Recensione su Perfect Sense

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Poteva essere un gran film, e invece… / 29 Agosto 2020 in Perfect Sense

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E invece è un crescendo di pathos e di angoscia per poi non portare a nulla, senza un finale, senza niente.
Tutto questo alone poetico, che poi di poetico non ha nulla, è ansia e angoscia fine a se stessa, condita dalla pretesa di essere un gran film.
Bravissimi i protagonisti come recitazione, film girato bene, tutto quanto molto bello ma storia decisamente inutile.
Se l’intento del film era trasmettere empatia e angoscia, allora il film meriterebbe sicuramente un 8, ma per me un film non è solo quello, deve darmi qualcosa. E questo film non mi da niente oltre al disagio.
Anche perché non spiega assolutamente nulla circa il perché di questo problema, il modo, la diffusione. NIENTE. È solo un crescendo di distruzione e deliri, sempre peggio fino ad annullare completamente tutto, quando si perde la vista. E il senso? Per ricordarci la bellezza del mondo?
Mi è sembrato un po’ troppo esagerato se era solo questo l’intento.
Anche la storia d’amore tra i due protagonisti è decisamente insipida e per nulla avvincente, più banale della più banale cottarella. Sarò stupido io ma non ci vedo un gran bel film, piuttosto ci vedo un film totalmente inconcludente e pretenzioso.

4 commenti

  1. Stefania / 30 Agosto 2020

    Anche a me il film non è piaciuto particolarmente e ho trovato la coppia di protagonisti un po’ male assortita.
    Però, ho inteso la progressiva perdita dei sensi come una riduzione all’osso della “sensorialità” umana che, qui, si assottiglia fino a portare alla luce un (mai nominato) “senso in più” che viene svelato solo dall’assenza degli altri cinque. Un sesto senso, se vogliamo. Con questo termine, non intendo (erroneamente, lo so), qualche capacità extrasensoriale, ma quello che mi azzardo a definire una forma di istinto primordiale, oso dire ante nascita, quello sviluppato dal feto immerso nel liquido amniotico, quando la creatura in sviluppo non ha ancora percezione del mondo esterno attraverso i cinque sensi, e che si basa sulla fiducia totale in ciò in cui è immersa.
    Resta il fatto che, privati di tutti i sensi, non so come gli individui possano sopravvivere. Cioè, al netto delle riflessioni, un flagello di questo tipo condanna l’umanità all’estinzione pressoché immediata.

  2. blackstorm88 / 31 Agosto 2020

    Quello che scrivi è vero, sicuramente il titolo del film fa riferimento all’emergere di questa nuova sensorialità. Tuttavia mi sarebbe piaciuto se tutta questa carne al fuoco che hanno messo durante il film fosse poi spiegata un po’, perché così mi sembra molto lacunoso.
    Non si capisce infatti nemmeno se l’umanità dopo l’ultima scena si estinguerà o ci sarà una sorta di soluzione/cura o cambiamento ulteriore, dal momento che per tutto il film viene ripetuto quasi come un mantra che dopo ogni perdita ci si adatta e si continua a vivere.

    • Stefania / 31 Agosto 2020

      @blackstorm88: vista la natura un po’ metaforica del racconto, tolte le implicazioni “pratiche” e -diciamo- realistiche della pandemia, credo che il film suggerisca che love is the answer e che, se, per ipotesi, annullassimo tutti i sensi, dovremmo essere in grado di trovare l’ammmore anche a occhi chiusi e con le orecchie tappate, perché è l’istinto (il senso perfetto, per quanto non sia un senso propriamente detto) a farci trovare il compagno ideale.
      Dal punto di vista “scientifico”, secondo me, senza mezze misure, muoiono tutti e amen 😀

      • blackstorm88 / 31 Agosto 2020

        Sì penso anche io che fosse quello l’intento. Tuttavia rimane comunque un po’ buttato là diciamo.
        Carino e poetico il “ritrovarsi” anche senza i sensi comuni, ma come hai giustamente detto tu, moriranno a breve tutti quindi a che serve?
        È una visione abbastanza idealista, forse sono troppo cinico per apprezzarlo completamente.

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