata vi sono alunni che si potrebbe definire “problematici” usando un eufemismo che si chiudono in loro stessi, si danno alla prostituzione o si comportano come gangsta in stile Grand Theft Auto: ciò comporta una distanza tra corpo docenti e alunni come tra la Groenlandia e la Nuova Zelanda impedendo ai primi di insegnare e ai secondi di imparare (o esercitarsi nella nobile arte di fingere di farlo). La sceneggiatura di Carl Lund ci accompagna in una lenta e progressiva deriva, facendo abituare lo spettatore a ciò a cui sta assistendo lentamente e senza strappi. Adrien Brody assomiglia in maniera impressionante a Giorgio Gaber ed interpreta un personaggio che subisce più disgrazie di Cristo dopo i Getsemani; molto bravo, ritorna quasi ai fasti de Il pianista ed è un buon fulcro per il film stesso. La giovane Sami Gayle acerba ma buona anche considerando il difficile personaggio della baby prostituta verso cui lo spettatore prova un misto di sensazioni non ben definibili. In piccole parti James Caan, ex Sonny Corleone de Il padrino, Lucy Liu e Marcia Gay Harden, membri del disagiato corpo insegnante. Un bel film indipendente, che dovrebbe forse essere fatto vedere agli studenti nelle scuole.

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ode al disagio (7.5) / 10 Febbraio 2013 in Detachment - Il distacco

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Una dolente riflessione sulla banale difficoltà di stare al mondo e sulla sofferenza, che, ci suggeriscono, è ciò che più intimamente ci accomuna. Difficoltà che ci trasciniamo partendo dal bozzolo-famiglia, che evolvono nel tempo, si tramutano in incapacità comunicativa, o frustrazione, disinteresse, repressione, apatia, distacco (ogni professore ha a che fare con qualcuno di questi aspetti). Il sistema scolastico mi sembra più che altro il contorno (di cui si offre uno spaccato assolutamente vivido e inclemente), l’ambientazione, il pretesto da cui partire per poi allargare lo sguardo, abbandonarsi a considerazioni più ampie, rigorosamente all’interno di un quadro di abbattimento, decadenza, disillusione. Credi di poter fare la differenza? Ti sbagli. Sui volti dei protagonisti si legge perenne stanchezza, e un lieve senso di nausea. La cosa bella è che ci si può specchiare meravigliosamente. Ma, c’è un ma: in questa marea montante di stanca indifferenza una nota di empatia si fa avanti con prepotenza, e, insomma, sembra che trovare un appiglio umano possa essere una buona soluzione per tirarsene un po’ fuori, da tutta ‘sta difficoltà di vivere.
Verso la fine si indugia un po’ sull’aspetto melodrammatico (la morte della studentessa fragile e in crisi ha un sapore di già visto, anche se sottolinea con evidenza il messaggio di “generazione alla deriva” di giovani incompresi, inascoltati, etc., nonché conferma il senso di fallimento – delle istituzioni? della famiglia? della società? – che fa da sfondo al tutto).
Poi a Adrien Brody non posso che rinnovare il mio eterno amore

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25 Gennaio 2013 in Detachment - Il distacco

Bello bello bello. L’ultimo lungometraggio di Tony Kaye è un film profondo, che tratta argomenti importanti attraverso una poetica sensibile e discreta. Adrien Brody è supplente di letteratura in un liceo dove il degrado sociale è preponderante. Le vicende della scuola si intrecciano a quelle personali dell’insegnate “distaccato”, in un bellissimo crescendo finale, orchestrato benissimo da una regia ed una fotografia solide, e da un cast perfetto, in testa Adrien Brody.
Deliziosi titoli di testa e molti altri espedienti narrativi non convenzionali.

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13 Gennaio 2013 in Detachment - Il distacco

Il regista di American History X torna sul grande schermo per mostrare, attraverso la storia di un docente di un istituto pubblico della periferia newyorchese, il degrado dell’intera società occidentale e la sua continua decadenza e perdita di valori culturali e sociali.

10 Gennaio 2013 in Detachment - Il distacco

Non versavo tante lacrime per un film, da quando, quest’estate, ho visto Stella di Sylvie Verheyde: non ho il pianto facile, ma quando vedo storie in cui la bellezza si corrompe senza motivo… bam!

Il film di Kaye ha qualche difetto, ma prende la coscienza della platea in pugno e porta lo spettatore a domandarsi dolorosamente perché l’innocenza abbia un prezzo tanto alto e come sia possibile proteggerla, per contribuire alla formazione di un individuo consapevole di sé e del suo valore.
Le situazioni ed i personaggi raccontati nella pellicola sono estremi, ma non irreali, ed è questo ciò che mi ha rattristato di più.

Molto buona l’interpretazione di Brody (diciamo che dal punto di vista interpretativo non mi delude quasi mai), bravi anche i coprotagonisti, da Caan alla Liu.
Colonna sonora ridotta all’osso: due sole tracce. Ma vale la pena di ascoltare in loop il brano “Empty” di Ray Lamontagne.

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Ottimo film ! / 27 Dicembre 2012 in Detachment - Il distacco

La storia di questo supplente per scelta, così coem la sua solitudine non può non colpire !
Poi le storie che ruotano intiorno al personaggio sono da star male … ma fanno molto pensare ! Nella realtòè si parla sempre di crisi economica, il film ci fa vedere altre cris più importanti !!

14 Dicembre 2012 in Detachment - Il distacco

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

É questo un bellissimo film di quelli AdrienBrodycentrici, prodotti da lui e in cui tre quarti buoni delle inquadrature sono tutte per lui, l’altro quarto è per il suo formidabile naso. Il film in verità è pieno di senso assai, ed è lo sguardo triste e disilluso di un insegnante che vorrebbe, prova a dare speranze e modelli e comprensione alla giovane e fragile figlianza yankee ma la ciambella non gli esce col buco quasi mai. É una faccia della crisi, non quella economica ma quella parallela, generazionale, educativa, sistemica, che infetta i sentimenti e da cui non c’è speranza. Questo supplente nuovo che è lui arriva in una scuola che già sucks, e fa del suo meglio. Raccoglie per strada e ospita in casa una giovane prostituta (e questa riesce e redimerla), appoggia la cicciona loser con velleità artistiche della sua classe (e qui no, epic fail, la cicciona alla fine si ammazza), fa del suo meglio. Il tutto mischiato ad un originale montaggio dei ricordi, in finto super8, che torna a più riprese a disegnare il suo passato, la madre suicidatasi, e a motivare il suo presente, la solitudine come scelta, il rapporto con il nonno mezzo matto e morente. Non un film da sorridere troppo, no.

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16 Novembre 2012 in Detachment - Il distacco

Un nodo perenne alla gola, così com’è la vita.

30 Ottobre 2012 in Detachment - Il distacco

Ti buca il cuore e Brody è fantastico! L’ho appena visto e non ho parole per raccontarlo.
L’ho amato, profondamente, anche se mi ha fatto tanto tanto male…

Cult / 20 Ottobre 2012 in Detachment - Il distacco

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Da vedere e rivedere.
Un cult apocalittico sul mondo scolastico ed il suo progressivo sbriciolamento.
La faccia perennemente dolente di Adrian Brody ben si adatta alla storia di colui che tenta in ogni modo di non legarsi affettivamente a nessuno.
Particolarissimo, un uso delle immagini che va oltre la semplice rappresentazione della storia. Corpi umani rappresentati in modo quasi scabroso con colori lividi, sembrano disegni leonardeschi.
Flashback nel passato del protagonista con lampi di colore che contrastano in maniera stridente col grigiore quotidiano.
Non ci sono personaggi positivi. Nessuno. Non c’è speranza.
L’unica cosa realmente solida, affidabile, è l’edificio scolastico che, alla fine del film viene metaforicamente spazzato da un vento distruttivo.
Inutile cercare di annullare il caos dentro di noi, si può solo rassegnarsi ad accettarlo.

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26 Luglio 2012 in Detachment - Il distacco

Sono un fan di Adrien Brody e gli ultimi suoi film che ho visto (Manolete, Predators, Giallo..per non parlare di qualche precedente disastroso tipo King Kong) non mi avevano per nulla convinto. Ora devo dire che rivederlo in un bel ruolo, difficile ed intenso non dico come fu quello de il Pianista, ma sicuramente di un certo spessore, fa bene.
Detachment è sicuramente un bel film, non perfetto ma all’altezza del tema che si propone di trattare: il disagio giovanile e la difficoltà di essere insegnanti (e quindi guide) al giorno d’oggi.
Tralasciando il fatto che in Italia diventare insegnanti è diventato più difficile che vincere all’enalotto, complice una riforma astrusa e ridicola, la figura dell’insegnante come educatore cozza contro una generazione sempre più allo sbando, dove la realtà e la serietà del problema e del disagio interiore si confonde con l’atteggiamento spocchioso e immaturo del bullo e dell’indifferente. Mancano i valori e mancano prima di tutto all’interno delle mura domestiche (la critica all’egoismo ed all’ipocrisia dei genitori nel film è ben evidenziata).
Attraverso gli occhi di un corpo docenti molto partecipe e concreto il regista propone la sua visione di una generazione che cambia e che va alla deriva. E lo fa meglio di autori più blasonati che in parte avevano dato il loro contributo (vedi Alpha Dog di Nick Cassavetes), utilizzando come perno la figura di un insegnante tormentato (Adrien Brody) che ha lo stesso bisogno di apririsi della ragazza che vuole (vorrebbe) aiutare.
Qualche flash-back di troppo non guasta la visione di un film che fa riflettere, sostenuto da un buon cast (oltre a Brody, Lucy Liu, Marcia Gay Harden, viste di recente anche in Un giorno questo dolore ti sarà utile e James Caan) e ben scritto che, tralaltro, meriterebbe di essere visto proprio nell’ambiente in cui è ambientato.

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16 Luglio 2012 in Detachment - Il distacco

Storia molto pesante di una realtà indubbialemente drammatica. Un supplente (direi nella vita) che gli viene assegnata per l’ennesima volta una classe per poco più di un mese. Lascia il segno ma non troppo. Purtroppo la realtà della vita è più marcata e non da possibilità se l’intorno è compromesso.
Bello.

16 Luglio 2012 in Detachment - Il distacco

Pesante e di certo un film non facile. Non male la storia….ho trovato solo fastidiosi i continui flashback fatti con immagini scollegate dal contesto. Sarebbe un 6 e mezzo.

E’ un 6,5 / 16 Luglio 2012 in Detachment - Il distacco

Disturbante, ma non male per il ritratto fatto del sistema scolastico. Una linea narrativa cupa per la cupezza del protagonista, dello scenario in cui si muove, della città, non ci sono spiragli sin da subito, la normalità è proprio il livello di galleggiamento della sopravvivenza. Eppure la disarticolazione dei ricordi del professore rendono interessante la ricostruzione del suo passato che giustamente rimane comunque vago, la storia della piccola prostituta è risolta in maniera direi perfetta fra assenza di pietismi e happy end fuori luogo. Ciò che stona è la storia della studentessa, un picco di disperazione abbastanza scontato, ma certamente fuori luogo in un mondo in cui la scelta più tragica sembra proprio quella di continuare a vivere.
Il senso del film è la difesa di un sistema non perfetto stritolato da logiche di profitto che dovrebbero essere davvero fuori dal concetto di educazione, un mondo animato da disillusioni, e come potrebbe essere altrimenti?, in cui ancora una volta l’oasi del dentro le mura scolastiche vivono il problema di dover parlare ad un fuori che è la vita reale. Il problema quando si parla di scuola è sempre quello: l’ambito circoscritto che forma e si distingue dalla vita di tutti i giorni dei ragazzi. Lo è ancora di più nei casi di scuole di frontiera dove all’interno gli studenti fanno esperienza di un altro possibile rispetto alla loro quotidianità, una cosa che vivono sempre con avversione, rabbia, distacco, ma spesso con un senso di attrazione.
Non c’è riscatto, ci sono segnali positivi e negativi al contempo in uno sguardo desolato di totale solitudine di tutti, anche dell’edificio stesso che è un personaggio solo dentro il quartiere.

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Troppo / 23 Giugno 2012 in Detachment - Il distacco

Troppo ambizioso, troppo pretenzioso, troppa carne al fuoco, troppi flashback (sempre gli stessi), tanta retorica, eccessiva drammatizzazione.

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